Il popolo tributa grandi onori a san Giuseppe. Gesti, riti, fede che non sono frutto di spontanea e semplice fede popolare, ma diretta emanazione di un documento scritto, secondo il quale sarebbe stato proprio Gesù, che ama definirsi "il figlio prediletto" di Giuseppe, a dare indicazioni su come onorare degnamente la memoria del padre putativo. Un santo che, secondo l'apocrifo "Storia di Giuseppe il falegname", non morì il 19 marzo ma il 26 del mese di Epep, giorno della resurrezione di Osiride e capodanno per gli antichi Egizi, all'età di centoundici anni. Vecchiaia messa in dubbio da alcuni cristiani. Papa Giovanni Paolo II ne proclama la gioventù. In questo studio anche il testo integrale di S. Alfonso de' Liquori: Rosario dei sette dolori e allegrezze di San Giuseppe, la riduzione teosofica di eventi e numeri e alcune immagini votive della collezione di Giuseppe Pitrè.
Ogni fede religiosa trova la sua espressione in un insieme di azioni e di comportamenti non solo liturgici e spirituali, ma anche di altra matrice culturale. Questa unione di gesti, azioni e parole costituisce nell'insieme ciò che i cultori di teologia chiamano Rito. Il testo affronta in forma analitica la presenza di più riti esistenti e coagenti nell'unica fede cristiana, da Oriente a Occidente, che nel corso di ormai duemila anni, ha permeato di sé uomini e cose dalle diverse ambientazioni e culture. Nel libro si parla, oltre che di uomini, anche di cose, per non sottacere le varie forme artistiche legate alla spiritualità: musica, pittura, canto e altre espressioni culturali, che oggi, disseminate nei quattro continenti, rimandano alle radici cristiane. Nelle sue pagine, dopo una puntuale descrizione delle differenti forme rituali, il lettore viene condotto in un affascinante viaggio all'interno della cristianità d'Oriente.