Le tre virtù teologali - fede, speranza e carità - compongono uno dei grandi arazzi della teologia e della spiritualità di Benedetto XVI. Ciascuna di queste virtù si nutre dell'altra e opera mediante l'altra. La fede è l'inizio di tutto e quindi anche la sorgente delle altre virtù. Ma se la stessa fede non è sospinta dalla speranza e non è alimentata dalla carità cammina invano. Perciò, le tre virtù teologali sono necessarie e inseparabili. Sull'insieme di queste tematiche si articola la riflessione di Benedetto XVI, che attinge sempre alla concretezza teologica e alla sapienza catechetica nell'interpretazione e nella meditazione della Parola di Dio.
Quando abbiamo iniziato a festeggiare il Natale? Big bang o Genesi? Posso pregare se non credo? E, al contrario: si può credere e fare a meno di pregare? Ma anche: cosa fare affinché l'amore sopravviva al tempo? Come custodire l'amicizia? È giusto nascondere il dolore? L'eletto di Dio è una persona che vive da figlio e, come tale, non ha paura di essere se stesso, di vivere all'altezza del proprio interrogare. L'eletto di Dio non è il servo che ha paura e fa finta che tutto va bene. Domande sulla fede e sulla vita, domande difficili, che talvolta cerchiamo di evitare per non sentirci stretti alla necessità di una risposta che ci sfugge. Domande che facciamo a noi stessi, magari nel silenzio di una serata finita male; ma anche domande che ci pongono i nostri figli, i nostri amici, i nostri compagni di vita; domande che ristagnano senza essere davvero mai dette, e che pure riconosciamo ai confini delle nostre giornate. Tutto questo è ciò che, lungo lo scorrere dei capitoli di questo agile eppure intenso volume, Robert Cheaib ci ripropone senza peli sulla lingua, cercando con il lettore le risposte, spesso non definitive, ma che aprono un cammino.
Adolescenza e musica costituiscono da sempre un binomio indissolubile. La ricerca di senso e di un posto nel mondo cammina di pari passo con la ricerca del proprio genere e artista preferiti; il desiderio di libertà, anche nell'atteggiamento religioso, apre le porte a generi di rottura con le generazioni precedenti, come la Trap; il bisogno di narrarsi per comprendersi meglio e crescere passa attraverso l'identificazione con sentimenti e storie ascoltati nelle canzoni. Perfino il rapporto con Dio è filtrato dalla musica, dalle melodie e dalle parole di quegli artisti che lo "tirano in mezzo alle canzoni". Tutti questi aspetti, così tipici di ogni adolescenza, vengono indagati ed esaminati dai due autori che compiono in parallelo un'analisi psicologica, pastorale e musicale del periodo dell'adolescenza, cercando di fornire al lettore una chiave di lettura per comprendere gli adolescenti e affiancarli nella ricerca e scoperta di loro stessi.
In un'epoca, come è la nostra, che si dichiara sempre più attenta al tema femminile nella storia sociale e anche ecclesiale, le figure di donne "che hanno parlato con Dio- si propongono come un mondo da riscoprire con assoluta urgenza, perché non resti in secondo piano quello che è invece centrale nella vicenda umana: l'irruzione, spesso sconcertante, del soprannaturale nelle vicende del quotidiano. Consapevole che «le illuminazioni e le profezie delle veggenti suscitano talvolta veri e propri rifiuti, più spesso risultano scomode e non ottengono ascolto», come egli stesso dichiara nell'introduzione, Saverio Gaeta passa in rassegna in questo volume dieci figure femminili, rappresentative dell'intero secondo millennio cristiano (da Ildegarda di Bingen a Maria d'Agreda; da Brigida di Svezia ad Anna Katharina Emmerick; da Maria Valtorta a Faustina Kowalska...) fornendo una descrizione "al femminile- dell'esperienza dell'incontro con Dio e delle ricadute che esso ha sulla storia umana. Le "mistiche-, infatti, non sono figure disincarnate, tutt'altro: le loro vicende impattano sulla storia del loro tempo e dei Paesi in cui vivono, fino a trasformarli, aprendo nuove strade. Le testimonianze delle donne che parlano con Dio «propongono un richiamo alla responsabilità di ciascuno nei riguardi del mondo intero, per quel misterioso legame che esiste fra tutti gli uomini, sia nel bene sia nel male».
"Solo l'uomo spirituale, che accoglie la Parola, comprenderà a fondo e sarà guidato all'unica conoscenza possibile di Dio". Questo il tema del presente volume, che offre al lettore - in una versione commentata, così da facilitare il primo approccio all'opera del riformatore ginevrino - i primi dodici capitoli dell'Istituzione della religione cristiana. L'attualità dell'opera di Calvino è evidente fin dal titolo: come conoscere Dio è, infatti, la grande domanda di ogni credente e di ogni persona in cerca. Calvino si chiede come possa l'uomo pensare di incontrare il divino nella propria esistenza e nel cosmo, a partire dalla scoperta della propria fragilità; e giunge a definire come unica certezza dell'incontro possa essere la Sacra Scrittura che ci è donata. A partire dall'accoglienza della Parola di Dio, infatti, noi possiamo anche comprendere tutto il resto che ci appartiene, la nostra stessa vita, il nostro peccato e gli atti di provvidenza di Dio nel mondo.
Quando Daniele Comboni cercò di attuare il suo "Piano per la rigenerazione della Nigrizia (Africa)" fu immediatamente convinto che per realizzarlo aveva bisogno anche dell'apporto femminile: accanto ai missionari, ci volevano pure le missionarie. Diede allora vita all'istituto delle Pie Madri della Nigrizia (comboniane) e una delle prime ragazze che invitò a entrare nell'Istituto fu Maria Teresa Scandola, da lui chiamata Giuseppa. Appena finita la formazione, sr Giuseppa fu inviata in Africa, precisamente in Sudan, dove rimase fino alla morte, avvenuta quando aveva 54 anni. Negli anni di missione, a dir poco eroici, suor Giuseppa non si tirò mai indietro, assumendo e svolgendo diversi incarichi, distinguendosi per la totale dedizione ai poveri e per una profonda vita interiore. Di lei è attualmente in corso il processo di beatificazione.