Non servono più neppure le indagini sociologiche per rendersi conto che alla Chiesa italiana qualcosa manca. Mancano i ragazzi e i giovani; mancano le donne, in particolare quelle che si avviano verso o che hanno appena fatto il loro ingresso nell’età adulta; mancano ancora i rappresentanti di un laicato che vive la propria appartenenza ecclesiale in presa diretta e non per gentile concessione del parroco o del responsabile del movimento di turno.
Accanto a questa prima realistica constatazione, ne emerge tuttavia subito un’altra ed è quella per la quale a questa Chiesa è urgente trovare nuovi sentieri, nuove pratiche, nuovo entusiasmo missionario. Ed è proprio qui che la parola autorevole e profetica di papa Francesco intreccia il cammino verso il proprio rinnovamento da parte della Chiesa italiana. In Evangelii guaudium, manifesto programmatico dell’attuale pontificato, sono indicati sia i nodi problematici che le piste di soluzioni per porre rimedio alla situazione prima indicata. Senza troppe carezze, papa Francesco costringe la Chiesa che è in Italia a riconoscere che le sue comunità sono poco abitabili dai giovani e che la questione dell’amministrazione del potere – sostanzialmente in mano agli uomini del sacro – è il vero luogo di frizione con l’universo.
Dove va la Chiesa cattolica? Quali percorsi sono possibili per il dialogo con il mondo, con le altre confessioni religiose, con le religioni monoteiste? Quali sono le strade per la riapertura di un dialogo nel postmoderno e alla fine delle ideologie? Che cosa ha il mondo da dire alla Chiesa? Domande
ancora oggi attuali su cui Ernesto Balducci si interrogava già cinquanta anni fa in questo testo inedito. Negli anni seguenti alla chiusura del Vaticano II, padre Balducci più volte si applicò infatti a una riflessione che rendesse i dettati del Concilio attuali, concreti, significativi per la Chiesa e la società.
ERNESTO BALDUCCI (1922-1992) ordinato sacerdote nel 1945, nel 1958 fonda la rivista Testimonianze, in cui emerge la sua riflessione sul cattolicesimo sociale e il desiderio di profonda riforma della Chiesa che vedrà realizzarsi con il Concilio Vaticano II. È condannato nel 1963 per apologia di reato in seguito alla difesa dell’obiezione di coscienza, destino che condividerà con don Lorenzo Milani.
La Chiesa è diventata una sconosciuta per l'uomo contemporaneo, una straniera, come ha scritto il poeta T. S. Eliot più di ottant'anni fa nei Cori da "La Rocca". Si parla poco di lei, o meglio, se ne parla in termini politici o scandalistici, perdendo il senso della Chiesa come corpo di Cristo, indissolubile dalla sua persona. E allora come comprendere oggi chi è la Chiesa? Come cercare e amare il suo volto nella storia? Massimo Camisasca risponde a queste domande puntando al cuore dell'esperienza cristiana: la bellezza dell'amicizia con Cristo. Lo fa ripercorrendo la nascita della comunità ecclesiale al tempo di Gesù, a partire dai primi che lo incontrarono: Maria, i discepoli, le donne, gli apostoli. «Lo scopo di questo piccolo libro è di far amare il corpo di Cristo. Non si può amare Cristo se non si ama la Chiesa».
"La comunità che di fatto si raduna attorno a Gesù ha funzione di segno nei confronti dell'insieme di Israele, deve rappresentare ciò che Israele è chiamato a diventare? Gesù esige una società alternativa, dove si viva diversamente dal mondo ambiente e i rapporti vicendevoli contrastino con quelli comunemente recepiti? E la chiesa di oggi dovrebbe configurarsi come una controsocietà di Dio nel mondo, come popolo di Dio nel quale il Regno e la presenza del Risorto esercitino un fascino sconfinato. Siamo dunque lontani dall'ideologia, che è penetrata in alcuni ambienti in tempi recenti, di una chiesa quasi del tutto invisibile, immersa nella società da rinunciare alla propria identità. Il pericolo che oggi, nel tentativo di reagire ai trionfalismi passati, corre la chiesa, è di adattarsi acriticamente alla società, finendo col non essere più la città sul monte, la lampada sul moggio, il sale della terra? Questo volume ha riscosso un notevole successo nei paesi di lingua tedesca; è un testo dal quale si apprendono molte cose e si ricevono decisivi impulsi per un rilancio ecclesiale." (Franco Ardusso)
Che cosa s'intende propriamente, oggi, con l'espressione «fraternità cristiana»? L'amore al prossimo è diretta conseguenza dell'amore a Dio, e viceversa: solo chi ama il suo prossimo è veramente in grado di conoscere Dio. Ma ? è spontaneo chiederselo ? chi è oggi per noi cristiani del ventesimo secolo, nostro fratello? In questo suo libretto Karl Rahner, con la penetrazione che gli è propria, delinea per sommi capi la situazione in cui il cristianesimo contemporaneo è chiamato a vivere la carità fraterna. Con le sue considerazioni, egli intende stimolarci a scoprire nuove vie per poter realizzare una collaborazione fraterna con coloro che hanno la stessa nostra fede e con tutti gli uomini, ponendo a fondamento l'amore. Chi è oggi per noi cristiani del ventesimo secolo, nostro fratello? Karl Rahner delinea, in un testo di grande attualità, il modo un cui siamo chiamati a vivere la carità fraterna.
