La preghiera è, per il cristiano, come il soffio vitale: l soffio dello spirito, verrebbe da dire, anzi dello Spirito, senza il quale - seguendo San Paolo - neppure possiamo dire: "Abbà", "Padre". La tradizione orante della storia cristiana è, da questo punto di vista, un serbatoio di emozioni, di crisi messe in versi (talvolta nobilissimi anche dal punto di vista linguistico), di risoluzioni delle crisi stesse, di risalite dagli abissi, di ringraziamenti. Buona preghiera.
Il celebre testo dell'"Azione" (1893) di Maurice Blondel (1861-1949) costituisce l'impegno più radicale da parte di un filosofo per confrontarsi con la grande "crisi del senso" che coinvolge la cultura europea tra Ottocento e Novecento. L'opera rappresenta, per la successiva elaborazione del filosofo francese, quello che la Critica della ragion pura ha rappresentato per la costellazione del pensiero kantiano. Con l'"Azione" Blondel ha tentato un nuovo radicale incipit della riflessione filosofica, in vista di una chiarificazione ultimativa del suo ruolo nell'articolazione del senso che qualifica l'essere dell'uomo nel mondo. In questa edizione: Saggio introduttivo e Note di commento di Sergio Sorrentino, Nota bibliografica, Indice dei contenuti.
La parabola della filosofia dell’essere nella cultura occidentale (prima parte): la sua nascita nella Grecia classica; il suo fiorire nella cultura medievale, con la riscoperta e la valorizzazione di Aristotele; la sua entrata in crisi con la modernità filosofica e con l’imporsi dei saperi scientifici; il suo tramonto, oggi, in un’epoca caratterizzata dalla frammentazione dei saperi e dal predominio delle tecnologie.
L’itinerario teoretico (seconda parte) è l’invito alla scoperta e all’appropriazione della metafisica latente, costitutiva di ogni singolo soggetto umano, con la quale è possibile giustificare tanto la ricerca di un sapere integrato nei confronti dell’universo empirico, quanto l’esigenza di una fondazione ultima, aperta al riconoscimento della Trascendenza e alla significatività dell’esperienza di fede.
Saturnino Muratore è presbitero della Compagnia di Gesù. Ha compiuto gli studi di filosofia all’Aloisianum di Gallarate e all’Università di Genova e gli studi di teologia alla Facoltà Teologica di Napoli e all’Università Gregoriana di Roma. Dal 1976 è docente di filosofia teoretica presso la Sezione San Luigi della Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, di cui dal 1984 al 1990 e dal 1999 al 2004 è stato Vice Preside. Ha pubblicato, tra l’altro, un ampio studio sulla dottrina tomista del conoscere (D’Auria, Napoli 1984), diversi saggi sulle specializzazioni funzionali in teologia e il volume L’evoluzione cosmologica e il problema di Dio (AVE, 1993). In vari periodi è stato Direttore della rivista «Rassegna di Teologia». È membro del Consiglio di Presidenza dell’Associazione Teologica Italiana.
La prima edizione integrale degli scritti del filosofo tedesco Paul Ludwig Landsberg. A 60 anni dalla morte del filosofo – ebreo per nascita, ma testimone della fede cristiana per vocazione, perito di stenti in un campo di concentramento nazista – quest’iniziativa editoriale appare come un doveroso contributo ad un pensatore scomodo ma determinante nella storia del pensiero del ’900. Il volume contiene in aggio introduttivo di M.Bucarelli, una scheda storico biografica i veri e propri Scritti filosofici, Gli anni dell’esilio, 1934 – 1944. Seguirà prossimamente la pubblicazione di un II volume, sulle opere degli anni 1922-1933.
Un classico del pensiero e l’occasione per la riscoperta di un grande protagonista della filosofia del ‘900.
Paul Ludwig Landsberg nasce a Bonn il 3 dicembre 1901. I genitori, entrambi ebrei, accettano l’invito di un amico pastore luterano a lasciar battezzare il figlio. Negli anni dell’adolescenza, grazie a Max Scheler e Romano Guardini, Paul Ludwig si avvicina al cattolicesimo. Studia filosofia a Friburgo con Husserl, quindi a Colonia con Scheler, del quale diviene discepolo. Nel 1928 è professore all’Università di Bonn. Amico di Horkheimer, collabora con la sua rivista (Zeitschrift für Sozialforschung). Nel 1933, intuendo con anticipo la tragedia che avrebbe travolto la Germania, lascia la sua patria prima della definitiva presa del potere da parte di Hitler. Esule in Spagna, insegna all’Università di Barcellona, ma a seguito della vittoria di Franco è costretto a stabilirsi in Francia, dove sulla rivista Esprit – diretta da Mounier – pubblica articoli fondamentali per il “movimento personalista”. Durante gli anni della guerra svolge un ruolo attivo nella Resistenza. Vive due anni sotto falso nome, rifiutando le offerte di Maritain di trasferirsi negli Stati Uniti. Insistentemente tentato dal suicidio, dedica proprio a quest’argomento l’ultimo saggio che ci è pervenuto. Arrestato nel 1943 dalla Gestapo, è deportato nel campo di concentramento di Oranienburg, presso Berlino, dove muore di stenti l’anno successivo, dando viva testimonianza di fede cristiana. I suoi contributi di antropologia filosofica, la sua definizione di engagement e il Saggio sull’esperienza della morte rappresentano delle pietre miliari nel pensiero del Novecento.
