Fra le principali sfide aperte nel nostro Paese c'è l'urgenza di guardare ad agricoltura, alimentazione e ambiente da una nuova prospettiva. Non si tratta infatti solo di riscattare il settore primario dal ruolo marginale cui è stato progressivamente e colpevolmente relegato nel corso degli ultimi decenni, ma di assumere insieme queste tre prospettive come forze motrici di una nuova idea dello sviluppo economico, sociale e culturale dell'Italia. Un primo, concreto passo in questa direzione lo compie il ministro Maurizio Martina con un libro dichiaratamente ottimista in cui racconta la passione, la fatica e la voglia di farcela di tanti giovani che stanno rilanciando l'agricoltura e l'alimentazione in un'ottica moderna e innovativa, sensibile alle istanze ecologiche e ai princìpi di cittadinanza e solidarietà. Nel contempo, egli mostra come le politiche avviate negli ultimi anni dal suo dicastero, oltre a sostenere e incoraggiare tali iniziative (start up e progetti che quasi sempre si avvalgono delle risorse del digitale), siano mirate a combattere gli sprechi, a contrastare la fragilità idrogeologica del territorio e a valorizzarlo sfruttandone al meglio le enormi potenzialità. Senza trascurare l'impegno legislativo per debellare vecchie e nuove forme di criminalità che vorrebbero mantenere la nostra agricoltura nell'arretratezza, violando i diritti di chi ci lavora. A fondamento di queste scelte c'è la convinzione che terra e cibo, con le ricche - talvolta uniche - tradizioni in ambito agricolo e alimentare, così come le straordinarie qualità naturali, paesaggistiche e artistiche che costituiscono il tratto distintivo dell'Italia nel mondo, siano le chiavi per guardare al futuro; un futuro da costruire anche incoraggiando e promuovendo la ricerca in tanti settori cruciali per la coltivazione e l'allevamento, dove l'Italia è già stata spesso all'avanguardia. Alle sfide epocali rappresentate dallo sviluppo sostenibile e dalla democrazia del cibo, questioni cruciali la cui importanza geopolitica è destinata a diventare sempre più evidente e pressante, una risposta seria e credibile - suggerisce Martina - può essere trovata proprio ripensando la centralità dei modelli agricoli, alimentari e ambientali e investendo su di essi per creare non solo nuova economia ma anche nuova cittadinanza.
Cosa spinge tanti giovani a credere nuovamente nell’esperienza agroalimentare italiana tornando alla terra? Quali saranno le frontiere più avanzate della ricerca e perché le istanze ecologiche saranno decisive? Come leggere l’evoluzione dello scontro tra i nuovi protezionisti e i fautori dei mercati aperti? E perché il cibo rimarrà una delle questioni geopolitiche centrali per l’uomo e il pianeta?
A queste e altre domande l’autore – protagonista anche dell’esperienza unica di Expo Milano 2015 – prova a rispondere, con un racconto appassionato, tracciando le possibili vie di futuro che l’Italia può giocarsi se saprà credere fino in fondo alle sue potenzialità agricole, alimentari e ambientali.
Senza nascondere le difficoltà, i punti di debolezza, i rischi e la fatica che ancora attraversano l’agricoltura e i territori rurali, il libro mette in evidenza come il paese sia già attraversato oggi da esperienze di innovazione che, dalla terra, portano a percorsi forti di cittadinanza e a storie di impresa e di comunità di grande valore. L’intreccio unico di tecnica e inventiva, cultura e umanesimo, spirito di adattamento e organizzazione che gli italiani esprimono anche in questi campi può fare la differenza. Dopo gli anni duri della crisi, riconoscere queste potenzialità e supportarne la crescita significa per l’autore costruire concretamente i passi del nuovo sviluppo sociale, prima ancora che economico, del paese.
