La teoria della relatività, la meccanica statistica e la meccanica quantistica hanno profondamente rivoluzionato il nostro modo di concepire spazio, tempo, materia, probabilità e causalità, nonché il rapporto tra universo fisico ed osservatore, nozioni che sono state al centro della discussione filosofica dal mondo greco fino ai nostri giorni. Questo volume, opera di Valia Allori, Mauro Dorato, Federico Laudisa e Nino Zanghì, non solo intende suggerire nuovi metodi di confronto tra fisica e filosofia, ma prova altresì a rendere espliciti i presupposti filosofici che sono presenti nell'interpretazione che i fisici stessi danno del formalismo matematico.
La montagna in tutti i suoi molteplici aspetti, esaminata da una prospettiva filosofica. Per Tomatis, professore di Ermeneutica filosofica, l'ambiente montano aiuta a comprendere e a risolvere le questioni centrali della vita umana perché sulle vette tutto riesce a essere colto compiutamente, con profondità e con partecipe distacco come in una prospettiva dall'alto. Attraverso le proprie esperienze, l'autore elabora un pensiero che ritrova una dimensione di libertà e di pace, in grado di porre in dialogo anche le differenti culture della Terra, perché, come ebbe a dire un alpinista d'altri tempi: "La montagna è dei buoni." Chiuso il libro, al lettore parrà d'aver raggiunto veramente alcune tappe di un percorso spirituale.
Viviamo un'epoca di grandi cambiamenti e sono profondi i disagi e i bisogni di chi si trova a vivere e operare in questo contesto di mutamenti rapidi e continui, senza poter contare su una guida salda e affidabile. Una guida che può essere rappresentata dalla filosofia. Stefania Contesini, Roberto Frega, Carla Ruffini, Stefano Tomelleri, coinvolti in modo diverso in pratiche di ricerca filosofica e sociale e in attività professionali di consulenza, ricerca e formazione, riflettono in questo libro sui campi della loro attività lavorativa. Consulenza di processo, coaching, consulenza individuale, counseling in ambito aziendale sono solo alcune delle attività su cui si concentra la riflessione in queste pagine.
Pubblicato per la prima volta nel 1980, il saggio di Massimo Cacciari viene ora riproposto in una nuova edizione riveduta. Il titolo prende spunto dalla chiesa dello Steinhof, capolavoro jugendstil di Otto Wagner, che sorge sulla sommità di una collina e che sovrasta un paesaggio di "pellegrinaggi infiniti" e "follie interminabili": Vienna. Ed è proprio a questa città e a quegli "uomini postumi" che vi abitarono nei primi anni del Novecento è dedicato il libro. Uomini come Musil, Hofmannsthal, e i loro personaggi, gli eterni nomadi di Joseph Roth, lo "straniero" Trakl, o Wittgenstein. Nomi che rimandano tutti a un centro comune, un centro però vuoto, dove non risiede una Verità da trasmettere, tutt'al più un'assenza.
"Romanzo della vita umana" è secondo Leibniz la storia universale, la sola storia vera, già da sempre contenuta in quella sterminata biblioteca che è la mente di Dio. Ci sarà chi prenderà Leibniz alla lettera e scriverà quel romanzo in chiave filosofica: tale è la hegeliana Fenomenologia dello Spirito, romanzo della storia universale o storia universale come romanzo filosofico che condanna all'inattualità tutti gli altri romanzi. Negli ultimi tre secoli, a cominciare da Leibniz e da Hegel, la filosofia ha inseguito il sogno dell'unica storia vera, la sola degna di essere pensata filosoficamente. Ma che ne è oggi della filosofia della storia? Che cosa resta dell'ultimo, grande sogno della ragione?
Il "Simposio" di Platone è considerato uno dei grandi capolavori non solo del pensiero filosofico greco ma della letteratura universale. Partendo da un'enigmatica sentenza di un grande negatore di Platone come Nietzsche ("tutto ciò che è profondo ama la maschera"), Reale avanza una suggestiva interpretazione del grande testo e lega questa lettura ai suoi studi sulle dottrine non scritte di Platone. Il volume è stato pubblicato nei Saggi Rizzoli nel 1996.