Marco Bucarelli, nato a Roma nel 1958, laureato in filosofia all’Università di Roma La Sapienza nel 1982, svolge attività didattica e di ricerca all’Università di Roma Tor Vergata. In modo particolare, ha indirizzato i suoi studi e le sue pubblicazioni, oltre che su Landsberg, sul pensiero di Horkheimer e Adorno, e sui rapporti tra filosofia e scienze mediche.
Fabio Olivetti, nato a Bussolengo Veronese nel 1969, si è laureato in filosofia a Padova. È attualmente dottorando di ricerca in bioetica e diritti umani presso l’Università di Bari, dove sta curando uno studio sulla vita e il pensiero di Landsberg.
Un ciclo di conferenze tenute ogni domenica mattina dalle 12 alle 13 presso la sala dell’Accademia delle Scienze di Berlino, nel periodo gennaio-marzo 1806, è la matrice e insieme l’occasione di questa Introduzione alla vita beata, nella quale conosce un apice di grande bellezza la filosofia che Fichte proferì come ispirata da un’intensa meditazione sull’Evangelo di Giovanni.
Il grande filosofo di Jena vi ‘traduce’ in realtà le riflessioni da poco versate nell’ennesima riformulazione della sua impervia “dottrina della scienza”, divulgandole a un pubblico ampio ed eterogeneo.
Completano il volume la Cronologia, una Nota bibliografica, le Note al testo, Note di commento, Indice dei luoghi biblici citati, Indice dei nomi.
Johann Gottlieb Fichte (Rammenau, 1762 - Berlino, 1814) è il primo dei grandi idealisti tedeschi. A lui spettò il compito di unificare la filosofia kantiana, andando alla ricerca delle supreme condizioni di possibilità di ogni sapere. A partire dal trascendentalismo kantiano approdò alla scoperta della Wissenschaftslehre (dottrina della scienza), al cui sviluppo speculativo rimase fedele per tutta la vita. Uomo franco e scontroso, tanto infaticabile quanto inflessibile, ebbe sempre il coraggio delle proprie idee e pagò di persona la propria libertà di pensiero. Il suo sistema filosofico, rigoroso ma sempre in costruzione e costantemente alla ricerca di nuove forme espositive, rappresenta una singolare sintesi di teoria e di pratica, nella quale trova posto la sua raffinata dottrina della religione. L’Introduzione alla vita beata (1806) esprime al meglio la tensione religiosa che ha sempre alimentato e corroborato la vita intellettuale di questo grande filosofo.
Guido Boffi (1958) è ricercatore di filosofia teoretica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Sta lavorando sulla tematica dell’immaginazione. Ha scritto su Walter Benjamin e Friedrich Wilhelm Joseph Schelling, del quale ha anche tradotto il Sistema dell’idealismo trascendentale (1997). Inoltre si è occupato di Friedrich Schiller, Aby Warburg, Johann Jakob Bachofen, Friedrich Creuzer e Friedrich Nietzsche.
Franco Buzzi (1948) fa parte del ‘Collegio dei Dottori’ della Biblioteca Ambrosiana di Milano presso la quale vive e lavora. Ha scritto su J. G. Fichte e l’idealismo tedesco, Martin Luther e la Riforma, l’Umanesimo, il Concilio di Trento e la teologia della Controriforma. Per le Edizioni San Paolo ha curato la prima edizione italiana del commento di Lutero alla Lettera ai Romani (19962).
Il Discorso sul metodo di René Descartes, un classico del pensiero filosofico, è qui presentato con l’ampio Commento, anch’esso un classico della storiografia filosofica, di Étienne Gilson. Il Commento di Gilson costituisce tuttora lo studio analitico più ampio dedicato al Discorso sul metodo.
L’interesse per le fonti del pensiero di Cartesio, per il rapporto, di continuità o di rottura, con la filosofia del passato, costituisce uno dei contributi maggiori di questo volume al Discorso sul metodo e segna una svolta nella ricerca sulla filosofia cartesiana e sull’identità del pensiero moderno.
Il testo del Discorso sul metodo è qui presentato con la traduzione italiana a fronte. In appendice è riprodotta la traduzione latina, autorizzata dallo stesso Cartesio, cui il Commento di Gilson fa spesso riferimento. Nel volume: Saggio introduttivo, di Emanuela Scrivano; Introduzione, di Étienne Gilson; Cronologia cartesiana; Nota bibliografica; Dissertatio de Metodo; Indice tematico e Indice dei nomi.
