Il volume raccoglie i lavori della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi del 2008 (La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa). L'Assemblea del Sinodo esprime un momento insigne del processo sinodale, che ha una lunga preparazione e un articolato seguito. La presente pubblicazione permette di seguire l'iter dal momento dell'annuncio del tema, con i relativi preliminari, fino all'Esortazione Apostolica Postsinodale Verbum Domini. Il libro è diviso in quattro parti. Nella Prima sono presi in esame gli elementi preparatori dell'Assemblea. Nella Seconda vengono ripresi i lavori sinodali ripercorrendo tutte le Congregazioni generali, le riunioni dei Circoli minori, l'elaborazione delle Proposizioni e le informazioni sull'attività del Sinodo. Nella Terza si evidenziano gli eventi concomitanti l'Assemblea sinodale nonché la conclusione dei lavori del Sinodo. Nella Quarta viene pubblicata l'Esortazione Verbum Domini, seguita dai testi pronunciati in occasione della presentazione del Documento nella relativa Conferenza Stampa. Infine, vengono pubblicati in Appendice i testi della Segreteria Generale del Sinodo, in particolare i Lineamenta, l'Instrumentum laboris, l'Elenco dei partecipanti e le varie Commissioni.
L'Esortazione postsinodade Verbum Domini, presentata l'11 novembre 2010 (seppure datata 30 settembre 2010) da Benedetto XVI, raccoglie i frutti dei lavori della XII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, svoltasi in Vaticano dal 5 al 26 ottobre 2008. Essa ha suscitato immediatamente un grande interesse nella Chiesa e nella comunità scientifica. La presente miscellanea, con contributi di vari docenti correlati alla Pontificia Università Lateranense, intende proporsi come n'occasione per approfondire alcune delle tematiche trattate dall'ampia Esortazione apostolica e - nel contempo - rappresentare una sua prima recezione all'interno della comunità accademica e di rimando per la comunità ecclesiale. Gli studi che costituiscono il presente volume sono suddivisi in tre parti, come la stessa Esortazione apostolica: Verbum Dei (La Parola di Dio), con contributi incentrati principalmente sul "mistero di Dio che comunica se stesso mediante il dono della sua Parola"; Verbum in Ecclesia (La Parola nella Chiesa), con studi che si rivolgono prevalentemente al connubio tra Parola di Dio e vita dei fedeli; Verbum mundo (La Parola per il mondo), con alcune suggestioni per i cristiani quali annunciatori della Parola di Dio, oltreché suoi destinatari.
A che punto è l'attuazione della dottrina sociale della Chiesa nel mmondo? Questo rapporto ne dà una rappresentazione completa.
Singolarissimo giornale: così Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI, definì nel 1961 «L'Osservatore Romano» in un celebre articolo scritto in occasione del centenario e dedicato alle difficoltà del quotidiano della Santa Sede: «Ma, a bene esaminare le cose, sono queste stesse difficoltà - scriveva il cardinale arcivescovo di Milano, che dal 1937 al 1954 aveva esercitato l'alta direzione sul foglio vaticano - che gli conferiscono tanta dignità nella funzione propria della stampa periodica, tanta autorità e tanta forza. Ne feci io stesso l'esperimento nel triste e drammatico periodo dell'ultima guerra, quando la stampa italiana era imbavagliata da una spietata censura e imbevuta di materiale artefatto. «L'Osservatore» ebbe allora una funzione meravigliosa, non già perché si fosse arrogato compiti nuovi e profittatori, ma perché continuò impavido il suo ufficio d'informatore onesto e libero. Avvenne come quando in una sala si spengono tutte le luci, e ne rimane accesa una sola: tutti gli sguardi si dirigono verso quella rimasta accesa; e per fortuna questa era la luce vaticana, la luce tranquilla e fiammante, alimentata da quella apostolica di Pietro. «L'Osservatore» apparve allora quello che, in sostanza, è sempre: un faro orientatore». Questo libro - curato dall'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede e dal giornale vaticano - vuole presentare, attraverso dodici contributi, alcuni aspetti della storia del quotidiano che sta per compiere un secolo e mezzo di vita.
È nota la chiave ermeneutica proposta da Benedetto XVI per la retta interpretazione del Concilio Vaticano II: "Continuità nella riforma o nel progresso", contro l'interpretazione che vede nelle nuove dottrine del Concilio un adeguamento alla modernità, tale da smentire la dottrina cattolica precedentemente insegnata dal Magistero della Chiesa. Questa tesi della "rottura" appare una logica e normale risposta alla tendenza neomodernista e relativista che nega l'immutabilità della verità e sostiene la veritas filia temporis. Per questa corrente la verità è nel presente e negando quella del passato, che a sua volta sarà negata da quella del futuro. Dalla parte opposta abbiamo i lefebvriani, i quali, seppure consapevoli dell'immutabilità della verità di fede, non riescono a vedere nelle dottrine del Concilio una conferma ed uno sviluppo omogeneo della Tradizione, senza alcuna smentita o contraddizione. Non capiscono che la Chiesa dev'essere moderna, benché non modernista. Una distinzione da tenere presente è quella tra l'aspetto pastorale e l'aspetto dottrinale degli insegnamenti del Concilio. Mentre per quanto riguarda la dottrina si dà un'evoluzione omogenea, in quanto migliore conoscenza del dato rivelato, per quanto riguarda la pastorale esistono opportune e doverose "rotture" col passato e forse anche qualche sbaglio da correggere. Mentre il Magistero è infallibile nella dottrina, non lo è nella pastorale.
