Come è descritta la donna nei Testi Sacri? In essi più che in altri, la donna è raccontata come l'altra parte dell'umanità, la metà che la edifica e la completa e in quanto tale capace di colmare quel senso di solitudine e di mancanza che è nell'uomo. In questo però ella ha una grande responsabilità, non è chiusura ma apertura all'altro, al tutto, a Dio. Deve trascendersi, diventare respiro, anelito, come dice Irigaray soffio cosmico: "Sembra che il soffio femminile rimanga allo stesso tempo più collegato all'universo, Il divino al femminile assicura un ponte tra il mondo umano e il mondo cosmico, tra la natura micro e macro-cosmica, tra il corpo e l'universo. Per la donna, il mondo, a cominciare da se stessa, non si deve riscattare o risuscitare solo domani o in cielo, ma da oggi, sulla terra. Lei deve diventare creatrice dell'umanità, generatrice spirituale e non solo naturale".
La fede non è un processo meramente intellettuale, né meramente intenzionale, né meramente emozionale: è tutte queste cose insieme. È un atto dell'io intero, della persona intera nella sua concentrata unità. In questo senso è designata nella Bibbia come un atto del "cuore" (Rm 10,9). La fede, dono di Dio, nasce e cresce dall'ascolto di Dio che parla, che chiama, che coinvolge, che sconvolge. È una risposta, un "sì" del cuore a Lui. "I cinque capitoli dell'opera, partono da una situazione di analisi della situazione pastorale in Italia, in modo particolare, attraverso un approfondimento biblico-teologico in cui emerge la voragine creata dal peccato originale che, non solo ha posto l'uomo sul piedistallo della sua superbia, ma lo ha portato ad aderire alla menzogna che sfocia nel non avere "fede in Dio". L'uomo diventa così "idolatra", "pagano". In fondo l'uomo si fida di sé e di ciò che gli va di credere e non di Dio che si rivela, che parla che lo coinvolge in un cammino di fede". (Mons. Angelo Spina, Vescovo di Sulmona-Valva)