Un'intera esistenza passata ad aiutare donne e uomini a trovare se stessi, ad amarsi, a crescere e, quando necessario, a superarsi. Senza competere, senza giudicare, senza disprezzare e senza trascurare nessuno. In questo suo nuovo libro Don Antonio Mazzi si guarda indietro, e ha tanto da offrire, pescando al proprio pozzo di centinaia di volti e di centinaia di percorsi formativi. Ma soprattutto si guarda intorno per cercare le basi su cui fondare una nuova umanità. E non pensa solo ai «suoi» giovani, ma a tutti: quello che propone è infatti un cammino di crescita interiore per essere fonte di amicizia, di armonia, di solidarietà, di servizio e di gioia. Perché «se non lavoriamo, tutti insieme, per una nuova visione di umanità, per una nuova scala di valori, per un diverso rapporto con Dio, possiamo anche fare scelte importanti, ma finiamo per sprecare le forze. Quello che conta davvero è la condivisione di un cammino». Il titolo di queste pagine potrebbe essere «La vita secondo Don Mazzi», ma l'ambizione è più grande: condividere con tutti la sfida educativa che ci accomuna, a proposito della quale l'autore ancora e sempre ascolta, si confronta, impara e offre ciò che è e ciò che sa.
Non abbiamo più adulti. Stiamo diventando vecchi ma non adulti, forse perché abbiamo dimenticato come si fa a diventarlo. E perché è importante dare la propria testimonianza in ogni tempo, in ogni luogo, in ogni situazione, anche quando le cose vanno male. Abbiamo sempre meno padri, capaci di interpretare e di vivere le difficoltà o di perdonare i figli. L'eclissi della figura paterna è un prodotto della società dei consumi, dove abbiamo messo il fare al posto dell'essere, il dire al posto del fare, il guadagnare al posto del vivere. Facendo così sparire l'idea di un futuro realizzabile soprattutto per i più giovani. La paternità per Don Antonio Mazzi è un fatto storico e un fatto religioso, il padre è protagonista della seconda nascita. La prima nascita, quella materna, si ha con l'uscita dal corpo della donna. La seconda avviene nel modo più compiuto quando si alimenta della coscienza e della maturità del padre. Ma l'attenzione si concentra quasi solo sulle donne e sulle madri, spesso in modo comunque inadeguato, mentre oggi l'urgenza più grande è forse un'altra: dobbiamo recuperare la coscienza paterna. Lo spiega l'autore in queste pagine con dovizia di esempi tratti dalla vita vera e dai Vangeli, condensando la sua pedagogia sul tema in un libro di ispirazione e conforto per le famiglie e proponendo persino una sua «formula chimica» dell'educazione dei figli.
Una donna. Che nasce ebrea e muore in quanto ebrea e sarà santificata dalla Chiesa cattolica. Che diventa l'allieva prediletta di uno dei più grandi filosofi del Novecento e a cui verrà negata la carriera accademica. Che si impegna per i diritti delle donne e si farà suora di clausura. Una vita sempre in prima linea: dalle aule universitarie agli ospedali da campo della prima guerra mondiale, dalla scelta appassionata della conversione all'orrore di Auschwitz. Edith Stein è un luminosissimo enigma, una storia di una chiarezza cristallina che getta ombre in ogni direzione, mutevoli. Che in qualche modo riassume il Novecento e parla di noi, al punto da essere divenuta patrona di tutta l'Europa come santa Teresa Benedetta dalla Croce. Lella Costa si confronta con Edith in un libro che ne ripercorre la parabola umana e si misura con il suo pensiero, un ideale dialogo a distanza tra due donne di buona volontà: diversissime, ma alleate per tutto ciò che conta. Per il pensiero, nell'era dell'ignoranza. Per le donne, nel tempo delle discriminazioni: Per le appartenenze che fondano e nutrono l'Europa, nella tempesta del populismo. La voce di Edith Stein oggi ci parla ancora: dell'Olocausto ancora possibile, della pace conquistata a caro prezzo, dell'accoglienza e del coraggio più che mai necessari.