Il testo si propone di offrire un resoconto sull'attuale crisi economica, le sue implicazioni politiche e le sue concrete alternative. Il lavoro attinge alla dottrina sociale della Chiesa e propone un concetto di ragione più ampio rispetto alla razionalità strumentale che è stata dominante nella politica e nell'economia. L'obiettivo è capire come i membri del Parlamento Europeo promuovono alternative politiche che sono fondate su pratiche ragionevoli capaci di coordinare l'interesse individuale ad un chiaro impegno per il bene comune. Il testo include un saggio del Patriarca di Venezia Angelo Scola e cinque interviste con eminenti membri del Parlamento Europeo.
La cultura, che attualmente va sempre più definendosi in stretta connessione con i sistemi mediali, pone domande a cui è necessario rispondere per avviare forme attestabili di Chiesa oggi.
Come prima cosa, l’Autore introduce il lettore al concetto di cultura: dalla paidea dell’antichità, passando per il concetto di Kultur, fino all’ontologia attuale del termine. Dopo l’analisi del legame tra la cultura, la società e l’individuo, si passa alla formulazione della pop culture nelle teorie più recenti.
Nel secondo capitolo, l’attenzione si concentra sul binomio «cultura e religione». Una prospettiva sia storica che della comunicazione e del relativo progetto della Chiesa, dal dopoguerra fino ai new media, come fertile terreno di dialogo tra cultura e fede.
Infine, si vogliono suggerire eventuali ambiti di intervento per operatori presso i centri culturali e le sale della comunità parrocchiali; questo al fine di fornire strumenti utili. E poiché i videogiochi sono una realtà quotidiana e tangibile, che gli animatori devono comprendere per poter utilizzare in maniera proficua, essi costituiscono lo specifico della proposta operativa del terzo e ultimo capitolo, riferita alla comprensione della cultura e delle dinamiche che possono entrare in gioco nei processi educativi.
Aiuta gli educatori a capire la realtà dei videogiochi e come poterli utilizzare in maniera proficua, per educare.
Aiuta gli animatori a conoscere come la comunicazione, dal dopoguerra ad oggi, sia stata per la Chiesa un terreno fertile di dialogo tra cultura e fede.
Destinatari
Animatori della cultura e della comunicazione. Operatori presso i centri culturali e le sale delle comunità parrocchiali, che comunicano con i giovani e creano, di conseguenza, cultura.
Autori Enrico Gandolfi (1985) è dottorando presso il dipartimento di Scienze Sociali dell’Università degli studi di Roma la Sapienza. Collabora, in quanto cultore della materia, con la cattedra di Sociologia della Comunicazione della Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Luiss Guido Carli e fa parte del Centre of Media and Communication Studies «Massimo Baldini» dello stesso ateneo.
Perché le storie di vampiri e supereroi hanno così presa sulle nuove generazioni e in tante nicchie di pubblico? Tali da rappresentare un successo in qualunque delle loro «transcodifiche»: al cinema, in dvd, nelle pagine di un libro, nel web, nei gadget o in brevi frasi su una T-shirt, esse sembrano riuscire sempre a penetrare con forza nell’immaginario condiviso.
L’Autrice, dopo una ricognizione teorico-concettuale sul concetto di fiction e serialità, affronta in maniera analitica i diversi casi di serialità giovanile e/o giovanilistica, passando in rassegna le esperienze più significative sia sul piano sociale, sia su quello commerciale, e conducendo il lettore a esaminare i successi più controversi della teen culture, dalle storie dei vampiri a quelle in cui i sentimenti mostrano una notevole problematicità.
Nell’ultimo capitolo l’attenzione si concentra sull’universo giovanile, sulla sua problematica definizione e sulle sue relazioni con l’immaginario mediale.
Aiuta educatori e animatori a conoscere gli scenari della partecipazione giovanile alla serialità: un vissuto che diventa importante strumento per la pratica educativa;
a cogliere il legame tra l’universo giovanile e l’immaginario mediale e a capire la forza penetrante della crossmedialità.
Destinatari
Animatori della cultura e della comunicazione nelle diocesi e nelle parrocchie.
A coloro (genitori ed educatori) alle prese con i teenagers, sempre più indecifrabili e irritabili.