Andrea Grillo e Pietro De Marco si misurano, da prospettive opposte, sul sostegno offerto da parte del magistero pontificio di Benedetto XVI all’uso
del rito straordinario, quello latino preconciliare. Uno scambio franco e aperto tra posizioni teologiche diverse sull’emergenza liturgica che la Chiesa sta attraversando. Un felice esempio di come un difficile, ma non impossibile, dialogo sulla liturgia possa essere segno che lo stile conciliare
del confronto schietto serve oggi all’eredità stessa del Concilio.
Andrea Grillo, padre di Margherita e Giovanni Battista, è professore ordinario di teologia dei sacramenti e filosofia della religione presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo in Roma. Insegna liturgia presso l’Istituto di Liturgia Pastorale dell’Abbazia di Santa Giustina in Padova, presso l’Istituto Augustinianum in Roma e presso l’Institut Superieur de Liturgie di Parigi. Tra le sue pubblicazioni: Introduzione alla teologia liturgica. Approccio teorico alla liturgia e ai sacramenti cristiani, Padova 1999
(II ediz. 2011); Oltre Pio V, Brescia 2007; Grazia visibile, grazia vivibile, Padova 2008; Riti che educano. I sette sacramenti, Assisi 2011. Per Le Edizioni San Paolo, Genealogia della libertà (2013) e Il Simbolo (2013).
Pietro De Marco è docente di sociologia della religione e di altre discipline sociologiche presso la Facoltà di scienze della formazione di Firenze. Filosofo e storico di formazione, sotto la guida di Eugenio Garin, si è occupato di storia del campo intellettuale europeo, umanistico-rinascimentale e otto-novecentesco. Redattore dell’Enciclopedia delle Religioni (Vallecchi) dal 1969 al 1974, annovera tra i suoi interessi l’apparire pubblico religioso (estetico e politico), le forme di religione politica e religione civile, l’interpenetrazione tra ordinamenti sacri e statuali moderni. È stato tra i firmatari dell’Appello per l’arte sacra al sommo pontefice Benedetto XVI. Collabora regolarmente, per l’attualità religiosa ed ecclesiastica, all’edizione fiorentina del Corriere della Sera.
Definendosi ripetutamente “Vescovo di roma”, papa Francesco ha compiuto un gesto di grande importanza teologica. in questo volume di Severino Dianich, uno dei più noti teologi italiani, viene evidenziata la necessità di recuperare il ministero pastorale del papa nella chiesa di roma, facendone l’autorevole punto di riferimento per l’autenticità della fede e l’unità di tutte le chiese. Molte difficoltà nell’accettazione del papato sono derivate da una teologia che lo ha considerato esclusivamente come la fonte di un potere di giurisdizione per l’esercizio dell’autorità sulla chiesa universale, obliandone l’aspetto pastorale e sacramentale. L’esasperazione della difesa dell’autorità universale del Papa è anche derivata dalla pressione dei poteri politici, tendente ad assoggettare i vescovi allo stato e a ridurre la chiesa cattolica a una federazione di chiese nazionali.
L'autore
Severino Dianich, nato a Fiume nel 1934, è stato docente ordinario di Ecclesiologia e Cristologia nella Facoltà di Teologia di Firenze. Nella diocesi di Pisa, dove è stato parroco per molti anni, è il responsabile della pastorale della cultura e dell’università. Ha pubblicato, fra l’altro, presso la San Paolo, Teologia del ministero ordinato. Un’interpretazione ecclesiologica (1984); assieme a G. Barbaglio e G. Bof, Teologia. Dizionari San Paolo, (2002); La Chiesa e le sue chiese. Teologia e architettura (2009).
