Questo romanzo è una rievocazione del grande musicista nel periodo che precede la creazione dell'"Otello". L'azione si concentra in pochi mesi, nella suggestiva cornice della Venezia di fine Ottocento, che Wagner aveva eletto a palcoscenico dei suoi trionfi. Werfel immagina che Verdi vi si rechi in incognito a studiare il rivale, convinto che la propria vena creativa sia esaurita. Il conflitto tra i due musicisti diventa la chiave interpretativa del romanzo fino a quando Verdi, riacquistata la consapevolezza della propria arte e della propria indipendenza spirituale, si recherà ad incontrare il grande nemico-amico e apprenderà della sua morte.
Un appassionato racconto in prima persona, simile ad un viaggio, nella vita di Lucio Dalla e nelle pieghe di un incontro, quello di Lucio con l'autore, dal 1997 alla fine: attraverso i ricordi di Alemanno, un percorso dalle strade di Bologna a quelle di New York, da Dublino a Barcellona, da Mosca a Lisbona, ma anche in Sicilia, a Napoli, in Puglia e in tanti altri posti... Un viaggio fatto di parole, aneddoti, persone, odori, sensazioni e arte: quella vista in un museo e quella ideata, pensata, realizzata, insieme a quella che era ancora lì da venire... Oltre alle parole, anche alcune fotografie, scattate dallo stesso Alemanno, mentre era in giro, con Lucio, per il mondo, quando fissava in un'immagine quello che gli occhi di Lucio, insieme ai suoi, si erano fermati a guardare...
Un prima e un dopo. Come tutti i grandi artisti, Lucio Battisti ha lasciato un'impronta indelebile nella musica italiana: le sue indimenticabili e rare apparizioni televisive, la sua voce asciutta e fragile, i testi semplici eppure così radicalmente diversi e innovativi, una composizione musicale complessa, accurata, dall'effetto struggente. Lucio Battisti è un autore che ancora oggi ascoltiamo senza esserne mai sazi. In tanti hanno scritto di Lucio Battisti, ma in pochi lo conoscevano davvero; la sua musica è stata discussa, analizzata, amata o odiata, ma dell'uomo si è detto solo quello che la sua profonda riservatezza permetteva. Pietruccio Montaibetti, chitarra leader dello storico gruppo dei Dik Dik, è stato il suo primo grande amico a Milano. Questo libro è il racconto di un'amicizia lunga una vita, tra momenti di quotidiana leggerezza e grandi svolte professionali: il primo incontro in una sala parrocchiale adattata a studio di registrazione; un Natale trascorso in famiglia; le gite e le passeggiate; l'inizio del sodalizio artistico con Mogol. Un libro fatto di ricordi che, oltre all'artista, rende giustizia all'uomo Lucio Battisti e al suo mondo di emozioni, timidezze, determinazione e talento.
"Ho passato tanti anni a chiedermi perché non ho mai smesso di scrivere questi quaderni. Adesso lo so: perché amo la mia vita e non voglio rischiare di dimenticarlo mai." Si conclude così il lungo diario che nel 2010 Tiziano Ferro sceglie di aprire ai fan, trovando una difficile misura tra sincerità e pudore, malinconia e spensieratezza, entusiasmo e disincanto. Era il 20 febbraio, la vigilia dei suoi trent'anni e di una nuova stagione della vita da affrontare finalmente a viso aperto. Questo nuovo diario riprende la cronaca dei giorni proprio lì dove si era interrotta per raccontare dal di dentro l'esperienza catartica della scrittura, la nascita di un disco e la sofferta ricerca - su una strada non sempre lineare - dell'equilibrio interiore. Ma soprattutto, la conquista di una nuova, esaltante, decisiva consapevolezza: l'amore è una cosa semplice.
4 marzo 1943 - 1 marzo 2012: sono gli estremi della parabola terrena di Lucio Dalla, un grande artista della parola e della musica che ha saputo raccontare l’allegria e la disperazione, la forza dell’amore, l’inquietudine del vivere. Curioso, sperimentatore, spregiudicato nella sua ricerca artistica e umana, non ha mai nascosto la profonda religiosità che animava la sua visione del mondo ma anche la sua concezione dell’arte, perché – diceva – «Dio è tutto: forma e contenuto». Questo libro delinea il profilo artistico di Dalla grazie a un’attenta analisi dei testi delle sue canzoni e la ricostruzione dei rapporti con artisti e intellettuali (come Roberto Roversi e Francesco De Gregori) cruciali per la sua formazione e la sua carriera. Lucio Dalla, un «giullare di Dio» come l’amatissimo Francesco d’Assisi, è stato capace di raccontare non solo il nostro tempo storico ma ancora di più il nostro tempo interiore, lo scorrere delle nostre stagioni esistenziali. E lo farà ancora a lungo.
L'autore affronta un tema apparentemente lontano dai suoi, pur ampi, interessi scientifici, ma in realtà profondamente legato ad un argomento da lui studiato e amato da sempre: la musica. L'analisi della bellezza di un testo musicale viene accostata alla analisi della bellezza del testo poetico che l'ha ispirato, e l'autore, attraverso suggestivi esempi tratti dall'ambito della poesia e della musica sacra, dimostra come si realizzi "una superiore inscindibile unità poetico-musicale". Dell'insieme di queste puntuali e coinvolgenti analisi si sottolinea la spiccata novità. Poesia-musica-bellezza sono gli elementi costitutivi di questo scritto, un incontro trinomiale di grande fascino, tra continui rimandi e collegamenti con la fede in colui che, per l'autore, è la bellezza per essenza: Dio.
