Cosa significa amare Dio? Come possiamo rispondere all’amore di Dio per noi? La Scrittura ci dà la testimonianza di un Dio che è amore e che ci ama in modo preveniente e incondizionato; il suo amore interpella la fede e impegna totalmente l’uomo.
Ma l’amore di Dio non va disgiunto dall’amore per il prossimo. L’amore è il fine della vita cristiana, il comandamento nuovo, definitivo che Gesù ci ha lasciato. Amare il prossimo significa ricercare il bene dell’altro, operare a favore dell’altro; è un cammino che non si nutre di idealismi, ma avviene attraverso gesti e atteggiamenti vissuti nel quotidiano e che costituiscono una grammatica umana dell’amore.
Il CD contiene la registrazione del ciclo di incontri “L’amore di Dio e del prossimo” tenuto da fr. Enzo Bianchi a Bose in occasione delle due giornate di primavera e del corso estivo 2011. Le meditazioni “Amerai il tuo prossimo come te stesso” e “Una grammatica dell’amore umano” sono disponibili su richiesta anche in formato CD audio.
Cosa fare della propria vita per non buttarla, per viverla in pienezza, per trovare senso, il senso dei sensi, e fare della propria vita un capolavoro, un'opera d'arte? Cogliere che la propria vita è unica, che non ce ne sarà un'altra e che quella vita va vissuta in una forma che abbia senso per chi "viene al mondo". Il mestiere di vivere è faticoso, duro, ma può essere buono, bello e beato se la vocazione diventa mestiere di vivere.
Una nuova lettura della lettera di Paolo ai Filippesi, che chiede ad ogni cristiano un'adesione personalissima a Cristo e, nello stesso tempo, ad una dimensione comunitaria della propria fede: vivere una profonda relazione con il Signore altro non è che acconsentire a fare quotidianamente questo insieme ai fratelli, membra del corpo di Cristo. Un libro che ricostruisce il centro vitale della comunità cristiana, oltre ogni sfrenato attivismo, idolatria della militanza, burocratizzazione dei ministeri nella comunità cristiana.
Il primo di una serie di otto volumetti che Enzo Bianchi dedica alla lotta spirituale contro le tentazioni e i vizi capitali. Vale la pena lottare contro le tentazioni che si annidano nel nostro cuore, per ristabilire rapporti autentici con se stessi, con gli altri e con Dio. Vale la pena cambiare il nostro stile di vita guidati dal Priore di Bose Enzo Bianchi che, come un fratello anziano, ci addestra nell'arte della lotta spirituale.
Se è vero che noi oggi diamo poca importanza all’ingordigia, al punto che non la consideriamo più come un peccato, e altrettanto vero che, mai come oggi, sperimentiamo quanto essa sia dannosa per la nostra salute. È parados- sale eppure reale: siamo maggiormente disposti ad accettare i disagi prove- nienti dagli abusi nel nostro rapporto con il cibo che non quelli causati da un suo retto uso, cioè le moderate rinunce e il giusto rapporto con il cibo che ci consentirebbero di intrattenere un rapporto equilibrato con il nostro corpo.
enzo Bianchi (1943) è fondatore e priore della Comunità Monastica di Bose. È autore di numerosi testi, tradotti in molte lingue, sulla spiritualità cristiana e sulla grande tradizione della Chiesa, scritti tenendo sempre conto del vasto e multiforme mondo di oggi. Collabora con «La Stampa», «Avvenire», e, in Francia, con «La Croix», «Panorama» e «La Vie». Autore di diversi libri come Il pane di ieri (Einaudi, 2008), Ogni cosa alla sua stagione (Einaudi, 2011), per le Edizioni San Paolo ha pubblicato, tra gli altri: Il Padre nostro. Compendio di tutto il Vangelo (20082), L’amore vince la morte (20082), Ascoltate il figlio amato! (2008), Perché pregare, come pregare (2009), Il Padre Nostro spiegato da Enzo Bianchi (2010), Una lotta per la vita. Conoscere e combattere i peccati capitali (20112) e Le tentazioni di Gesù Cristo (2012).
Enzo Bianchi dedica questo volume della serie "Se questa vita ha un senso" alla lussuria, vizio dell'anima. La voracità di cibo e quella sessuale affondano le radici nello stesso terreno: "l'ingordigia è madre della lussuria"; significativamente Giovanni Climaco mette in bocca all'ingordigia personificata questa dichiarazione: "Mia figlia primogenita è la lussuria", perché l'eros è chiamato alla relazione, ma se quest'ultima è negata, il sesso si deforma in lussuria.
Enzo Bianchi dedica questo volume della serie "Se questa vita ha un senso" all'avarizia. L'avarizia è un vizio che si insinua lentamente nel cuore dell'uomo: si inizia con il trattenere per sé ciò che può essere condiviso con altri; si prosegue con l'accumulare senza mai essere soddisfatti; ciò provoca una crescente inquietudine, la quale a sua volta genera l'ossessione dell'aumento del possesso.
La collera, l'ira (orghé) è quella passione che ci assale come un vento impetuoso, emerge come un bollore improvviso dal nostro intimo e divampa come un fuoco divorante, avendo come bersaglio l'altro, gli altri. Essa è per eccellenza il vizio visibile, tanto da sfigurare chi ne è preda, producendo anche effetti psicosomatici: fa perdere il fato, genera una sensazione di soffocamento, e non è dunque casuale che la Bibbia per indicarla si serva dell'espressione "brevità di respiro" (qezor 'appajim: Pr 14,17).