Il rosa non è né una “quota” da proteggere o imporre, né solo un colore, il rosa è un modo di essere, di sentire e di agire, ben lontano dalla subalternità, dalla fragilità e dalla dipendenza, caratteristiche troppo spesso associate al genere femminile.
Chiara Guidi racconta venticinque donne che hanno “rivoluzionato” dal punto di vista culturale e sociale il nostro tempo: da Alda Merini a Zaha Hadid, da Oriana Fallaci a Santa Faustina Kowalska.
Non un libro al femminile ma un libro “femminile”, perché spesso sono state proprio le donne ad agire un cambiamento profondo nella società, con modalità e strumenti femminili ma non per questo meno incisivi. Un libro da gustare
nella diversità delle sue protagoniste, storie divertenti
e coinvolgenti, storie di un secolo attraverso il mondo,
da Parigi a New York, da Milano alla Polonia, storie di vocazione e di illuminazione.
CHIARA GUIDI è critico d’arte e curatore, vive e lavora a Milano. Da anni esegue un puntuale lavoro di monitoraggio dell’arte italiana, attraverso sia i suoi principali protagonisti sia gli artisti emergenti, curandone mostre e originali progetti, oltre che il lavoro di artisti internazionali che appartengono a una generazione emergente. Fra le più importanti curatele: Man Ray, Luoghi della seconda Avanguardia, Agire il mondo e Potere la lingua.
A un giornalista capita di vivere momenti importanti della vita di un Paese. Maria Latella ce li ricorda nei particolari e nel significato profondo, raccontando personaggi e fatti, eventi tragici e mutamenti sociali, la musica, la moda, la pubblicità e lo stile di vita. Il tutto con la leggerezza e la grazia di una cronista abituata a sorridere di se stessa e di chi si prende troppo sul serio. Like a Hurricane cantava Neil Young, e pare colpire nel segno, Latella scrittrice ha il passo e l’ironia di Latella giornalista: se il passato si compone di ricordi newyorkesi e passaggi complicati tra professione e vita familiare, il presente si sintonizza sul registro del cambiamento. Maria Latella registra quel che cambia nel mondo e nella politica, nella sua vita e nella vita dei personaggi che incontra. Solo lo stile non cambia: sorride e intanto “morde”, proprio come quando, nel suo programma tv L’Intervista, pone le domande che il pubblico porrebbe, se fosse al suo posto. Non tutti hanno voglia di rispondere, ma questo non è un problema dell’intervistatrice. La carriera e la vita privata, la storia e le trame di potere che hanno caratterizzato l’Italia negli ultimi decenni sono gli ingredienti di un libro che si legge come un romanzo, nato dallo sguardo ironico di una cronista che non ha paura di dire la sua.
Immagina di fare un lavoro che ti gratifichi sia come persona sia come professionista, un lavoro che ti dia la possibilità di crescere e imparare, che ti permetta di diventare la miglior versione di te stesso.
Questo lavoro esiste, ma né lo trovi né lo perdi: te lo devi inventare. E questo è il momento giusto!
Ma come si fa a inventarsi il lavoro?
All’interno di questo libro Jacopo Perfetti propone un percorso pratico e originale per creare la propria professione attraverso centinaia di strumenti e consigli che l’autore ha appreso dalla sua esperienza di imprenditore e docente universitario, dai suoi stessi errori e dalla storia illuminante di personaggi che hanno elaborato grandi pensieri e fatto cose incredibili.
In quest’epoca di turbolenza e cambiamento, meglio non perdere tempo a inseguire sogni di carriera che non esistono più, meglio abbracciare l’incertezza e trasformarla in un’occasione per investire sui tuoi sogni, non su quelli di qualcun altro.
Alla fine, “You’re fired! Sei licenziato!”, non farà più paura.
“Il lavoro non si trova, il lavoro non si perde, il lavoro si inventa”
“Saremo tutti licenziati!”, “Non trovo lavoro!”, “Non avrò mai più un contratto a tempo indeterminato!”, “Centinaia di curriculum e… zero risposte!”, “L’azienda per cui lavoro è fallita!”, “Il lavoro mi deprime e il mio capo è un incubo!”, “Un robot mi ruberà il lavoro!”, “La mia carriera è bloccata!”