La regia di Madama Butterfly così come la voleva Puccini. Nell'ambito dell'Edizione nazionale delle opere di Giacomo Puccini, il primo volume di una serie dedicata alle mises-en-scène originali delle opere del Maestro, a cura dell'esperto pucciniano Michele Girardi. Il volume dedicato a Madama Butterfly apre la terza sezione dell'Edizione nazionale delle opere di Giacomo Puccini, che si propone di pubblicare la documentazione superstite di tutti gli allestimenti delle sue opere direttamente sovrintesi dal compositore (oltre ai titoli sopra citati, la lista comprende anche Le Villi, Manon Lescaut, La fanciulla del West, Il trittico). Se le edizioni recenti di mises-en-scène sono state prodotte finora col metodo dell'edizione in facsimile, ciascun volume dell'edizione nazionale prevede invece l'edizione critica degli originali, manoscritti e a stampa, e comprende la riproduzione del piano scenico e dei segni per la posizione e il movimento degli interpreti.
Quarant'anni di musica. Trentasei album di rock and roll, folk e country, con sfumature di blues, techno e altri stili. Una vita a scrivere canzoni e a fare musica, canzoni che sono tuttora popolari e destinate a durare nel tempo. Neil Young è tutto questo. Qui si racconta, con semplicità e passione, rifacendo la strada percorsa, dai Buffalo Springfield alle collaborazioni con Crosby, Still & Nash, i Crazy Horse e altri gruppi e artisti di eccellenza. È, quella di Young, una scrittura che ci restituisce, intatte, le ragioni che hanno nutrito, contemporaneamente, l'ispirazione del songwriter e l'uomo che ha continuato a battersi nelle battaglie civili, per la pace, per l'ambiente, per i ragazzi disabili, per quel "sogno" che non ha mai smesso di sognare.
Come un rosario di suoni sgranati, come un mulino tibetano regolato da una pazienza celeste: così, nelle parole di Mario Bortolotto, apparve la musica quieta e smisurata di Morton Feldman all'orizzonte della Neue Musik. Ma se la novità radicale rappresentata dall'irruzione di Feldman sulla scena newyorkese fu in quel modo di comporre diverso da ogni altro (compreso quello del suo maestro Cage), ciò che sorprende per contrasto nei suoi scritti è la scintillante vivacità di una penna la cui verve polemica e incurante ironia ancora oggi lasciano il segno. Nessuna tenerezza per Darmstadt. Questi pensieri verticali sono come frecce avvelenate che si incuneano fra i resti di alcune inscalfibili certezze, corrodendole dall'interno. Una meditazione sulle essenze musicali, e sul tempo - "è la scansione del tempo, non il Tempo in sé, che è stata spacciata per l'essenza della musica" scrive Feldman. E ancora: "A me interessa come questa belva vive nella giungla, non allo zoo" -, ma anche sui fili misteriosi che legano da sempre Arte e Società: "la società, per come la vedo io, è una specie di mastodontico apparato digerente, che tritura qualunque cosa gli entri nella bocca. Questo smisurato appetito può ingollare un Botticelli in un sol boccone, con una voracità da terrorizzare tutti tranne il guardiano di uno zoo. Perché l'arte è così masochista, così desiderosa di essere punita? Perché è così ansiosa di finire dentro quelle gigantesche fauci?".
Nella seconda edizione italiana del Rito delle esequie una novità rilevante è la corposa appendice musicale. Sono qui presentati tutti gli accompagnamenti d'organo per le melodie allegate al rituale, curate dall'Ufficio Liturgico Nazionale della CEI. Come disposto nella premessa al nuovo Rito delle esequie, in questa celebrazione il canto riveste particolare importanza: può aiutare ad esprimere il dolore di fronte alla morte, la speranza che anima la vita del cristiano, la consolazione della fede". Le melodie scelte sono approntate con l'obiettivo di servire il rito sia attingendo al Repertorio Nazionale sia componendo semplici brani che rispettassero rigorosamente la forma e la funzione di ogni testo intonato e che risultassero eseguibili da ogni tipo di assemblea. "
"L'idea che per capire la musica si debba per forza possedere un certo bagaglio culturale è una furbata, spesso è una scusa per pigri, o una medaglia acquisita sul campo per chi crede di essere fra quelli che la 'capiscono'. Avere gli strumenti per godere della musica non significa conoscere né l'armonia né l'epoca in cui è stata scritta né il retroterra culturale del compositore, ma riconoscere qualcosa che abbiamo dentro e che risuona."
In questo libro Stefano Bollani ci spiega il bello della musica. E lo fa con parole semplici, con il suo spirito libero, sfatando insidiosi luoghi comuni e svelando i segreti di un laboratorio fantastico, quello dell'improvvisatore: armonia, melodia, dinamiche, ritmo, colpi a effetto, trucchi, debolezze e assi nella manica dei jazzisti, dei creatori pop e degli interpreti. Parliamo di musica è un viaggio affascinante nei meccanismi della creazione musicale raccontato da uno dei massimi talenti del nostro tempo.
Bollani però prima di tutto è un vorace ascoltatore, dai Beatles a Frank Zappa, da Elio e le Storie Tese a Giacomo Puccini, da Bill Evans alla bossanova di Antônio Carlos Jobim e così, compilando una sorta di appassionato "taccuino di appunti", il grande pianista ci guida nella comprensione dei suoni e delle loro diverse chiavi di lettura, fino a farci scoprire che si tratta di un percorso dentro le nostre stesse percezioni nascoste.
Perché "non solo nella musica, ma anche nella vita, il vero spettacolo è ascoltare".