Oggi si parla di diritti. Anche la Chiesa, soprattutto dal Concilio Vaticano II in poi, ne parla, sia di quelli umani in generale che di quelli dei cristiani in particolare: diritti da rispettare fuori dalla Chiesa, ma anche dentro.
Nel rapporto, non sempre facile, tra semplici fedeli ed Autorità ecclesiastica (vescovi e superiori religiosi), interviene la disciplina canonica che contiene molte norme a tutela dei diritti dei cristiani. Questo libro cerca di illustrarle, descrivendo in particolare il procedimento che si svolge davanti al Tribunale romano della Segnatura apostolica (chiamato "processo contenzioso amministrativo") e che decide del ricorso presentato da un fedele contro la decisione di un superiore ecclesiastico.
Un testo per tutti quelli che vogliono conoscere un aspetto poco noto della vita della Chiesa.
Sergio Felice Aumenta è nato in Ancona nel 1956.
E' stato alunno dell'Almo Collegio Capranica in Roma ed è sacerdote diocesano dal 1985.
Si è laureato in Giurisprudenza presso l'Università di Pavia, discutendo una tesi in Diritto canonico (1980).
Ha conseguito il Baccellierato in S. Teologia nel Pontificio Ateneo Antoniano (1984), il Dottorato in Iure Canonico presso la Pontifica Università Lateranense (1997) e l'avvocatura Rotale (1998).
Attualmente collabora in qualità di giudice nel Tribunale Ecclesiastico Piemontese ed è parrocco di Villafranca d'Asti.
La dipendenza del Diritto dal linguaggio è un dato di fatto millenario di cui il secolo scorso ha preso coscienza in modo esplicito soprattutto attraverso le varie Teorie dell'interpretazione sviluppatesi in ambito analitico ed ermeneutico. Il tema, però, è molto più ampio e si pone già all'origine stessa del pensare giuridico, nel momento in cui si cerca di esprimere con le parole la complessità del vissuto umano sottoposto sia all'attività normativa che giudiziale: è là che emergono i concetti, che popolano il mondo giuridico. I concetti, però, non esistono (in natura) ma dipendono dal linguaggio disponibile ad ogni cultura e civiltà, nel tempo e nello spazio della storia umana, soffrendo a volte le strettezze della stessa espressività... anche per mancanza dei termini adeguati, cosicché il giurista può rimanere ...senza parole (adeguate) davanti alla realtà.