A cinquant'anni dal Concilio Vaticano II, il volume intende rivisitare la questione del nesso tra rinnovamento personalistico della morale e criteri oggettivi fondati sulla natura. Il libro include anche il cosiddetto Memoriale di Cracovia, tradotto per la prima volta in italiano, che raccoglie il contributo di Karol Wojtila e di altri studiosi in vista della redazione della Humanae vitae.
Ogni azione umana è mossa dal desiderio della felicità, sul quale si fonda l'intimo impulso a cercare qualcosa di più grande di se stessi e a trascendersi nella ricerca della perfezione. Il desiderio della felicità è il segno della chiamata rivolta da Dio nell'intimo di ogni uomo a cercare il bene morale e a raggiungere il suo perfezionamento in un agire virtuoso e nella carità, che delle virtù è la sintesi e il compendio. Lo studio dei fondamenti della morale cristiana rivela, conformemente al mandato del Concilio Vaticano il, l'altezza della vocazione di cui ogni uomo è destinatario in Cristo. L'intimo impulso alla felicità che anima ogni essere umano è portato alla sua pienezza nella vita filiale, ricevuta in dono attraverso l'opera del Figlio di Dio. La vita filiale è esaltazione della libertà dell'uomo, perché scaturisce dalla sua consapevole e libera adesione al progetto divino su di lui. La vita morale si caratterizza così come risposta alle iniziative divine e come partecipazione all'agire stesso di Dio. La Sacra Scrittura descrive tale relazione con il concetto di alleanza, che permette di comprendere la vita morale non come mera obbedienza al dovere o ai precetti dati da Dio, ma come partecipazione alla sua stessa vita e alla sua amicizia, verso un autentico compimento dell'uomo. Pur avendo come primi destinatari i credenti, la riflessione teologico-morale si rivolge a tutti gli uomini, poiché è basata su argomentazioni razionali, da tutti comprensibili.
Il desiderio, svincolato da ogni senso del limite, sembra ormai dominare completamente la nostra vita. E in effetti tutti i nostri sensi sono continuamente eccitati dalla rappresentazione della sua onnipotenza. Un'onnipotenza sui generis, quella del desiderio di godere senza misura, di possedere senza limiti, di dominare senza controllo. Un'onnipotenza irresistibile nella devastazione: infernale corto circuito tra i due poli dell'autodistruzione e della rapina. I rappresentanti delle religioni più diffuse pensano che, per contrastare la potenza devastante del desiderio, basti ridestare nell'uomo - magari sfruttando le sue paure - il senso del divino. E così, con ogni mezzo (lecito o illecito), essi cercano di sostituire il giogo del desiderio con il giogo di Dio. Ma non c'è nessuna salvezza nel passare da un giogo all'altro. Dio come giogo non è migliore di un desiderio che rende schiavi. L'uomo, per salvarsi si deve liberare da entrambi e battere una terza via: la via della dignità umana, una grande via maestra in cui il desiderio non sia disgiunto dalla volontà divina. In questo libro Nello Casalini, uomo di fede e di dottrina, richiama l'uomo alla sua dignità e gli ricorda che possiede per natura una ragione dotata di potenza divina e che può, grazie ad essa, sottoporre a verifica razionale i miraggi del desiderio e i divieti della religione. Usando questa suprema facoltà naturale l'uomo può conseguire il suo bene, e non per distaccarsi dal mondo in cui è radicato...
Molti uomini di religione sono convinti che l'attuale degrado morale della società civile dipenda dal fatto che, vivendo ormai senza fede in Dio, l'uomo non possa che brancolare nel buio. C'è però tra di loro anche chi - come l'autore di questo libro, francescano e biblista - crede che, come la fede in Dio non sia di per sé garanzia di salvezza, così la mancanza di fede non sia causa di perdizione, perché l'uomo ha per natura tale e tanta dignità da poter vivere secondo giustizia in piena autonomia, senza sottomettersi ai dogmi di una verità religiosa. In questo libro Nello Casalini mostra che c'è negli uomini una 'verità' (elementare, comune, semplice, essenziale) capace di dar senso al loro destino terreno (dal quale dipende lo stesso loro destino divino) e che la ricerca di questa verità secondo ragione è l'unica garanzia di una vita che sia degna d'essere vissuta. La stessa fede, senza questa ricerca, è come un tesoro di cui non si conosca il valore. Questa 'verità' è stata chiamata common sense ('senso comune') dagli empiristi inglesi, Lebenswelt ('mondo della vita') dai fenomenologi tedeschi, e oggettualità (Gegenständlichkeit) o, con parola più antica e nobile, realtà da altri. E a questa 'verità' che l'uomo deve ritornare per moderare l'eccesso della sua volontà individuale, per liberare la mente dalle sue catene e per cercare insieme con gli altri il bene comune, con spirito di solidarietà e reciproca comprensione.
