È possibile descrivere lo spirito della civiltà occidentale, così come si è evoluto con mutamenti vertiginosi nel corso del XX secolo, attraverso venti capolavori dell'arte? L'impresa è senza dubbio temeraria, e non priva di insidie che potrebbero indurre a forzature o interpretazioni arbitrarie. Ma Flavio Caroli, da sempre interessato a indagare i fondamenti primari del "pensiero in figura", accetta la sfida. Ed ecco allora che, dopo aver tratteggiato i volti dell'uomo e della natura nelle sue molteplici manifestazioni artistiche, delinea un nuovo volto che in qualche modo li racchiude. Un'immagine essenziale e al tempo stesso complessa, un poliedro a venti facce: venti opere da Van Gogh a Warhol. Tra fine Ottocento e fine Novecento l'impulso innovativo dell'arte ha subito accelerazioni inaudite, dissacrando, rinnegando, stravolgendo il punto di vista sulla realtà e tuttavia, una volta esauritasi la violenza di tale eruzione, ha riscoperto, in una visione rinnovata, le radici di quella tradizione che intendeva estirpare. Non a caso i venti capolavori prescelti, celeberrimi e di valore universale, sono da considerare archetipi, motori originari di "tutto ciò che si è mosso nell'immaginario occidentale": fra questi, "La notte stellata" di Van Gogh, "La Dame" di Matisse, "Primo acquerello astratto" di Kandinskij, "Guernica" di Picasso, "La città che sale" di Boccioni, "Le Muse inquietanti" di de Chirico, "Murale" di Pollock, "Trenta è meglio di una" di Warhol.
Nel primo saggio Caroli illustra come la luce ha contribuito alla diversa evoluzione della pittura negli artisti di ambito italiano e in quelli di origine fiamminga e nordeuropea: la luce quindi come forma simbolica della visione del mondo occidentale. Oggetto del secondo scritto è invece l'anima, in un viaggio affascinante nell'interiorità dell'uomo e nella sua consapevolezza di sé; una consapevolezza man mano tradotta in pittura introspettiva, in cui l'occhio dell'artista scruta nelle fattezze umane le passioni e i moti dell'anima. La terza riflessione è dedicata alla pittura come socialità, narrazione ed espressione del mondo inteso come "scena sociale" in un'epoca, il Settecento, in cui l'attenzione dell'artista si rivolge proprio all'affascinante intreccio delle relazioni umane. I testi sono corredati di oltre cento illustrazioni che guidano puntualmente il lettore attraverso la trattazione.
Quando, nel gennaio 2007, il collezionista d'arte Peter Silverman entra in una galleria di New York, rimane folgorato. La giovane donna sconosciuta che lo ossessiona da tempo lo accoglie da un leggio. Già nove anni prima aveva cercato invano di aggiudicarsi quella pergamena a un'asta di Christie's e da allora non aveva mai smesso di pensarci. C'era qualcosa di ammaliante e ipnotico in quella purezza di linee e colori. La datazione al XIX secolo non l'aveva mai convinto, un tarlo dentro di lui gli diceva: "Rinascimento italiano". Ma il nome di Leonardo non lo aveva ancora sfiorato. Quel giorno a New York, con il cuore in gola per la paura di perderlo di nuovo e muovendosi con cautela per non destare sospetti, Silverman lo acquista per 19.000 dollari. E solo dopo, quando tutti gli esperti che esaminano il disegno lo accostano al grande artista, che quel tarlo si fa dubbio, poi possibilità, infine sicurezza. Inizia così un percorso avventuroso e irto di ostacoli per giungere all'attribuzione del ritratto. Che, come si scoprirà con un'indagine ad alto tasso di suspense, raffigura Bianca Sforza, giovanissima sposa di Galeazzo Sanseverino, mecenate di Leonardo. Il mondo dell'arte si divide: c'è chi teme di aver perso la faccia per essersi lasciato sfuggire di mano un'opera che potrebbe valere cento milioni di dollari, chi invece, e sono alcuni tra gli esperti più autorevoli di Leonardo, propende per l'attribuzione...
David Hockney è considerato il più celebre pittore vivente. La sua opera esuberante e vitale è molto amata da tutti, ma pochi sanno che non è solo un artista: ha anche concepito una sua personale riflessione teorica sull'arte, incisiva e originale. Questo libro riporta le conversazioni occorse tra Hockney e il noto critico d'arte Martin Gayford per più di dieci anni. Intercalando riflessioni sull'arte, aneddoti, passione e humour, il pittore rivela i frutti della meditazione di tutta una vita sui problemi e i paradossi che nascono quando si rappresenta su una superficie piana il mondo tridimensionale. In che modo il disegno permette di "vedere le cose in modo più chiaro, sempre più chiaro, ancora più chiaro"? Qual è l'impatto dei diversi strumenti - dalle pareti delle grotte di Lascaux all'iPad - sulla nostra capacità di vedere il mondo? Quale rapporto intercorre tra le immagini che creiamo e la realtà intorno a noi? In quale misura i cambiamenti della tecnologia influiscono sul modo in cui gli artisti rappresentano il mondo? Come possiamo godere pienamente del semplice bisogno di guardare degli alberi, dei volti o un tramonto? Le conversazioni sono arricchite dalle riflessioni acute e spiritose dei due interlocutori su molti altri sommi artisti - Van Gogh, Vermeer, Caravaggio, Monet, Picasso - e dalle vivaci descrizioni del paesaggio fisico e sociale della California, dove Hockney ha trascorso molti anni, e dello Yorkshire, dove è nato e dove ha fatto ritorno.
