Gli etruschi, come altri popoli antichi, solevano invocare con devozione i Mani in appositi riti libatori e, a quanto pare, in cambio di preghiere e offerte, potevano in certi casi ottenerne consigli e, in ogni caso, conforto. Con la scomparsa dalla scena umana di tutti i loro devoti, i Mani etruschi, i più invocati, tacciono da due millenni e una loro manifestazione proprio in questi nostri tempi disincantati sarebbe da considerare almeno improbabile. Per queste e altre ragioni, l'autore ritiene meritevole di racconto e di analisi attenta una vicenda che ha tre protagonisti: un personaggio dei nostri giorni che invoca con fervore gli etruschi, delle "voci", rivelate da un registratore e non altrimenti apprezzabili, che dichiarano di essere appunto dei Mani etruschi e un'anforetta etrusca dal ruolo apparentemente misterioso ma decisamente importante.
Se per anima intendiamo la parte incorporea dell'essere, sede della sensibilità, del giudizio e della volontà, fonte dei pensieri, dei desideri e delle passioni, ebbene sì, gli animali hanno un'anima. Se per anima intendiamo il coraggio, i sentimenti nobili, gli istinti generosi di un essere considerato dal punto di vista morale, ebbene sì, gli animali hanno un'anima. Se per anima intendiamo un'entità immateriale, ma pur tuttavia sottile e sostanziale, che si separa dal corpo nel momento della morte; ebbene sì, gli animali hanno un'anima. L'autore considera in quest'opera unicamente i vertebrati superiori, in particolare i mammiferi, che sono per la loro sensibilità e per i loro comportamenti i più vicini all'uomo.
Un libro che affronta i problemi fondamentali della vita dal punto di vista spirituale: la terra è solo una tappa del lungo viaggio per le vie dei mondi. Chi ha compreso lo scopo vive con un ideale che lo fa sereno, attivo per operare il bene!