Il volume raccoglie gli scritti editi e inediti di Romano Guardini su Dostoevskij. Le figure religiose nelle sue opere: il popolo, le donne devote, i miti e il sacro, gli uomini spirituali, il pellegrino Makàr, l'angelo, la ribellione, La Leggenda del Grande Inquisitore e Ivan Karamazov, Kirìllov, il simbolo di Cristo, la figura di M?skin, l'Idiota. I temi: il paganesimo, l'ateismo, l'espressione religiosa e il male, il tramonto dei valori cristiani. Come afferma Guardini emerge "l'intensità religiosa" e "il modo di esprimere il sacro" nella "creazione di Dostoevskij".
Il corpus di omelie di Romano Guardini costituisce una parte tutt'oggi inesplorata della sua produzione. Il volume presenta per la prima volta in italiano le prediche giovanili di Guardini: dodici omelie tenute nel 1915 ed una tredicesima datata l'anno seguente. Di particolare interesse poiché mostrano gli esordi di una feconda attività di predicazione. Il filo rosso che percorre queste omelie è il desiderio di unire la fede della Chiesa alla vita del singolo uomo: la fede illumina il quotidiano e la reale esistenza umana, non quella ideale o sognata. In tale contesto si comprendono le sue esortazioni sulla possibilità della preghiera e dell'affidamento al Signore in ogni condizione e momento. Una insistenza più che mai necessaria negli anni della Grande Guerra, che lo portano a riflettere con particolare attenzione sull'importanza della famiglia e sul ruolo fondamentale della madre.
Nel 1935 la predicazione e l'attività educativa di Romano Guardini lo portano a scrivere queste dieci riflessioni, una sintesi delle dimensioni fondamentali dell'esistenza cristiana. Confrontandosi, da un lato, con l'impostazione teologica dominante e, dall'altro, con il pensiero di John Henry Newman, l'autore affronta la questione del sorgere della fede e del suo contenuto, avendo attenzione anche ai momenti di crisi e tensione della stessa esperienza del credente. Di qui le pagine sulla fede nell'azione, nell'amore e nella speranza, sulla varietà delle forme in cui si concretizza, sul suo sapere e il rischio della gnosi come superbia intellettuale. L'opera si conclude con un approfondimento delle formulazioni dogmatiche nella Chiesa e sul significato del vivere i sacramenti, in quanto trasformazione interiore.
«Il mistero del Natale, come annotava Hannah Arendt, allieva di Romano Guardini per un semestre a Berlino, si incrocia come il tema dell'"inizio": proprio "la nascita di Gesù è stata posta come un nuovo, costitutivo inizio, che è originariamente cristiano: un bambino è nato per noi". Egualmente il Capodanno rappresenta un "nuovo inizio". Certo esiste un inizio che subito svanisce, una volta attuato; è quello che i Latini chiamano initium, il punto di partenza nel tempo. Ma Guardini rivolge lo sguardo a un inizio più importante, quello che si mantiene e che i Latini chiamano principium, l'inizio che domina tutto ciò che verrà. Gustare il dono dell'"inizio" sia in quella nascita a Betlemme che richiama anche tutte le nascite, sia in quel nuovo anno. A ciò, in modo sapiente, ci introduce in questi bellissimi testi Romano Guardini.» (Silvano Zucal)
Questo libro rappresenta il capitolo mancante del capolavoro di Guardini che porta il titolo Il Signore: là dove si tratta infatti della persona e del messaggio di Gesù, si dovrebbe anche parlare della risposta che Egli diede ai suoi discepoli quando questi gli chiesero di insegnar loro a pregare. Il titolo dà una indicazione precisa: vuol dire che la preghiera non deve procedere da un sentimento imprevedibilmente mutevole, ma dalla luce della verità e dal profondo del cuore. Forse invece di "verità" sarebbe meglio dire "realtà", perché ciò che il Signore ha annunciato e su cui ha fondato la nostra vita non consiste soltanto di pensieri e di notizie, ma è il Regno del Dio vivente. La parola "verità" può quindi ben rimanere col suo chiaro rigore, ma intesa nel senso che essa significhi non solo l'autenticità della conoscenza, ma anche la consistenza dell'essere.