Quali dilemmi morali sollevano le neuroscienze? Quali provocazioni lanciano alle categorie filosofiche tradizionali? Si può ancora parlare di libertà decisionale e responsabilità personale se i moderni strumenti diagnostici documentano le influenze causali esercitate dal substrato encefalico e dal metabolismo corporeo? La risposta a queste domande esige non solo un'analisi dei concetti-guida che dominano le nuove ricerche, ma anche una diversa ricostruzione del rapporto fra i due mondi - mind e body, pensiero e cervello - cui si è di volta in volta attribuita una separazione, una sinergia funzionale, un'identificazione ontologica.
L'approccio del volume è di ordine narrativo. Mente e cervello sono rappresentati come personaggi in cerca di una trama che sveli i loro caratteri, la loro genesi e le condizioni del loro interagire. Il cinema, quale repertorio contemporaneo di miti, aiuta l'esplorazione. Le pellicole che il libro commenta anticipano intuizioni scientifiche, precedono interventi tecnologici, immaginano l'impatto antropologico delle nuove scoperte, invitano a riportare dati biologici e cifre speculative al mondo della vita, in cui intelletto ed emozioni, ideazioni spirituali e passioni corporee, scelte e affetti si intrecciano e si condizionano reciprocamente.
La mente è un'esistenza corporea che, anche attraverso il cervello, allestisce meccanismi di funzionamento psichico, i quali consentono al soggetto di pensare, raccontare e decidere di sé. L'indagine scientifica non esaurisce pertanto il discorso sulla libertà. Dotarsi di strumenti di lettura propri della critica d'arte e dell'estetica apre feconde prospettive sul delicato terreno di congiunzione in cui corpo e mente, cervello e libertà, scienza ed etica si scambiano le metafore.
Sommario
Introduzione. La bioetica e le neuroscienze. I. La neuroetica: i concetti e i miti soggiacenti. II. Le proprietà del cervello e i privilegi della mente. III. L'identità della persona e l'ambiguità del corpo. IV. Mind-body problem: dualismo, riduzionismo, funzionalismo, determinismo. V. Nozioni da ripensare: materia, sede, empatia. VI. L'emergere della libertà. VII. Estetica e narrazioni, in neurologia. Bibliografia. Filmografia. Indice dei nomi. Sigle bibliografiche.
Note sull'autore
Paolo Cattorini è professore ordinario di bioetica alla Facoltà di medicina e chirurgia dell'Università degli studi dell'Insubria, Varese. Laureato in Medicina e Filosofia, specializzato in Psicologia clinica, ha svolto ricerche in Filosofia della medicina, Bioetica e Medical humanities ed è stato componente di commissioni etiche a livello nazionale e locale. Tra le sue pubblicazioni si segnalano: Bioetica e cinema. Racconti di malattia e dilemmi morali (F. Angeli, 2003); Bioetica. Metodo ed elementi di base per affrontare problemi clinici (Elsevier, 2011). Per EDB ha pubblicato La morale dei sogni. Lo statuto etico della psicoanalisi (1999); I Salmi della follia. Disturbi mentali e preghiere di liberazione (2003). La morte offesa. Espropriazione del morire ed etica della resistenza al male (22006); Un buon racconto. Etica, teologia, narrazione (2007); Estetica nell'etica. La forma di un'esistenza degna (2010).
Le due raccolte di Dialoghi, riunite in questo volume, sono molto antiche. La loro prima stesura risale al mio trentesimo anno, quando approdai all'Ordine dei frati di Francesco d'Assisi e tentai di riassumere in forma dialogica il percorso da me seguito per dare un senso alla mia esistenza. La loro composizione e la marcata differenza delle loro tematiche rappresentano con chiarezza e rigore la mia formazione, avvenuta nel solco della tradizione occidentale. Questa, nei Dialoghi, è stata rielaborata poeticamente e, soprattutto, concentrata in poche figure di filosofi e saggi, scelte tra quelle che in modo più profondo di altre avevano determinato il mio modo di sentire e pensare, di volere e di agire. Nella prima raccolta predominano i personaggi della tradizione antica - greca, latino-cristiana e umanistica -, in cui prevale la ricerca di un senso del destino dell'uomo in Dio, mentre nella seconda predomina su tutto Francesco di Assisi, quale rappresentante più genuino della via di Dio secondo il Vangelo. E tuttavia, oggi, devo riconoscere con franchezza che la via da me percorsa e descritta è solo una delle molteplici vie di salvezza che un uomo può percorrere durante la sua breve vita sulla terra. Altre infatti sono a lui offerte da altre tradizioni filosofiche e religiose, che in forme diverse perseguono lo stesso fine: educare l'uomo a vivere con saggezza e secondo giustizia.