La Chiesa è nata come forte elemento di comunione, ma nel tempo ha perso questo suo ruolo diventando momento e struttura di conservazione. È come se si fosse addormentata e, al suo risveglio, il mondo per il quale era stata creata fosse scomparso. Come fare dunque per ritrovare la giusta via? Che cosa bisogna fare perché la parrocchia sia «comunione di comunità» o «comunità per la comunione»?
La parrocchia, per don Tonino, deve riscoprire la sua essenziale natura missionaria, superando ogni forma di frammentazione e di autarchia, e deve accogliere la ricchezza dei doni spirituali presenti nei gruppi, nelle associazioni e nei movimenti.
don Tonino nacque ad Alessano (Lecce) nel 1935. Ordinato sacerdote nel 1957, fu educatore in seminario e parroco. Nel 1982 divenne vescovo di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi. Costruttore infaticabile di pace e di dialogo, dal 1985 presidente nazionale del movimento Pax Christi, fu pastore mite e difensore dei poveri, degli immigrati e degli ultimi che ospitò anche a casa sua. Colpito da un male incurabile, visse il suo calvario facendone un “luminoso poema”. Morì il 20 aprile 1993. Scrittore ispirato e profeta della speranza, si è imposto all’attenzione del pubblico per la profondità del suo messaggio e la freschezza del suo stile. La pubblicazione delle sue opere è stata possibile grazie all’accurato lavoro della Fondazione Don Tonino Bello in collaborazione con le Edizioni San Paolo.
Alla fine del Credo, nel quale sono riassunti i capisaldi della fede cristiana, vengono pronunciate le parole «Credo la Chiesa». Ma qual è il significato di questa formula? Severino Dianich lo svela, in maniera semplice e comprensibile anche a un cinese che vede per la prima volta una chiesa, in questo volume che fa parte della serie “Alle radici della fede”, curata da Enzo Bianchi, e composta da sette libri di commento al Credo scritti da sette grandi autori.
In occasione dell’Anno della Fede, un percorso che conduce il lettore alle radici del Cristianesimo.
Questo volume, ripercorrendo l’intera Costituzione Lumen Gentium del Concilio Vaticano II, unisce meravigliosamente teologia e spiritualità in risposta alla domanda: che cos’è la Chiesa? Come ha detto Paolo VI: «sapere che cos’è la Chiesa diventa decisivo in ordine a tante questioni vitali... Bisogna ben sapere che cosa sia la Chiesa, la vera Chiesa, quella verso cui abbiamo doveri inderogabili, quella in cui vogliamo trovare la verità e la salvezza, senza incertezze. Per ben conoscere la Chiesa bisogna amarla e poi studiarla» (Udienza generale, 27 aprile 1966). La grande costituzione dogmatica Lumen Gentium ci illumina sulla vera sua identità e missione. Lasciamoci attrarre dalla luce che risplende sulla Chiesa, specchio e segno sacro in cui dobbiamo vedere Cristo e, in lui, Dio. Riscopriamo la “voce del Concilio” in questo percorso meditativo che ci fa essere tutti discepoli di questa meravigliosa scuola, che è lo studio della santa Chiesa.
L'Autore
Giuseppe Militello, dottore in ecclesiologia e docente in teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose della diocesi di Albenga Imperia, è parroco nella diocesi di Savona Noli. Relatore in trasmissioni radiofoniche e televisive, ha già al suo attivo diverse pubblicazioni, tra le quali si ricorda: Signore, perché? Via crucis (Paoline 2009); Chi legge le letture? Introduzione al ministero del lettore (Effatà 2009); Nel tuo forte abbraccio. Il Mese di san Giuseppe (Effatà 2010); Alla scoperta del Concilio Vaticano II (Sugarco 2010); I salmi. Una preghiera giovane (Il Messaggero 2010); Nostra Signora di Misericordia di Savona (San Paolo 2010); Ha innalzato gli umili (Paoline 2011). Dal 2011 è collaboratore e ricercatore del "Centro studi e ricerche del Concilio Vaticano II" presso la Pontificia Università Lateranense (Roma).
Ghislain Lafont, monaco benedettino francese, cominciò negli anni del Concilio a studiare la Chiesa per capire a che punto si trovava e che cosa stava nascendo di nuovo. Decenni di studi e insegnamento lo portarono alla pubblicazione di Immaginare la Chiesa. Linee e approfondimenti per un nuovo “dire” e un nuovo “fare” della comunità cristiana (1995; ed. it. 1998), di cui questo libro può essere considerato la continuazione. Qui l’autore, con precise analisi storiche, spiega com’era la Chiesa prima del Concilio, le prospettive che si sono aperte, i progressi raggiunti e lo stallo in cui ci si trova attualmente. Un libro appassionato e documentato, di un grande conoscitore del Concilio Vaticano II.