C’è una soluzione a tutte le tue preoccupazioni professionali: inventati il lavoro! E sii tu il cambiamento che vuoi vedere nella tua vita.
“Il libro che ti spingerà definitivamente a cambiare datore di lavoro. Quello nuovo sarai tu!”
– Marco Porcaro, imprenditore seriale e fondatore di Cortilia
Prefazione di Paolo Savona
Ha senso oggi, per un privato, investire in una banca italiana? Il settore – dopo anni di pulizia dei bilanci e ricapitalizzazioni mostruose – rappresenta ancora un’opportunità oppure è un rischio mal calcolato? La risposta di Ernesto Preatoni, imprenditore che ha dato il via a una carriera caratterizzata da una serie di geniali intuizioni proprio attraverso l’acquisizione e la successiva vendita di alcuni tra i più importanti istituti di credito italiani, è tranchant: le banche oggi non solo non rappresentano un affare, ma addirittura costituiscono, nella stragrande maggioranza dei casi, imprese rischiosissime quando non tecnicamente fallite. Aziende che un imprenditore coscienzioso non vorrebbe gestire neppure se gli venissero regalate. Aziende che possono essere salvate solo dallo Stato. Da qui il titolo di questo nuovo libro, in cui Preatoni racconta la ratio con la quale decise di puntare sul settore del credito negli anni ’90, i successi raccolti attraverso le operazioni condotte, ma anche lo sconcerto provato, scoprendo fino a che punto si fossero deteriorati, nel giro di pochi anni, i bilanci delle banche italiane. Preatoni racconta i retroscena di un settore – quello bancario – che se l’uomo della strada ha sempre percepito come paludato e guidato da rigidi e illuminati tecnici in grisaglia, si rivela, sin dagli anni ’80, nella realtà, come un insieme di imprese con a capo funzionari poco preparati, spesso guidati nelle proprie scelte dall’amicizia con questo o quel rappresentante di qualche centro di potere sul territorio. Imprese che sembrano aver fatto utili nonostante manager insipienti e attenti solo ad accrescere il proprio potere. Nel corso del libro l’autore ricostruisce la parabola discendente del settore, dando conto a tutti quei piccoli risparmiatori convinti, loro malgrado, a investire in azioni e obbligazioni di banche fallite, del perché il credito sia arrivato a un tale punto di deterioramento e del perché in molti, già parecchi anni fa, probabilmente conoscessero quanto avanzato fosse lo stato di crisi delle banche italiane. Insomma: il settore, così com’è, difficilmente potrà continuare a sostenere l’economia reale. Il mercato e la regolamentazione europea non lo permettono più. Gli istituti di credito non hanno perciò un futuro? Secondo l’autore potrebbero non averlo, a meno che chi li gestisce non adotti un nuovo modello di business per tornare a fare banca. Come? Attraverso un cambio, radicale, di paradigma, che adegui il settore ai nuovi scenari di mercato.
Il piacere di incontrare un viso, un paesaggio, un libro, un film, una canzone, l’emozione del ritorno o della prima volta: sono impressioni fugaci, momenti di felicità concessi a tutti, indipendentemente da origini, cultura, sesso. Spesso arrivano improvvisi, in situazioni dove nulla sembrerebbe favorirli: nondimeno esistono e resistono, contro venti e maree, al punto di abitare stabilmente la nostra memoria. Marc Augé esplora questi momenti di felicità, mescolando riflessioni e ricordi personali, con un piccolo cammeo dedicato ai canti e sapori d’Italia, delizioso omaggio ai piaceri dei sensi che il nostro paese gli ha sempre offerto e offre a chiunque sappia intenderli come forma di autentica cultura. Ma lo sguardo dell’antropologo si fissa anche sull’oggi, sui momenti felici che oppongono resistenza all’epoca presente, all’inquietudine e all’angoscia: momenti “di felicità nonostante tutto”, perché nei periodi di incertezza avviene di norma che si vada in cerca di salvagenti.