Nei capitoli di questo volume Romano Guardini espone le sue riflessioni sull'ansia del vivere come motivo esistenziale e spirituale. Sono pensieri che non nascono da preoccupazioni teoretiche, ma da una dolorosa sollecitudine per i problemi e le minacce che incombono sui singoli e sull'umanità. L'autore mette in discussione le fondamenta di alcuni idoli della cultura di massa, prima fra tutti l'idea di un incessante progresso economico e tecnico-scientifico che erroneamente si presume anche umano. All'acuta osservazione dei fenomeni che inaridiscono la fede si affiancano riflessioni filosofiche sulla struttura del potere, la libertà, la capacità di decisione richiesta dal pluralismo, l'avvilimento del valore dell'uomo. Ne risulta una prospettiva sulla civiltà e sulla cultura che ancora oggi interpella l'intelletto, la volontà, la fede.
Uscito nel 1990 e, in seconda edizione, nel 2004, il volume Romano Guardini. Dialettica e antropologia costituisce una delle prime presentazioni in Italia dell'antropologia filosofica del pensatore italo-tedesco. Si tratta di una visione dinamica dell'uomo, caratterizzata da una profonda tensione tra coppie polari, che trova eco nella concezione cattolica della Chiesa intesa come complexio oppositorum. Una prospettiva che torna oggi profondamente attuale in relazione alla crisi della globalizzazione e all'erompere di versioni manichee in sede religiosa così come in quella politica. La dialettica polare guardiniana consente l'unità nella differenza, il dialogo e l'impegno per la pace nella consapevolezza di un mondo pluriforme. Come afferma uno dei suoi più grandi estimatori, papa Francesco: «Romano Guardini mi ha aiutato con un suo libro per me importante, L'opposizione polare. Lui parlava di un'opposizione polare in cui i due opposti non si annullano. Non avviene neanche che un polo distrugga l'altro. Non c'è contraddizione né identità. Per lui l'opposizione si risolve in un piano superiore. In quella soluzione però rimane la tensione polare. La tensione rimane, non si annulla. I limiti vanno superati non negandoli». Il volume analizza l'antropologia polare guardiniana e ne mostra le feconde applicazioni in sede morale-religiosa e nella comprensione della dialettica tra infinito e finito che caratterizza l'era moderna.
Dalle riunioni educative per i giovani cattolici tedeschi avvenute nel 1929 al castello di Rothenfels nascono queste dieci meditazioni di Romano Guardini, che trattano altrettante dimensioni del volto del Dio di Gesù Cristo, offrendo un percorso carico di afflato spirituale. Le riflessioni toccano i temi della Provvidenza, della volontà di Dio, della grazia e della contrizione, del cuore e del Dio che consola, dando corpo alle grandi parole della fede e mettendo in luce il loro apporto vitale per l'esistenza. Grande è l'attenzione per l'umanità del credere, per i tratti che dicono la "carne" della fede e il midollo delle giornate: le domande, la morte, la coscienza della colpa, il perdono, la speranza. Con uno guardo profondo sulla realtà della creazione, Guardini testimonia e annuncia il Dio Vivente, il Dio della vita, appunto, che guarda il mondo e l'uomo con benevolenza.
Sono qui raccolti cinque saggi di Romano Guardini sulla figura e la santità di Francesco d'Assisi, composti in un periodo di risveglio dell'interesse per la spiritualità e la mistica, compreso tra gli anni '20 e '50 del secolo scorso. Guardini ritrae san Francesco, ne contestualizza la vita, descrive le peculiarità del paesaggio umbro e della città natale che per l'autore si manifestano nella sua stessa personalità: chiaro, ben definito, brillante, un profilo marcato dalla cosiddetta "opposizione polare", una continua oscillazione tra contrari, senza mai scivolare nella contraddittorietà (presenza/lontananza, semplicità/problematicità, città/natura). Una descrizione della figura di Francesco che guida alla riflessione sul concetto di "santità" e sulla sua metamorfosi nel tempo, fino all'epoca moderna, un'era "alla fine" che richiede una crescente responsabilità del cristiano.