Se nell'individualismo si insiste a vedere la resa al basso istinto dell'egoismo, il relativismo e il nichilismo sarebbero addirittura il cancro dell'Occidente. Le accuse, dunque, sono delle più gravi. Ma sono esse anche sostenibili e ben fondate? Individualismo si oppone ad altruismo o piuttosto al collettivismo? E non è nei gorghi della teoria e della pratica del collettivismo che vennero e vengono travolte libertà, dignità e responsabilità delle singole persone? Se, poi, con relativismo si intende la constatazione empirica di un pluralismo di concezioni etiche che sfidano la nostra libertà e la nostra responsabilità, questo relativismo è la fisiologia o la patologia dell'Occidente? Su questi interrogativi vertono le considerazioni dell'autore.
Ritorna in una nuova edizione "Mahler. Una fisiognomica musicale", da un lato uno dei culmini in senso assoluto della produzione saggistica di Adorno, dall'altro libro più ardito, sorprendente e rivelatore che sia mai stato scritto sul compositore boemo. Da quando apparve in tedesco nel 1960, infatti, il Mahler adorniano è considerato un classico dell'interpretazione musicale. In questo saggio, in cui confluiscono temi fondamentali che di lí a poco avrebbero trovato sviluppo e sistemazione nella Dialettica negativa, la musica di Mahler pare offrire alla filosofia adorniana irrinunciabili conferme. Eppure, il saggio non nasce come pretesto di speculazione filosofica, né trasforma l'esegesi in dimostrazione.
I saggi raccolti nel volume esaminano il progetto cosmopolitico di Kant e affrontano il problema della praticabilità del suo modello giuridico, politico ed etico in riferimento sia alla situazione e alle prospettive del processo di unificazione europea sia alle attuali discussioni sui problemi della democrazia, della cooperazione e delle relazioni internazionali.
Quale situazione prefigura e cosa definisce propriamente il sublime? Lo si può ritenere una categoria puramente estetica? O esso suppone una particolare determinazione dell'uomo, la sua dignità e destinazione? Mossa da queste domande, la ricerca analizza le due versioni del sublime (matematico e dinamico), individuando in esse non solo alcuni passaggi essenziali che segnano la rapida evoluzione dal criticismo all'idealismo, ma due filoni di pensiero caratterizzati dal rilievo che assume l'infinità del compito morale o la compassione suscitata dall'arte tragica.
Pronunciata all'Athénée Royal nel 1819, questa conferenza è il testo teorico più noto e discusso di Benjamin Constant. La sua dicotomia fra libertà degli antichi e libertà dei moderni ha suscitato un dibattito sui rapporti fra libertà politica e civile, cittadino e Stato, diritti dell'individuo e soprusi del potere, che dura tuttora. La presente edizione inquadra il testo nell'insieme del pensiero constantiano e del momento storico, nonché il suo posto nel quadro dello sviluppo del pensiero liberale: l'introduzione di Giovanni Paoletti, basata su una disamina dei manoscritti e delle varianti, ne ricostruisce il contesto e la struttura argomentativa; il saggio di Pier Paolo Portinaro ne propone un'attualizzazione.
Un giorno, correva l’anno 1960, il filosofo Augusto Del Noce ospitò nel suo studio di Torino un giovane; i due passeggiarono tra pile di fogli dattiloscritti, sparsi sul pavimento secondo un criterio concettuale: erano le bozze del libro di Del Noce Il problema dell’ateismo. In seguito a quell’incontro, il giovane, che faceva l’operaio tessile in periferia, ebbe conferma della sua vocazione alla filosofia, cioè alla “ricerca della verità attraverso la storia”. Stiamo parlando di Mario Marcolla il quale, pur continuando per tutta la vita a lavorare in fabbrica, verso la fine degli anni Sessanta arrivò a firmare articoli sulle pagine dell’«Osservatore Romano», meritandosi la gratitudine di papa Paolo VI. Poco dopo, fu tra gli animatori della famosa collana editoriale Rusconi, tramite la quale fece conoscere filosofi come Voegelin e Cochin. L’amicizia fu il segno distintivo del suo modo di fare: prima con pensatori del calibro di Samek Lodovici, Principe e Quadrelli; poi collaborando al settimanale «Il Sabato». Fu per merito suo che in Italia si legge la scrittrice statunitense Flannery O’Connor. Marcolla desiderava infatti sapere nella verità: ecco il perché degli appassionati studi di politica, teologia, sociologia. Il titolo di questa raccolta fu deciso da lui nel momento in cui si mise a guardare la propria vita, per offrire un radicamento “filosofico” (cioè pieno di ragione) nel tempo presente. Prefazione di Luigi Negri Postfazione e cura di Andrea Sciffo