Il secolo greve è l'era di Donald Trump, dei nazionalismi europei e dei partiti anti-qualcosa, il secolo social e «populista» che mette in questione l'assodato e afferma l'indicibile. Se una politica grossolana mostra i segni anticipatori di un Occidente meno equo, meno libero e meno giusto, concentrarsi su di essa, come ormai d'abitudine, restituisce soltanto l'immagine di un sistema impazzito e incomprensibile. Rifiutando ogni semplificazione, Mattia Ferraresi individua dagli Stati Uniti all'Europa i segni più profondi del cambiamento, sulle tracce del tarlo che sta erodendo istituzioni e liturgie delle democrazie liberali e con esse le nostre sicurezze. Si scopre così che «non sono le invasioni» dei nuovi barbari a minacciare la cittadella liberale, sono le fondamenta stesse a dare segni di cedimento»: gli scricchiolii si propagano dalle nostre esistenze fino alle poltrone più ambite della Casa Bianca, in un crescendo di bassezze e spaesamento, una vera e propria perdita di senso, che è la cifra del nostro tempo.
Né biografia né saggio monografico, l'Album Primo Levi si configura piuttosto come un film documentario steso su carta, data la rilevanza che vi assume il materiale iconografico, rappresentato da oltre 400 immagini in gran parte inedite, e da un graphic novel dell'artista Yosuke Taki, ispirato al racconto «Carbonio». Ed è sempre nel rapporto con la dimensione visiva che i testi contenuti nel volume trovano una specifica ragion d'essere: primi fra tutti quelli di Levi, che - in centinaia di citazioni tratte da scritti celebri, rari o del tutto ignoti - entrano in immediata comunicazione con le figure in una continua e sempre coerente alternanza di letteratura e cronaca, poesia in versi e testimonianza storica, invenzione fantastica e intervento pubblico. Il lavoro dei due curatori lega in una documentata trama narrativa ciascuno degli ampi quadri tematici in cui l'opera è suddivisa. Dedicate rispettivamente al mestiere di chimico, al rapporto con la montagna, all'esperienza del Lager, ai mondi della scrittura e della traduzione, e infine alle declinazioni del «fare» creativo - artistico o professionale -, le sezioni dell'Album sono completate da due appendici. La prima, topografica, presenta i luoghi essenziali nella vita di Primo Levi, a Torino e nel Piemonte - Valle d'Aosta; la seconda, in chiusura, è un riepilogo cronistorico per immagini.
L'opera di Primo Levi è come una costellazione, ricca di luci e profondità. Questo Album ne disegna gli addensamenti e ne esplora gli spazi. In ogni sua pagina le immagini, inedite per una quota notevole, si aprono su mondi sempre diversi: e dialogano con brani dello scrittore - notissimi o ignoti, ma sempre di icastica brevità - popolando di cose, personaggi, domande e pensieri questo libro. Un sottile filo narrativo accompagna il lettore aiutandolo a orientarsi tra i fatti. Al centro del discorso spiccano due nomi: «Auschwitz» e «Carbonio». Intorno al primo si concentrano l'esperienza del male estremo vissuto dall'umanità nel secolo scorso, e le riflessioni che Levi andò svolgendo da Se questo è un uomo a I sommersi e i salvati. Ispirate al secondo, le suggestive tavole di Yosuke Taki illustrano il racconto cosmico-visionario sulla nascita e sulle incessanti trasformazioni della vita posto a suggello del Sistema periodico. A corona di questo centro l'Album offre una rappresentazione articolata (e fitta di documenti, episodi e scritti inediti) di quattro azioni che costituiscono altrettanti pilastri dell'opera di Levi uomo e scrittore: l'atto del «Cucire molecole», essenza della sua professione di chimico, e quello del «Cucire parole», decisivo nel lavoro quotidiano del narratore, del creatore di linguaggi e dell'appassionato di giochi linguistici. E poi l'«Andare in montagna», coraggioso fino alla temerarietà nel ragazzo che amava sfidare la natura e che nel 1943 scelse di slancio la lotta partigiana in Valle d'Aosta. Infine, la pratica del «Pensare con le mani», cosí naturale per ogni essere umano, in primo luogo nell'agire lavorativo, eppure cosí generalmente trascurata dalla letteratura. Anche in questo l'Album si propone di mettere in risalto gli aspetti piú originali dell'opera di Levi, qui considerato come un grande scrittore letto oramai in tutto il mondo, ma anche come un uomo di pensiero fra i piú sensibili alla vita concreta del mondo di oggi.