L'AUTORE Ghislain lafont, nato a Parigi nel 1928, è monaco benedettino dell’abbazia di La Pierre-qui-vire. Ha cominciato a insegnare nel 1954, tenendo corsi in Francia e a Roma (Pontificia Università Gregoriana,Ateneo Sant’Anselmo); vanta numerose pubblicazioni tradotte in diverse lingue e l’affetto di una generazione di studenti che ha goduto della sua caratura intellettuale e della sua capacità di coniugare immagini e idee, spiritualità e astrazione, fedeltà alla tradizione e spirito di scoperta. Uno dei suoi temi dominanti è quello della Chiesa nella modernità. Tra le sue opere tradotte in italiano ricordiamo: Storia teologica della Chiesa. Itinerario e forme della teologia (San Paolo, 1996); Immaginare la Chiesa cattolica [vol. I]. Linee e approfondimenti per un nuovo“diree un nuovo“farenella comunità cristiana (San Paolo, 1998); La teologia tra rivelazione e storia. Introduzione alla teologia sistematica, con R. Fisichella e G. Pozzo (EDB, 1999); Eucaristia. Il pasto e la parola (Elledici, 2002); Che cosa possiamo sperare? (EDB, 2011).
A cinquant’anni dal Concilio Vaticano II si ha l’impressione che ancora oggi la Chiesa non riesca a immaginarsi in una sua forma ideale e, quindi, neanche a darsi con decisione un nome con cui abitualmente chiamarsi. Il lessico risulta affollato di termini: Chiesa, popolo di Dio, Chiesa cattolica, Chiesa uni- versale, universa Ecclesia, Chiesa locale, Chiesa particolare, diocesi, comunità diocesana, “Chiesa che è in...”, parrocchia, comunità parrocchiale, fraternità, comunità religiosa, associazione cattolica, movimento cristiano, ecc. L’idea che ha avuto più vasto e più lungo corso in questi ultimi decenni, per la sua capacità di cogliere la Chiesa nella sua esperienza concreta è stata, indubbiamente, quella di comunità.
E tuttavia il termine “comunità”, che non viene dalle fonti bibliche, come il termine “popolo”, né dalla tra- dizione liturgica come “famiglia”, risulta carico di non poche antinomie. Perché, allora, non pensare ad un altro termine, che ne accolga tutte le istanze positive e le arricchisca di proprie? E se questo nome teologico fosse la “fraternità”?
Destinatari
Sacerdoti, studiosi di ecclesiologia, laici attivi nella Chiesa
Autori
Severino Dianich, prete della diocesi di Pisa, si è laureato in teologia alla Pontificia Università Gregoriana, è stato professore ordinario di ecclesiologia e cristologia alla Facoltà di Teologia di Firenze, dove ha diretto un Master in Teologia e Architettura di Chiese. Negli ultimi dieci anni la sua ricerca si è orientata sui problemi della relazione fra espressioni artistiche e riflessione teologica. Della sua vasta bibliografia basti ricordare La chiesa mistero di comunione (Marietti, 1990) e, per le Edizioni San Paolo, La Chiesa e le sue chiese. Teologia e architettura (2009); Per una teologia del papato (2010), La chiesa, una “realtà complessa” tra istituzione e mistero (2010), con Lambertus J. Lietaert Peerbolte Fino agli estremi confini. La missione nella testimonianza biblica e nella fede cristiana (2010) e Chiesa e laicità dello stato (2011).
Carmelo Torcivia, nato a Palermo nel 1959, è docente di Teologia Pastorale nella Facoltà Teologica di Sicilia e di Introduzione alla Teologia alla Lumsa-Facoltà di Giurisprudenza di Palermo. Nella diocesi di Palermo, dove prima ha diretto la pastorale giovanile diocesana e poi è stato cappellano dell’università, è rettore della chiesa di Santa Maria della Catena e fondatore- responsabile della comunità ecclesiale “Kairòs”. Ha pubblicato La Chiesa oltre la cristianità 2005 (EDB); “Chi è l’uomo, Signore?”. Viaggio alla scoperta del cuore (Pozzo di Giacobbe) e La Parola edifica la comunità. Un percorso di teologia pastorale (2008)