Autori Emiliana de Blasio insegna Media Research alla LUISS «Guido Carli», dove coordina il Centre for Media and Communication Studies «Massimo Baldini». Insegna inoltre Sociologia dei mass media alla Pontificia Università Gregoriana e svolge attività di ricerca presso la Pontificia Università Lateranense.
L'autore commenta i documenti dei Papi che, negli ultimi decenni, da Pio XII a Benedetto XVI, hanno professato, a nome della Chiesa intera, la stima, la venerazione, l'affetto per la spiritualità che prende nome e autorità da San Benedetto. Però la lettura di queste pagine non è riservata esclusivamente a quanti vivono nei monasteri o che già si muovono nel suo ambito, ma viene proposta a tutti, clero e laici, studenti di teologia e studiosi di storia della spiritualità.
Dall’autunno del 2007 «L’Osservatore Romano» ha intrapreso un rinnovamento radicale, divenendo una presenza più netta e interessante nel panorama giornalistico e culturale, italiano e non solo. Soprattutto, seguendo il desiderio del suo editore, il Papa, ha ampliato il suo respiro con una larga apertura alle questioni internazionali, che segue con logiche diverse da quelle degli altri media, spesso grazie a fonti privilegiate o addirittura uniche.
Nel centocinquantesimo anniversario del giornale (che uscì per la prima volta con la data del 1° luglio 1861), si raccolgono qui, in ordine cronologico e con le titolazioni originali, cento editoriali pubblicati in questi ultimi quattro anni, scelti sia perché costituiscono uno specchio del giornale nel commentare l’attività della Santa Sede e del Papa, sia perché rivelano un nuovo modo di affrontare i problemi che la Chiesa ha incontrato, dalla discussione sul fine-vita al rapporto tra scienza e interessi economici, dall’irruzione di Internet nella vita quotidiana fino allo scandalo della pedofilia.
La complessità e la ricchezza con cui la Chiesa cattolica vive la sua presenza culturale nel mondo risaltano anche nelle firme degli editoriali, tra cui compaiono molti non cattolici – cristiani di altre confessioni, esponenti dell’ebraismo e dell’islam, intellettuali laici – a testimonianza di un confronto chiaro e pacato con le questioni della contemporaneità e secondo una linea di fedeltà alla tradizione cattolica, senza rinunciare alla vivacità di un dibattito culturale aperto.
«Poco dopo il centenario del quotidiano, fu Montini – nel 1963 divenuto Papa con il nome di Paolo VI – ad avviarne un primo rinnovamento, in qualche modo invocato da un celebre romanzo d’ambiente vaticano di Morris West. Proprio in quell’anno apparve infatti The Shoes of the Fisherman (in italiano Nei panni di Pietro), che un quindicennio prima dell’inizio del pontificato di Giovanni Paolo II racconta la storia dell’elezione di un Papa slavo, Kiril I: “Appena possibile bisogna che io mi occupi dell’Osservatore: se la mia voce dev’essere udita nel mondo, è bene che gli giunga nei suoi toni autentici”, scrive in un memoriale il nuovo pontefice, appena liberato dalla prigionia sovietica ed evidentemente non tanto soddisfatto del suo quotidiano, sul quale dimostra però di avere idee piuttosto chiare. E se sul giornale il romanzo non aggiunge altro, nel mezzo secolo trascorso da quella efficace annotazione “L’Osservatore Romano”, che resta difficilissimo e singolarissimo, si è forse avvicinato al desiderio di quel Papa, immaginario ma non troppo».
(dall’Introduzione di Giovanni Maria Vian)
Secondo i recenti Orientamenti pastorali dell'episcopato italiano, la scuola cattolica è riconosciuta senza ombra di dubbio come una realtà specificamente ecclesiale, ma non sempre ha una collocazione visibile nella pastorale diocesana. Questa situazione ha convinto il CSSC a dedicare il suo XIII Rapporto ad approfondire la relazione che dovrebbe esistere tra la pastorale ordinaria di una Chiesa locale e le scuole cattoliche che operano sul territorio. Il volume si articola in tre parti: premesse teoriche, ricerca sul campo e approfondimenti settoriali, a cui fa seguito una ricca appendice statistica. Come nei precedenti Rapporti, le conclusioni generali offrono una sintesi globale dei fondamenti, delle situazioni e delle proposte d'azione. Una novità di quest'anno è costituita dalla appendice che presenta le cifre della scuola cattolica e le principali linee di tendenza.
L'italiano Cardinale Giacomo Biffi torna a far sentire la sua voce sui temi più dibattuti nel mondo ecclesiastico e laico in questa nostra Italia devastata dal punto di vista culturale, politico, morale e sociale. Un phanflet pungente nel quale Biffi affronta i temi più scottanti senza risparmiare nessuno con la sua usuale chiarezza e ironia.