Fabio Levi
Questo libro è un viaggio, anche nel tempo, alla scoperta di qualcosa di nuovo e di straordinario: la Fisica Quantistica, nelle sue logiche, nelle sue potenzialità, nelle sue applicazioni e nei suoi possibili sviluppi. All'interno del volume vengono ricostruiti passo dopo passo i momenti fondamentali del pensiero quantistico, le questioni su cui si sono interrogati i più grandi scienziati degli ultimi decenni, e i diversi contesti nei quali si sono evoluti i principali modelli della Meccanica Quantistica. Sullo sfondo delle ricerche più attuali - come per esempio quella sulle onde gravitazionali che ha portato al Nobel per la Fisica 2017 -, vengono indagati anche i rapporti esistenti fra Fisica Quantistica, Relatività Einsteiniana e Teoria delle Stringhe. Inoltre, fra i tanti temi trattati nelle sue pagine, trovano spazio persino le incredibili ricadute che gli studi sulla Fisica Quantistica stanno avendo negli ambiti della medicina e delle ricerche sul cervello e sulla coscienza. "Il mondo secondo la Fisica Quantistica" è basato sul confronto diretto con gli scienziati che si occupano degli studi più avanzati e che sono i protagonisti delle ricerche più recenti. Al contempo, grazie alla competenza e alla capacità divulgativa dell'autore, queste pagine affascinano con esempi chiari e illuminanti legati alla vita di tutti i giorni, svelano il presente e il futuro di una visione rivoluzionaria del mondo.
Le nostre società stanno naufragando verso una condizione umana senza gioia, all'origine della quale è anche la grande illusione che il mercato, o l'impresa burocratica e gerarchica, ci potesse regalare una buona convivenza senza dolore, ci facesse incontrare un altro che non ci ferisse, che non combattesse ma semplicemente scambiasse innocuamente con noi. Le tante esperienze di economia sociale, civile, di comunione, di ieri e di oggi, ci dicono questo: il mercato può diventare luogo di vero incontro con l'altro purché si apra alla gratuità, purché non fugga dalla ferita dell'altro. Ci sono un'immagine e un'intuizione all'origine di questo testo: l'immagine e il combattimento di Giacobbe con l'angelo narrato dal libro della Genesi, e l'intuizione correlata è l'indissolubile legame presente in ogni autentico rapporto umano tra "ferita" e "benedizione" Un tentativo autorevole e originale per comprendere qualche dinamica meno visibile delle cause della crisi epocale che stiamo attraversando - che è una crisi essenzialmente delle relazioni umane - e aprire un coraggioso e appassionante discorso di futuro.