La convinzione che tutti gli uomini nascano liberi e uguali per dignità appare nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo del 1948, ed è stata da allora accolta in numerose costituzioni e trattati internazionali. Il concetto di dignità umana ha la funzione di una formula inclusiva, che coinvolge tutti gli uomini ponendoli sullo stesso piano e crea una simmetria tra lo Stato e l'individuo inteso come persona. Questa idea di dignità dell'uomo, pur avendo radici precristiane ed extracristiane, si deve in primo luogo al cristianesimo. Il libro intende prendere in esame il contributo specificamente cristiano all'idea moderna di dignità dell'uomo nello Stato secolare, analizzando il sacro deposito della rivelazione di cui si nutre la fede: la Bibbia e i testimoni privilegiati della Tradizione, i Padri della Chiesa.
Sollecitata dalla profondità e dalla rapidità dei cambiamenti sociali, la teologia morale si è messa in discussione, a tutti i livelli, soprattutto negli anni successivi alla seconda guerra mondiale. Questo libro ricostruisce la vivacità del dibattito ripercorrendo il contributo del redentorista Domenico Capone (1907-1995), uno dei protagonisti più impegnati a far sì che il rinnovamento si sviluppasse in continuità con la ricchezza della tradizione e coniugasse in modo fecondo il rigore scientifico e l'ascolto della vita quotidiana. Il suo cammino teologico si è svolto soprattutto nelle aule dell'Accademia Alfonsiana, l'istituto di specializzazione in teologia morale che Capone ha concorso a fondare e dove è stato a lungo docente e preside. Negli anni del concilio Vaticano II egli ha notevolmente contribuito alla riflessione sulla dignità della persona e della coscienza (Gaudium et spes, n. 16; Dignitatis humanae, n. 1-3), sulla teologia morale ristrutturata sul mistero di Cristo e nutrita costantemente della Parola (Optatam totius, n. 16), sulla capacità della proposta morale di porsi al servizio della chiamata di tutti alla santità (Lumen gentium, n. 39-42). Nella sua riflessione, Capone ha evidenziato la necessità di mantenere un radicamento sincero, costante, creativo con la grande tradizione della Chiesa e, in particolare, con il pensiero di san Tommaso e sant'Alfonso. Proprio in coerenza con la proposta tommasiana e alfonsiana, egli si è preoccupato di promuovere un dialogo...
Libertà e amore sono i valori più alti dell’uomo; tuttavia, nonostante le loro legittime autonomie, non sono valori assoluti, né tanto meno appesi al nulla di una vita mortale (esistenzialismo e nichilismo), ma si giustificano solo come derivati dalla libertà creatrice del «Dio-Amore» che fornisce di un senso ultimo tutta la morale e la convivenza umana. Il pensiero cristiano offre in merito risposte esaurienti sul mistero del mondo, superandone le contingenze, i relativismi e i laicismi; affermando la verità del bene e riconoscendo la Trascendenza. Uno studio divulgativo che miscela sapientemente antropologia e teologia, morale e politica.
Le missioni organizzate dai gesuiti nei territori dell'impero portoghese nella seconda metà del '500 sollevano inedite questioni di carattere morale. Casi di coscienza e interrogativi sull'amministrazione dei sacramenti si inquadrano nel tentativo di stabilire un nuovo ordine in grado di replicare ai Tropici, anche con modalità aggressive e intransigenti, i principali caratteri delle società europee. Attorno al rito del battesimo si elaborano le teorie di legittimazione del colonialismo, al matrimonio si attribuisce il compito di integrare coloni e popolazioni locali, mentre la confessione si dimostra lo spazio privilegiato per colmare la distanza fra codici e norme dell'Europa cristiana e quelli di un mondo che si presenta all'espansionismo lusitano nella sua multiforme, sorprendente differenza.
Un modo nuovo di guardare alla sessualità nell'ambito del Cattolicesimo: è l'obiettivo ambizioso e insieme affascinante di Paolo Lissoni, medico e teologo che teorizza l'unione come spirituale, psichica e, infine, sessuale.
Se l'unione spirituale si realizza quando la persona amata viene percepita come "carne della propria carne" e vita della propria vita, il solo abbraccio induce lo stato di estasi d'amore nel cuore visivo. Solo su tale base sarò possibile sperimentare l'unione psichica, veramente tale solo se i due attori della relazione arrivano a conoscere le più intime fantasia l'uno dell'altra.
E' possibile trasformare quanto celebrato nella Cena del Signore in un progetto di vita. In logica della comunione, del servizio, della condivisione?