Il primo fra i maestri del Ratzinger teologo è senza dubbio il pensatore italo-tedesco Romano Guardini, a cui torna spesso in quasi tutti i suoi scritti. Sono qui pubblicati - e introdotti da Silvano Zucal, curatore dell'Opera Omnia di Guardini - i due testi a lui interamente dedicati. Quella di Guardini è sempre stata per Ratzinger una voce ancora attuale che va resa nuovamente udibile: senza alcuna esitazione scommetteva che la diversità che lo caratterizza, per il diverso destino epocale in cui Guardini ha vissuto, avesse in sé quella "forza dell'incontro" che può ricondurci davanti a noi e in noi stessi.
Un ritratto di san Francesco scritto da un maestro della spiritualità del '900. Ne emerge un'immagine di Francesco, della sua santità, come modello di fede per le inquietudini dell'uomo contemporaneo: un Francesco disegnato con lineamenti vigorosi, al di là di talune diffuse presentazioni di maniera. In brevi e affascinanti pagine, Guardini guida il lettore alla scoperta del mondo di san Francesco: la sua Assisi, il "Cantico", l'amore per Dio e le creature.
Nata e sviluppatasi all'inizio del Novecento, l'attività pubblicistica di Studium procede attraverso tre periodi, a cui corrispondono altrettante fasi di vita e di azione culturale. Dall'atto della fondazione, nel 1906, a Firenze, come rivista della Federazione degli universitari cattolici (FUCI), all'avvento del fascismo. La riflessione della rivista verte in questo periodo sui rapporti tra fede e cultura moderna, fede e scienza, cristianesimo e democrazia, e sui problemi dell'istruzione universitaria, sui rapporti tra Università e società, sul tema della libertà dell'insegnamento. Studium diventa la prima rivista di ispirazione cattolica presente in campo culturale. Rivista universitaria, anzi organo di fatto della FUCI, che tuttavia, già nella sua presentazione, non intende "restringersi in un ambito di partito come semplice organo di istituzioni cattoliche". Il periodo del Ventennio. Studium, diretta da Guido Lami (1923-1925), si stampa a Bologna, fino a quando, con la nomina dall'alto della nuova presidenza della FUCI, viene definitivamente trasferita a Roma (1925). Il periodo del Ventennio è vissuto da Studium all'insegna della differenziazione, del volontario "far parte a sé" e della coraggiosa resistenza al regime e alla sua "etica"; atteggiamento che si concreta nell'opera tenace di formazione delle coscienze giovanili e nell'ispirazione cristiana della cultura e della professione. Nel 1933 Studium diventa organo del nascente Movimento Laureati di Azione Cattolica. La ripresa democratica, che vede proseguire e ampliarsi i discorsi culturali e scientifici riguardanti le esigenze spirituali della persona e il concetto cristiano della professione. Nel 1945 assume la direzione di Studium Aldo Moro e la rivista affronta con particolare rigore la responsabilità della cultura cristiana nella ricostruzione politica ed economica del Paese. Studium, con fascicoli monografici, saggi, interventi critici, prosegue il suo itinerario di riflessione su grandi nuclei concettuali del pensiero contemporaneo, mentre pone attenzione costante ai temi della bioetica, dei diritti umani, della convivenza civile, così come ai problemi della scuola e dell'Università, che mettono in gioco il destino delle nuove generazioni. In un'epoca che soffre di eccesso di informazione, in larga misura omologata, la rivista segue in profondità filoni essenziali del pensiero, lo stretto rapporto tra scienza e filosofia, l'evoluzione della società, con sensibilità storica e aderenza a valori ideali perenni. Dà voce inoltre a momenti alti della letteratura e della spiritualità, ponendo in luce le ragioni della speranza nella complessità del nostro tempo.