Questo volume presenta scritti tutti già pubblicati ma che l'autore ha riunito per testimoniare della sua continua attenzione alla filosofia, all'estetica, alla semiotica medievale, sin dall'inizio dei suoi interessi storiografici degli anni universitari. Raccoglie così le ricerche sull'estetica medievale e in particolare quella di Tommaso d'Aquino, gli studi di semantica sull'arbor porphyriana e sulla fortuna medievale della nozione aristotelica di metafora, esplorazioni varie sul linguaggio animale, sulla falsificazione, sulle tecniche di riciclo nell'Età Media, sui testi di Beato di Liebana e della letteratura apocalittica, di Dante, di Lullo e del lullismo, su interpretazioni moderne dell'estetica tomista, compresi i testi giovanili di Joyce. Una seconda sezione raccoglie scritti meno accademicamente impegnativi ma che tuttavia possono fornire anche al lettore non specialista idee sul pensiero medievale e sui suoi vari ritorni in tempi moderni, con riflessioni sugli embrioni secondo Tommaso, l'estetica della luce nel paradiso dantesco, il Milione di Marco Polo, la miniatura irlandese e quella del tardo Medioevo, documentate visivamente in una succinta raccolta di immagini. Pur conservando a questi scritti, che coprono un arco di sessant'anni, la loro natura originale, l'autore li ha uniformati dal punto di vista bibliografico e redazionale, eliminando, seppure non del tutto, alcune riprese e ripetizioni.
Spaziando dalla religione alla politica, dai sentimenti alla filosofia, dall'estetica alla psicologia, Galimberti ci offre un modello dinamico di interpretazione della realtà. Alcune voci: Adolescenza: tappa inconclusa dell'eterno disordine Censura: l'effetto ultimo della censura è in fondo quello di confondere la destra con la sinistra Creatività: C'è ancora del caos dentro di voi? - chiedeva Nietzsche - C'è ancora una stella danzante?
È opinione diffusa che fra ragione e passione esista una differenza radicale: si ritiene che la ragione sia fredda e che il mondo delle passioni sia invece caratterizzato dal dominio dell’impulso. Da questo si fa spesso conseguire una svalutazione della dimensione passionale, che andrebbe tenuta a freno per far prevalere i dettami della ragione. Umberto Curi dissolve qui i molti pregiudizi tuttora prevalenti riguardo alle passioni. Attraverso l’analisi di una molteplicità di opere differenti, dai testi filosofici ai capolavori di Mozart, dai film di Pasolini alle grandi composizioni musicali di Bach, l’autore mostra l’importanza fondamentale che alle passioni è riconosciuta in tutta la tradizione culturale occidentale, dal mondo arcaico greco fino alla nostra contemporaneità, attraverso significativi passaggi all'età moderna.
L'autore
Umberto Curi è professore emerito di Storia della filosofia presso l?Università degli Studi di Padova e docente presso la facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Ha tenuto cicli di lezioni e conferenze in università europee e americane. Nelle nostre edizioni ha pubblicato Lo schermo del pensiero (2000) e Straniero (2010).
Ancora una volta tocchiamo con mano che la tecnica non è più un mezzo a disposizione dell'uomo, ma è l'ambiente, all'interno del quale, anche l'uomo subisce una modificazione, per cui la tecnica può segnare quel punto assolutamente nuovo nella storia, e forse irreversibile, dove la domanda non è più: "che cosa possiamo fare noi con la tecnica?", ma: "che cosa la tecnica può fare di noi?". (U. Galimberti).