René Descartes (La Haye, Touraine, 1596 - Stoccolma 1650). Formatosi nel collegio dei gesuiti di La Flèche, conseguì la licenza in diritto all’Università di Poitiers nel 1616. Maturò l’idea di una rifondazione della scienza universale; il suo progetto di una grande opera di fisica, intitolata Le Monde, ou Traité de la lumière, fu interrotto a causa della condanna di Galileo, che indusse il filosofo a ripiegare prudentemente sulla pubblicazione, nel 1637, di risultati parziali, meno compromettenti, della sua ricerca matematica e fisica. Si trattò dei tre saggi sulla diottrica, le meteore e la geometria, preceduti dal celebre Discours de la Méthode. Pubblicò numerose altre opere, tra cui le Meditationes de prima philosophia (1641) e i Principia Philosophiae (1644). È riconosciuto universalmente come uno dei massimi filosofi della Modernità.
Étienne Gilson (Parigi 1884 - Cravant 1968). Insegnò a Lilla, a Strasburgo, alla Sorbona, al Collège de France e a Toronto. Esperto di filosofia medievale, fondò le «Archives d’histoire doctrinale et littéraire du moyen-âge» e l’«Institute of Medieval Studies» a Toronto. Pubblicò numerose opere, tra cui La philosophie au moyen-âge (1922), Héloïse et Abélard (1938). Fu uno dei massimi esperti del pensiero di Descartes, su cui pubblicò, oltre al Commento sul Discours, qui presentato, numerose altre opere, tra cui un Index scholastico-cartésien (1913). Pubblicò inoltre opere di carattere teoretico, tra cui Réalisme thomiste et critique de la connaissance (1939), L’être et l’essence (1948), Éléments de philosophie chrétienne (1960).
Emanuela Scribano insegna Storia della filosofia all’Università di Siena. La sua ricerca si è svolta nell’ambito della filosofia moderna. Tra le sue pubblicazioni: Natura umana e società competitiva. Studio su Mandeville (1980), Da Descartes a Spinoza. Percorsi della teologia razionale nel Seicento (1988), L’esistenza di Dio. Storia della prova ontologica da Descartes a Kant (1994), Guida alla lettura delle «Meditazioni metafisiche» di Descartes (1997).
I Colloqui sulla metafisica e la religione (1688), integrati coi Colloqui sulla morte (1696), rappresentano il frutto più maturo della produzione filosofica di Malebranche – la "summa" del suo pensiero tutto proteso a giustificare la verità della fede cristiana alla luce della ragione cartesiana – e un documento del suo profondo interesse per la scienza.
In questa edizione:
Saggio introduttivo, di Amalia De Maria
Scheda biografica
Nota bibliografica
Colloqui sulla metafisica e sulla religione
Colloqui sulla morte, di Nicolas Malebranche
Note di commento, di Amalia De Maria
Indice dei nomi
Nicolas Malebranche nacque il 5 agosto 1638 a Parigi, dove morì il 7 ottobre 1715. Fra le molte sue opere questiColloqui sulla metafisica offrono un quadro completo dei più importanti problemi della sua filosofia e anche, ma velatamente, delle molte polemiche che le sue soluzioni hanno suscitato. Ampia scheda biografica all’interno del volume.
Pubblicati a Innsbruck nel 1921 e tradotti ore per la prima volta in italiano, I Frammenti pneumatologici costituiscono l’opera fondamentale di Ferdinand Ebner (1882-1931) il solo esponente cristiano nella primitiva galassia del pensiero dialogico tedesco in cui brillano astri come Martin Buber, Hermann Cohen, Franz Rosenzweig. Il centro della sua riflessione si orienta sulla filosofia del linguaggio, ma se ne distanzia per la prospettiva particolare da cui affronta il tema e per la pista decisamente inesplorata che egli percorre, fino a riabilitare l’evento parola.
Il suo contributo ha portato decisamente verso una reinterpretazione dell’uomo in chiave interpersonale. Concittadino di Wittgenstein e probabile ispiratore di Martin Buber, Ebner fu l’unico filosofo cristiano della scuola della filosofia dialogica. La presente edizione rappresenta senz’altro un avvenimento culturale e editoriale di grande rilievo.
I "Pensieri" di Pascal sono pagine di confessioni e non coacervo di sillogismi; illuminazioni rapide e non discorsi filati di filosofica saggezza; più spesso vangate nel sodo per smuovere il terreno irto di cardi e di sterpi d'una inveterata albagia razionalista; talvolta crisalidi cui basta un'aria di tepore primaverile per mutarsi in svolazzanti e iridate farfalle, e quasi sempre grido di un'anima ora triste della "tristezza di non essere santi" (Bloy), ora gioiosa della letizia del cristiano in grazia.