Un buon giornalista deve saper lavorare con la lingua, sia che operi nell'intrattenimento televisivo, sia che si occupi della redazione di un giornale tradizionale, o di un giornale on-line. L'era televisiva sembrava aver soppiantato la comunicazione scritta della notizia, ma così non è stato. Il giornale, nella versione su carta stampata, continua a resistere alle usure del tempo, anche se spesso appare "inattuale" rispetto alla comunicazione in tempo reale. La scrittura non è ancora destinata al tramonto e apprenderne l.arte è quindi un requisito di base del buon giornalista, che si deve calare nella situazione e far proprio un obiettivo di comunicazione specifico, rivolgendosi ad un pubblico ben definito di potenziali ascoltatori/lettori. Questo "Manuale di scrittura giornalistica" guida lo studente nell'apprendimento del mestiere, coniugando magistralmente il rigore scientifico agli strumenti pratici che il futuro giornalista dovrà possedere.
Affermatasi con un proprio campo d'indagine e un proprio apparato teorico e metodologico nell'ambito delle scienze del linguaggio dopo la metà del secolo scorso, la sociolinguistica ha visto via via accresciuto il suo raggio d'interesse sino a di venta re un crocevia importante fra settori diversi delle scienze linguistiche. Questo "Manuale di sociolinguistica" intende dare una presentazione complessiva (corredata da un abbondante apparato di esercizi e materiali di analisi e riflessione) dei principali temi, categorie, metodi e modelli teorici che so no stati sviluppati nello studio dei rapporti fra lingua e società. Il fine essenziale è quello di fornire una conoscenza solida e per quanto possibile aggiornata delle acquisizioni della disciplina, con particolare attenzione ai due grandi campi tradizionali della sociolinguistica, vale a dire la variazione delle lingue in relazione a fattori sociali, e la posizione dei sistemi linguistici nelle società. Il volume cerca di unire una prospettiva istituzionale ad aperture verso sviluppi più recenti della disciplina, e si presta anche ad una utilizzazione modulare che privilegi certe parti a scapito di altre.
Organizzato come un percorso in quattordici tappe, "Introduzione alla storia del cinema" parte dalle origini del racconto cinematografico e si snoda attraverso la grande stagione del muto in Europa e in America, fino alle più recenti tendenze del cinema contemporaneo. Dalla nascita di Hollywood all'espressionismo tedesco, dal cinema classico al realismo poetico francese, dai grandi autori alla ricerca indipendente e sperimentale, il libro ripercorre le tappe della storia del cinema e dei film con una pluralità di approcci interpretativi che, intrecciandosi armonicamente, arricchiscono la visione d'insieme. Accanto a un discorso di carattere generale sugli autori e le tendenze principali di ogni periodo o corrente, vi sono anche finestre di approfondimento, dedicate a problemi di natura tecnica ed estetica, che vanno al di là dei limiti geografico-temporali dei singoli capitoli: dal colore nel cinema muto alla questione del piano-sequenza, fino all'uso degli effetti speciali. Il libro curato da Paolo Bertetto si avvale dei contributi di studiosi come Lino Micciché, Giorgio Tinazzi, Giulia Carluccio, Dario Tomasi, Giaime Alonge, Federica Villa e Silvio Alovisio, coniugando felicemente le singolarità e le specificità metodologiche degli autori in una visione d'insieme ricca e articolata.