Si tratti di arti plastiche, musica, fotografia, cinema o letteratura, l'arte è un'attività eminentemente collettiva, una catena di cooperazione di cui l'artista è solo un anello. Egli si rifà ad altri artisti del passato o della propria epoca, chiama in causa artigiani e fabbricanti di materiali, collaboratori di vario tipo, intermediari che diffondono l'opera, critici che la discutono, pubblici contemporanei e futuri. Così concepita, l'opera si disvela nella sua genesi materiale e culturale, come un processo segnato da molteplici decisioni e interpretazioni che fanno del "mondo dell'arte" complessivamente inteso il suo vero "autore".
"Cos'è la menzogna nell'arte? La risposta ce la offre la singolare vicenda di Han Van Meegeren, artista olandese bistrattato dalla critica che escogitò una geniale forma di vendetta contro i suoi detrattori: inventò un Vermeer "religioso" che non era mai esistito. Nacque così il Cristo a Emmaus, che nel 1937, alla sua apparizione, fu salutato dalla critica mondiale come "il capolavoro assoluto del maestro di Delft". Sarebbe stato necessario aspettare la caduta del Terzo Reich e la scoperta nella collezione di Hermann Gòring di alcuni falsi Vermeer, eseguiti anch'essi da Van Meegeren, perché l'incredibile truffa venisse scoperta dopo uno spettacolare processo. Luigi Guarnieri riscopre e racconta questa storia più vera del vero con una grazia assoluta, regalandoci pagine di un'emozione estetica rara e restituendo la letteratura al suo vero rango di forma d'arte."
Tra il 1494 e il 1495 Leonardo da Vinci, pictor et ingeniarius ducalis presso la corte di Ludovico il Moro a Milano, riceve l'incarico di realizzare un grande affresco nel refettorio del convento domenicano di Santa Maria delle Grazie. Il soggetto, l'Ultima Cena di Nostro Signore, è tradizionale, ma l'opera - in cui Leonardo sperimenta tecniche di pittura murale a secco per eludere i limiti coloristici e di composizione posti dalla rapida esecuzione sull'intonaco fresco - segnerà un punto di svolta nella storia dell'arte. Ross King scava nei misteri del Cenacolo vinciano dipingendo a sua volta un affresco colorato e vividissimo della vita e delle vicende politiche di Milano e dell'Italia all'alba dell'era moderna, tra intrighi di potere, guerre e profondi sommovimenti politici. Attingendo a una grande messe di documenti noti e meno noti, alla sua competenza di esperto di arte rinascimentale e alla verve stilistica che ne ha fatto un apprezzato romanziere, King ci conduce insieme a Leonardo per le vie della Milano dell'ultimo decennio del Cinquecento a caccia di volti espressivi per i suoi apostoli e di libri appena giunti dalle stamperie di Venezia; sul ponteggio nel refettorio di Santa Maria delle Grazie ad applicare strati su strati di colori alla ricerca della tonalità perfetta; nei suoi alloggi in Corte Vecchia a parlare di matematica con Luca Pacioli e di architettura col Bramante, a progettare macchine volanti e a tenere a bada Gian Giacomo Capretti, il suo garzone di bottega.
«L’uomo è una porta a cui Cristo bussa. “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20).
L’uomo può spalancare la porta a Dio e permettergli di agire in sé e attraverso di sé, oppure può dirgli: “Tu hai fatto tutto in modo sbagliato, io farò a modo mio”, e sbattere la porta. L’uomo può accettare l’eredità di Dio o scegliere di darla in pegno. Ma Dio non se ne va. Perché Cristo è in ognuno di noi. Non può non esserci. In noi Cristo può vivere o morire – perché quando noi cerchiamo di ucciderlo Lui patisce in noi lo strazio della morte –, ma è immortale… non può morire. Antonio Martinotti raffigura Cristo imprigionato dentro di noi, perché Cristo non bussa dall’esterno, bussa dal didentro di noi».
