La buona novella non è il disco dell'abiura. Non è il disco in cui Fabrizio De André ripiega su sponde confessionali o, addirittura, metafisiche. La buona novella si offre all'ascolto piuttosto come album cruciale, che aggiorna il peace & love della cultura hippy alla protesta pre e post sessantottina. Per i suoi tratti contenutistici e formali l'album si staglia ancora come insuperato, assoluto, fulgido esempio di concept-album italiano. Il precoce testamento etico - e artistico - della discografia del grande cantautore genovese. Cinque canzoni-stazioni con dentro vicende e personaggi anteriori alla nascita di Gesù. E cinque gravitanti attorno al tema della sua morte. Spazio a figure "minori", ai derelitti taciuti dai vangeli ufficiali e qui caricati di valenze aggiunte che ripudiano l'agiografia tradizionale. Cinquant'anni dopo la pubblicazione di La buona novella, questo libro ne racconta l'attualità. Ragionandoci intorno, attraverso analisi dei testi, interviste e dichiarazioni dello stesso De André.
Dio scelse la musica per misurare il tempo, perché tempo essa stessa, e Johann Sebastian Bach ne divenne il suo più perfetto misuratore. Il dialogo fra loro avviene attraverso la musica, e con linguaggi cifrati e segreti che trovano nel numero 14 e nel nome B.A.C.H. il metodo per comunicare fra uomo e Dio. Il Kantor maximus dal rigore proverbiale, può apparire sorprendente: è infatti autore di opere di segno opposto, dalla multipolarità creativa estrema. Alcuni suoi lavori codificano procedure spietatamente rigorose, che rivelano il suo genio speculativo e geometrico e la sua visione architettonica (l'Offerta musicale, le Variazioni Goldberg, il Canone Enigmatico, L'Arte della fuga). Altri si caratterizzano per la massima libertà inventiva (Fantasia cromatica, i Preludi del Clavicembalo ben temperato, i Concerti). C'è poi il Bach liturgico (Cantate, Oratori, Passioni, Messe), a cui si contrappone il Bach profano (Cantate profane); c'è il Bach luterano dei Corali, e quello che dedica la Messa in Si minore al re cattolico Federico Augusto di Polonia. C'è il Bach strumentale e quello orchestrale, il Bach canonico e quello giocoso dei quodlibet
Solo il premiato duo pop-teologico Salvarani-Semellini poteva avventurarsi nell'impresa titanica di catalogare il tema religioso nelle canzoni italiane della seconda metà del Novecento e del primo decennio del Duemila. Ed ecco, suddivisi in capitoli decennali e poi catalogati in un prezioso dizionario finale, i protagonisti della musica popolare italiana riletti con la lente delle loro parole "religiose": tracce di ricerca, di domande, di dubbi, più che di certezze. Com'è giusto che l'arte sia ... Celentano, Guccini, De André, De Gregori, Rocchi, Battiato, dal "Compagno Dio" di Freak Antoni (Skiantos) fino alla ricerca di Vinicio Capossela e dei Baustelle. Un percorso pieno di sorprese, di "conversioni", di spiazzamenti. Dalla "teologia" di Celentano al "Dio è morto" di Guccini, alla Buona Novella di De André, dal mistico orientaleggiante Claudio Rocchi ai Baustelle.