Le ultime Sette Parole, la cui tradizione è più antica di quella della Via Crucis, sono il Testamento di Gesù; nelle versioni di Marco/Matteo, Luca e Giovanni costituiscono tre diversi tentativi di riassumere in parole-chiave il progetto che guidò la sua esistenza. Alla sua scuola, facciamo nostri i suoi «sentimenti» (cf Fil 2,5), imparando a trasformare la «prova» fatta di sofferenza e ingiustizia in un cammino di «accoglienza», segnato dal perdono, dalla compassione, e da una radicata fiducia in Dio, da conquistare nella preghiera.
Il giorno della Prima Comunione è: il momento dell’:incontro con Gesù:. I bambini potranno conoscerlo al meglio e scoprire i suoi insegnamenti a partire dai Vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, per passare poi, crescendo, agli altri scritti del Nuovo Testamento. Un'idea per un dono importante in occasione della Prima Eucaristia.
Per i ragazzi è arrivato il momento di confermare la fede. Potranno affidarsi a Gesù in questa scelta, trovando le giuste parole nei Vangeli e, via via, negli altri scritti del Nuovo Testamento. Età di lettura: da 12 anni.
Un agile libretto, una rapida introduzione alla Bibbia: in brevi capitoli, corredati da foto simboliche, vengono analizzati con linguaggio chiaro il messaggio centrale dei grandi libri della Bibbia e il “:filo rosso”: che ne attraversa la ":narrazione":. Inoltre, i suggerimenti per una lettura “:ben fatta”: e per una “:applicazione alla vita”:della Parola di Dio .
La preparazione adeguata e seria al matrimonio si può effettuare solo coinvolgendo attivamente tutti i soggetti responsabili. Spesso però si è testimoni di situazioni in cui non si sa precisamente chi debba fare cosa o si trascurano le proprie responsabilità. La preparazione stessa deve essere intesa come interesse, impegno e responsabilità dell'intera comunità ecclesiale, guidata dai Pastori, affinché lo stato matrimoniale perseveri nello spirito cristiano, e i giovani possano cogliere l'attrattiva di un'unione fedele e indissolubile.
In questo volume è riportata, tradotta, introdotta e commentata la riflessione sui "peccati di lingua", scritta in latino da Guilielmus Peraldus, frate dell'ordine dei Predicatori, vissuto nel XIII secolo in Gallia. Nell'introduzione viene presentata dal curatore la questione sui "peccati di lingua", nell'attualità e con alcuni importanti riferimenti storici; vengono poi proposti i tratti essenziali della vita e delle opere di fra Guglielmo Peraldo. Quindi il testo del trattato de peccato linguae (ultimo capitolo della Summa vitiorum, pubblicata nel 1236) è riprodotto nell'originale in lingua latina e in traduzione italiana. La prima parte del trattato offre i motivi per dover custodire la lingua. Nella seconda lunga parte vengono passati in rassegna ventiquattro peccati di lingua: per ogni peccato sono presentati i motivi per cui esso va detestato, evitato, represso; sta qui la struttura portante dell'opera. Infine, nella breve terza parte, si presentano alcuni rimedi contro i peccati di lingua.
Questo percorso di riflessione ha lo scopo di rispondere ad alcune domande del nostro vissuto quotidiano. Il primo momento concerne la fondamentale questione del "senso" e le conseguenze del vuoto esistenziale che l'uomo oggi sperimenta: depressione, suicidio, anoressia, bulimia. Si affronta poi la grande domanda sulla sofferenza con la risposta cristiana su questo tema, in un mondo che sembra sempre più esorcizzare il dolore ed esaltare l'efficienza fisica. Infine, si esamina il tema della libertà umana deformata, spesso, da un erroneo esercizio nelle scelte attraverso cui, piuttosto che possedere se stessi, si diventa dipendenti: droga, alcol, fumo, gioco, sesso. Il testo, oltre alle analisi delle varie problematiche, offre una proposta sia di tipo terapeutico che di riscoperta della propria identità filiale nella relazione con Cristo.
La tesi principale attorno alla quale si articola il libro è che nel pensiero moderno il discorso su Dio non è semplicemente un "tema", ma si costituisce come un "problema", in relazione all'assunto cartesiano del "problema della conoscenza" come pregiudiziale. Sotto tale aspetto la filosofia kantiana e quella hegeliana si presentano come due diverse soluzioni rispetto al "problema di Dio". Kant ha il merito di cogliere l'aporia di fondo che caratterizza le "dimostrazioni razionalistiche" dell'esistenza di Dio e Hegel quello di ripristinare la teologia filosofica eliminando la separazione moderna tra il "pensiero" e l'"essere", ossia il presupposto ch'è comune al razionalismo (nonché all'empirismo) e allo stesso Kant.
In corrispondenza con il Giubileo straordinario della misericordia (2015-2016) l'Accademia Alfonsiana ha voluto rivisitare il nesso tra misericordia e vita morale con un corso "Misericordia e vita morale", svolto durante l'anno accademico 2016-2017. La dimensione multidisciplinare coincide con gli approcci che strutturano lo studio in Accademia, corrispondendo alla praticità e alla benignità pastorale alfonsiana: oltre la sensibilità epistemologica, la visione morale sistematica viene elaborata ed esplicitata, per la prassi più concreta, attingendo alla Scrittura, alla storia, alla teologia e all'antropologia, in dialogo con le scienze umane e sempre "alla luce del mistero di Cristo" che vive e agisce nell'umanità di oggi.
I recenti avvenimenti che hanno contraddistinto il panorama internazionale con particolare riferimento al settore dei beni culturali, hanno evidenziato la parziale efficacia degli strumenti pattizi rivolti alla tutela dei suddetti beni durante la pendenza di un conflitto armato. Il consolidamento di nuovi attori operanti nella Comunità internazionale e l'affermazione di un paradigma conflittuale sorretto da rinnovate motivazioni antigiuridiche, dimostrano la precarietà dei meccanismi di garanzia predisposti dall'ordinamento internazionale in reazione ad eventi scarsamente regolamentati. La portata emergenziale dei frequenti attacchi rivolti al patrimonio culturale e naturale ha intensificato il contributo delle organizzazioni non governative e delle forme di cooperazione regionale al fine di apprestare una tutela dei beni culturali che fosse, maggiormente, capillare ed effettiva rispetto alle principali e, spesso disattese, forme di regolamentazione pattizia. Si consolida, in tal senso, un sistema binario che, allo stato attuale, potendo beneficiare del supporto proveniente dalla giurisprudenza della Corte penale internazionale, concretizza una dimensione preventiva e repressiva, precipuamente, rivolta alla salvaguardia dei beni culturali pendente bello.