Che differenza c'è tra Kennedy e Trump? E tra Stalin e Putin? Tra Renzi e De Gasperi? Tra Mussolini e Berlusconi? Tra Hitler e Grillo? Sotto ogni cielo, i popoli sono sempre stati affascinati dagli uomini soli al comando. Li invocano, li acclamano, salvo poi abbatterli e calpestarli. I grandi strateghi politici hanno la vista più lunga degli altri, ma spesso il delirio di onnipotenza li rende miopi e capaci di errori madornali che nessun altro farebbe. In "Soli al comando", Bruno Vespa propone 28 ritratti di leader (17 stranieri e 11 italiani). E ne racconta l'ascesa, le grandi conquiste, la vita sentimentale, gli errori, la caduta, talvolta tragica e talvolta, invece, seguita da clamorose rimonte. Il delirio di onnipotenza indusse Hitler a invadere l'Urss, pur essendo impegnato sul fronte occidentale. E Mussolini, sciaguratamente, lo seguì, mentre il crudele Franco mollò i due alleati al momento opportuno. Stalin, responsabile del genocidio dei contadini, per incompetenza militare mandò al massacro centinaia di migliaia di soldati. E Mao Tse-tung, mito di una generazione (anche in Occidente), ha superato per numero di vittime sia Hitler sia Stalin e ha trascorso gli ultimi anni tra le mollezze di un satrapo. Vespa descrive la durezza caratteriale di Churchill (che gli consentì di salvare l'Inghilterra), il carisma e gli errori politici di Roosevelt, l'abilità di Fidel Castro nel sopravvivere tra Russia e America, il fascino di John F. Kennedy e la sua patologica bulimia sessuale. Ricostruisce l'incredibile carriera di Trump, l'unico americano passato direttamente dal mondo degli affari alla Casa Bianca. E quella di Putin, l'agente del Kgb oggi padrone della Russia. Di Xi Jinping, diventato dopo il congresso di fine ottobre 2017 il nuovo Mao. Di Angela Merkel, la prudente ricercatrice universitaria della Germania Est che, indebolita, ha appena iniziato il suo quarto mandato. E ancora, i successi e le amarezze di De Gasperi, le acrobazie di Togliatti per sopravvivere alle Grandi Purghe staliniane, la lotta senza quartiere tra due grandi leader come Craxi e Berlinguer, il potere - mai assoluto - di Moro, Fanfani e Andreotti. E, arrivando ai nostri giorni, la sorprendente longevità politica di Silvio Berlusconi, la volontà di riscossa di Matteo Renzi a un anno dalle dimissioni dopo il referendum istituzionale, la nascita e lo sviluppo di una formazione politica verticistica come il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo e Luigi Di Maio, la guida dell'Italia dal «sommergibile» di Paolo Gentiloni. Scena e retroscena di un secolo, nel racconto dei suoi protagonisti.
Nitido e scritto a macchina, il biglietto in busta sigillata infilato sotto la porta confermava l'appuntamento. Arundhati Roy aspettava questa notizia da mesi, era pronta: doveva farsi trovare al tempio di Ma Danteshwari nell'orario e nel giorno stabiliti, con la macchina fotografica, il tika e una noce di cocco. In questo modo il pericoloso ribelle adivasi che avrebbe incontrato, a sua volta provvisto di cappellino, rivista hindi "Outlook" e banane, avrebbe potuto riconoscerla. Ad accoglierla, però, c'era un ragazzino dall'aria tutt'altro che minacciosa, e per giunta senza giornale né banane, veloce spuntino consumato per ingannare l'attesa. Molto poco professionale per chi costituiva "la più grande minaccia per la sicurezza interna" dell'India, come sostenuto senza mezzi termini dal primo ministro Chidambaram in persona. Comincia così questa coraggiosa e sorprendente ricognizione attraverso un'India sconosciuta, il cui orizzonte fisico ed economico negli ultimi decenni è stato completamente ridisegnato dalle multinazionali. Con la connivenza del governo, le grandi aziende si sono impadronite delle terre, delle foreste, delle vite delle popolazioni locali in maniera del tutto illegittima e anticostituzionale. Ma i poveri di questi villaggi hanno deciso di fare fronte comune e di unirsi alla ribellione maoista per guidare la più grande democrazia del mondo verso un futuro alternativo al capitalismo selvaggio e all'avidità dilagante.