Tat’jana Kasatkina
Prefazione di Julián Carrón
Catalogo della mostra realizzata e organizzata per la XXXIII edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli
«Che gratitudine immensa, sconfinata, invade la vita quando qualcuno ti introduce nella realtà, nel suo mistero, nell’“altro mondo in questo mondo”! (…) Per scoprirlo basta visitare la mostra su Dostoevskij, accompagnati per mano da Tat’jana Kasatkina, che l’ha ideata e realizzata per il Meeting. Vedrete perché ci diventa amica e ci rende amico, all’improvviso, il grande scrittore russo. Tanti hanno letto Dostoevskij, ma Tat’jana ci conduce a scoprirlo a un livello di profondità che prima ci sfuggiva. Era tutto lì, nei suoi testi, ma occorrevano degli occhi, uno sguardo in grado di riconoscerlo, di sorprenderlo».
dalla prefazione di Julián Carrón
"Non è esistito forse nessun periodo in cui, più che nel romanticismo, attraverso l'estetica i motivi dell'esperienza artistica sono divenuti momenti della speculazione filosofica, e i momenti della speculazione filosofica momenti dell'esperienza artistica. Pensiero e arte agiscono e interagiscono continuamente l'uno sull'altra e tutti gli aspetti della vita spirituale cospirano a una profonda unità di cultura il cui centro, realmente vivente e operante, è costituito dalla filosofia. Via via che questa connessione fra arte e filosofia si fa più intima, l'estetica diviene sempre più ampia, sistematica e filosoficamente profonda, tendendo a divenire essa stessa il centro della filosofia: ciò proprio quando l'arte, intimamente fusa con la filosofia, diviene il centro di raccordo dei vari aspetti della cultura. Sull'orizzonte della cultura romantica passano vari valori spirituali: filosofia, morale, scienza della natura, arte, religione, poi di nuovo filosofia; e l'arte, tanto l'arte figurativa quanto, e soprattutto, la poesia e la prosa d'arte, si atteggia variamente in questi passaggi, acquista sempre nuove esperienze, finché alla fine è così piena, così matura e carica di significati culturali, che può per un momento dominare la scena a scapito della stessa filosofia. E questo è appunto il momento che, nel piano dell'estetica, ha avuto come massimo esponente Friedrich Schelling." (Dalla Postfazione di Giulio Preti)
Dire che questo libro "colma una lacuna" può sembrare un luogo comune, ma risponde come raramente a verità in questo caso. Infatti, all'interno della pur sterminata bibliografia sulla pittura fiorentina del '400 mancava un'opera, come la presente, che prendesse in esame, in stretta relazione tra loro, la realtà sociale, le teorie artistiche e la pittura dell'intero arco del secolo e soprattutto che ponesse sullo stesso piano di indagine sia i pittori più famosi che quelli meno conosciuti, restituendo il vero volto dell'arte pittorica a Firenze nel XV secolo, quando le grandi novità della nuova stagione umanistica convivono per tutto il periodo con la tradizione tardo trecentesca e di bottega.
Il volume rende conto della prima grande mostra italiana su Antinoo in rapporto all'imperatore Adriano in un luogo d'elezione, Villa Adriana, quella città di marmo immersa nel suggestivo paesaggio tiburtino dove i due hanno per qualche tempo vissuto insieme e si è identificato archeologicamente l'Antinoeion, santuario in onore del dio, se non anche sua monumentale tomba. Alcuni saggi di autorevoli specialisti perlustrano le fonti storiche per ricostruire l'identità più vera del personaggio, le origini, le avventurose vicende, la misteriosa morte fino ad approfondire dunque l'intreccio di relazioni con l'Egitto, la divinizzazione e il culto del giovane bitinio. Particolare attenzione è riservata all'iconografia del ragazzo triste nei diversi tipi statuari (anche nell'identificazione con molteplici altre divinità) che hanno esercitato un fascino incredibile nell'arte dal Medioevo all'età moderna fino a diventare apostasi di bellezza nella temperie neoclassica e sollecitare interpretazioni originali nella letteratura del Novecento da Pessoa alla Yourcenar, nell'immaginario omossessuale, nella cultura contemporanea.
"Come orientamento generale, basterà dire quanto segue: i "Concetti fondamentali" sono sorti dalla necessità di offrire una più salda base all'analisi della storia dell'arte; non a un giudizio di valore, dunque, di cui qui non si parla, bensì alla definizione dello stile. A tale scopo è sommamente interessante conoscere la forma rappresentativa dinanzi a cui ci si trova volta per volta (conviene parlare di forme della rappresentazione piuttosto che di forme visive). La forma della rappresentazione visiva non è ovviamente qualcosa di esteriore, ma ha un'importanza determinante anche per il contenuto della rappresentazione, e in questo senso la storia del succedersi dei concetti figurativi è già storia dell'arte. Il modo di vedere o, come preferiamo dire, della rappresentazione visiva, non è sempre e ovunque identico, avendo, come tutto ciò che vive, una sua evoluzione. Vi sono gradi nella rappresentazione visiva di cui lo storico dell'arte deve tener conto. Si parla di modi di vedere arcaici e "immaturi", così come si parla, d'altra parte, di periodi di "arte matura" e di "arte tardiva". (...) Ora, nel presente volume non si vuole offrire un compendio di storia, ma si cerca di stabilire certi criteri di valutazione con cui si possono misurare, con una certa esattezza, i mutamenti storici e i caratteri nazionali."