Enzo Bianchi dedica questo volume della serie "Se questa vita ha un senso" alla tristezza. Vi è una tristezza buona, cioè quell'afflizione che consiste nella sofferenza per la propria lontananza da Dio e che può condurre fino alla compunzione, al sentire il proprio cuore trafitto da Dio stesso che ci invita a ritornare a lui. Il vizio di cui ci occupiamo è invece quella tristezza che non è secondo Dio, ossia quell'ombra che ci abita, ci paralizza e ci deprime, spegnendo poco per volta in noi la voglia di vivere. Il segno da cui si riconosce tale tristezza è l'incapacità di piangere: solo grazie al dono delle lacrime possiamo infatti sperimentare la tristezza quale giusta sofferenza per i nostri peccati.
Enzo Bianchi dedica questo volume della serie "Se questa vita ha un senso" all'acedia. Questa tentazione, che l'essere umano ha sempre conosciuto, forse oggi si fa più frequente e intensa, soprattutto nel mondo occidentale: là dove non si è più assillati dalla fame e dalla lotta quotidiana per la sopravvivenza, ecco aprirsi lo spazio per desideri e bisogni che vanno al di là di quelli primari e che, proprio per questo, hanno in sé una vena di insaziabilità. Quando oggi si cerca di capire l'aumento di suicidi in tutte le fasce di età, la rivendicazione sempre più insistente ed esplicita di essere aiutati a morire senza sofferenza, la rimozione della morte per l'insostenibile pesantezza della sua realtà, allora bisognerebbe avere il coraggio di fare una diagnosi nella società e nella cultura e riconoscere che siamo in una società depressa, viziata dall'acedia, da questo "male oscuro" che impedisce il dinamismo dell'amare e dell'essere amati.
Se l’acedia è atonìa, la vanagloria provoca una sorta di iper-tonìa: in noi si risvegliano il vigore e la forza, e tutto in vista della lode, dell’applauso altrui. Eppure, paradossalmente, la vanagloria e l’acedia sono probabilmente i vizi più diffusi nella nostra società: certo, l’acedia scaccia la vanagloria e la vanagloria l’acedia, ma entrambi questi vizi saturano l’aria che respiriamo. La vanagloria è davvero una tentazione sottilissima e assai difficile da discernere, un vizio multiforme che ci attacca da ogni parte: «facilmente si mescola a ogni opera virtuosa».
L’orgoglio, strettamente legato alla vanagloria, è invece il vertice e il più sottile di ogni peccato e, nel contempo, si cela in ognuno di essi.
Enzo Bianchi (1943) è fondatore e priore della Comunità Monastica di Bose. È autore di numerosi testi, tradotti in molte lingue, sulla spiritualità cristiana e sulla grande tradizione della Chiesa, scritti tenendo sempre conto del vasto e multiforme mondo di oggi. Collabora con «La Stampa», «Avvenire», e, in Francia, con «La Croix», «Panorama» e «La Vie». Autore di diversi libri come Il pane di ieri (Einaudi, 2008), Ogni cosa alla sua stagione (Einaudi, 2011), per le Edizioni San Paolo ha pubblicato, tra gli altri: Il Padre nostro. Compendio di tutto il Vangelo (20082), L’amore vince la morte (20082), Ascoltate il figlio amato! (2008), Perché pregare, come pregare (2009), Il Padre Nostro spiegato da Enzo Bianchi (2010), Una lotta per la vita. Conoscere e combattere i peccati capitali (20112) e Le tentazioni di Gesù Cristo (2012).
Comprendere in maniera profonda e intelligente questi canti non è facile; anzi, proprio perché essi contengono in realtà «la parola della croce» (1Cor 1,18), possono anche scandalizzarci e indurire il nostro cuore, attraverso il loro messaggio che pare inaudito, irricevibile (cf. Is 53,1).
Leggendo i Canti del Servo si medita in profondità sulla vita di Gesù: ciò che il profeta ha scritto alla metà delVI secolo a.C.si è realizzato pienamente nella vicenda di Gesù Cristo, Messia crocifisso, «vincitore perché vittima». Gesù deve aver pensato la propria vocazione più profonda alla luce di questi canti, assumendoli come forma della sua vita, fino a interpretare attraverso di essi la propria fine.
Enzo Bianchi (1943) è fondatore e priore della Comunità Monastica di Bose. È autore di numerosi testi, tradotti in molte lingue, sulla spiritualità cristiana e sulla grande tradizione della Chiesa, scritti tenendo sempre conto del vasto e multiforme mondo di oggi. Collabora con «La Stampa», «Avvenire», e, in Francia, con «La Croix», «Panorama» e «La Vie». Autore di diversi libri come Il pane di ieri (Einaudi, 2008), Ogni cosa alla sua stagione (Einaudi, 2011), per le Edizioni San Paolo ha pubblicato, tra gli altri: Il Padre nostro. Compendio di tutto il Vangelo (20082), L’amore vince la morte (20082), Ascoltate il figlio amato! (2008), Perché pregare, come pregare (2009), Il Padre Nostro spiegato da Enzo Bianchi (2010), Una lotta per la vita. Conoscere e combattere i peccati capitali (20112) e Le tentazioni di Gesù Cristo (2012).