'L'Ascesa a Dio' di Alessandro Vettori fornisce un'attenta analisi del fenomeno della preghiera nella 'Commedia' di Dante. L'Autore considera la preghiera quale metaforico pellegrinaggio verso un luogo sacro, collegandola con l'ascesa del pellegrino alla visione della Trinità. Se la preghiera è movimento nel Purgatorio e nel Paradiso, la stasi eterna è la punizione delle anime blasfeme nell'Inferno. Nel poema, la rappresentazione fittizia dell'itinerario del pellegrino è speculare all'esperienza reale dell'esilio di Dante. E l'interazione tra uomo e Dio della preghiera offre al poeta la fuga necessaria dal travolgente senso di fallimento nella politica e nell'amore. Che sia supplichevole, liturgica, riconoscente, lodante o contemplativa, la preghiera esprime il desiderio del supplice di raggiungere uno stato spirituale superiore.
La possessione diabolica e l'arte esorcistica, le apparizioni e il culto dei santi, la medicina dotta e i rimedi popolari, il sonnambulismo e lo spiritismo: sono le tappe di un percorso all'interno del 'meraviglioso' napoletano di età moderna, presentato nelle sue diverse sfaccettature - dall'uso degli elementi materiali a quello dei miti arcaici, dal ricorso alle dottrine teologiche a quello delle pratiche scientifiche - e catalizzato in quella zona ambigua e instabile della vita quotidiana le cui manifestazioni venivano definite 'preternaturali'. I saggi qui raccolti riflettono in una prospettiva interdisciplinare sui concetti di naturale e di sovrannaturale, sulle loro sovrapposizioni e sui tentativi di rigorosa definizione, collocando il Regno di Napoli nell'orizzonte intellettuale europeo.
Nell'opera del pensatore ebreo Filone di Alessandria (I sec. a.C.-I sec. d.C.), metafore e similitudini hanno specifico significato filosofico e rappresentano lo strumento che egli elabora per trovare una nuova forma di convivenza tra il mondo ebraico e quello greco-romano. Alcuni dei più rinomati esperti del pensiero filoniano si concentrano sul De opificio mundi, opera nella quale il rapporto con la tradizione giudaica risulta imprescindibile. Prefazione di Angela Longo.
Questo volume costituisce uno dei primi contributi italiani alla valorizzazione e inclusione delle donne filosofe dell'antichità nel canone filosofico tradizionale. Esso è costituito da una prefazione e da un articolo introduttivo, volti a illustrare lo status quaestionis sull'argomento, e da due parti. Nella prima vengono presentate le teorie di Platone e di Aristotele sulle donne e, nel caso di Platone, su una loro eventuale educazione filosofica. Nella seconda si trovano due articoli sulle Pitagoriche, che attualmente stanno suscitando grande interesse a livello sia nazionale che internazionale, e tre contributi su figure di donne, di cui due molto celebri anche per quel che hanno simbolicamente rappresentato nella tradizione successiva (Diotima e Ipazia) e una ugualmente illustre, ma la cui adesione alla filosofia epicurea è stata scoperta solo di recente: Pompeia Plotina, moglie dell'imperatore Traiano. Sono tutte donne accomunate dal fatto di essere state chiamate, fin dall'antichità, 'filosofe'.
A partire dalla ricostruzione del culto alla 'Virgo sacerdos', il saggio propone uno studio su forme devozionali, ricerca spirituale, simbologie e pratiche di vita religiosa che a cavallo tra '800 e '900, soprattutto in Francia e Italia, hanno posto il problema del ruolo femminile nel sacerdozio cattolico, anticipando elementi del dibattito attuale. Insieme alla vicenda dell'indagine inquisitoriale cui fu sottoposto il piccolo ordine contemplativo delle Figlie del Cuore di Gesù della Deluil Martiny, il saggio tematizza esplicitamente la necessità del soccorso femminile di fronte all'inadeguatezza maschile nell'esercizio dei ministeri sacri, e mostra anche su questo piano un protagonismo femminile che resta in buona parte ancora da approfondire.
Come si è passati dalle Italie all'Italia? Come è stata intesa l'unità mentre la si costruiva? Il pensiero del Risorgimento e dell'unità è stato tutto e soltanto un percorso ideologico senza effettiva rispondenza nella storia e nella realtà? Ecco le domande che costituiscono il filo rosso dei temi dominanti in questo volume, che a tali domande risponde illustrando i complessi sviluppi di pensiero e di azione che diedero sostanza e slancio al Risorgimento italiano e ne fecero una pagina prestigiosa della storia europea nel secolo XIX. Il cosiddetto "triennio giacobino" (1796-1799) e Napoleone sono confermati come la grande porta di ingresso del Risorgimento nel momento in cui esso assume concretezza di movimento storico e politico. Si passa quindi ai protagonisti dell'azione e del pensiero che guidarono la realizzazione dell'unità: Mazzini, Cattaneo, Garibaldi, Cavour. Il panorama della storia risorgimentale si arricchisce per questa via di particolari importanti, a cominciare dalla delineazione della genesi e dell'esplicazione del pensiero italiano di Cavour.
Pietro Mazzucchelli (Milano, 1762-1829) - Prefetto della Biblioteca Ambrosiana dal 1823 al 1829 - non fu solo un prodigioso erudito capace di muoversi, con uguale competenza, in diverse discipline come la paleografia, la codicologia, la diplomatica, la bibliografia, la numismatica, l'epigrafia, l'archeologia medievale, la storia della liturgia, passando indistintamente dall'orientalistica alle letterature classiche e moderne, ma fu anche un attento e acuto filologo. Il presente studio intende appunto soffermarsi su quest'ultimo aspetto, illuminando il contributo, generoso e intelligente, che Mazzucchelli ha saputo offrire nell'ambito della filologia dantesca milanese fiorita nel primo trentennio dell'Ottocento; in quel torno di tempo, infatti, sotto la guida di Vincenzo Monti e del marchese Gian Giacomo Trivulzio, sarebbe uscita, tra l'altro, l'edizione del "Convivio" (1827), interessante e sorprendente tentativo di edizione critica prelachmanniana.