“Ospitalità” è una parola inattuale. Lo straniero, portatore di benedizioni in tutta la tradizione antica e biblica, si è trasformato in un’oscura minaccia. L’ospite non è più un dono per chi lo riceve. Eppure il riconoscimento dell’altro, dello straniero ospitato come noi in questa terra, è il primo passo per una cultura dell’accoglienza, umana e cristiana. Su questa capacità di fare spazio al forestiero, al diverso, si fonda per il vangelo il giudizio sulla storia: “Ero straniero e mi avete accolto”.
Il presente volume raccoglie gli Atti del XXV Convegno ecumenico di spiritualità ortodossa, in cui cristiani d’oriente e d’occidente osano parlare il linguaggio dell’accoglienza e della gratuità, per riscoprire insieme l’ospitalità come dono.
L'incontro tra missione ed ecumenismo che ha avuto luogo con la Conferenza missionaria mondiale di Edimburgo, del 1910, si è rivelato fecondo: nonostante innegabili difficoltà, da allora le tradizioni cristiane hanno allargato, approfondendoli, gli spazi della riflessione, ricercato nuovi ambiti di presenza e di azione, aggiornato i vecchi ruoli e compiti, creandone al contempo di nuovi. Il volume offre uno spaccato di questo lungo itinerario, non ancora concluso. I primi quattro saggi trattano aspetti dell'impegno ecumenico delle Chiese globalmente inteso, gli altri sette sono dedicati a peculiari questioni missiologiche rilevanti dal punto di vista ecumenico. Pur connotati da una specificità, dipendente sia dal tema trattato, sia dalla biografia personale e accademica del loro estensore, i contributi presentano al contempo tratti di contiguità e di intersezione, dovuti al richiamo a significativi elementi di fondo, quali la rilevanza del contesto, si tratti del passato o della contemporaneità, la centralità del discorso antropologico, il profilo ecclesiale della missione e dell'ecumenismo.
Il concilio aperto a Ferrara l'8 gennaio 1438 e trasferito l'anno dopo a Firenze proclama l'unione fra la Chiesa greca e quella latina, un accordo che dura sino alla presa di Costantinopoli, nel 1453, e viene rotto ufficialmente da un concilio della Chiesa greca poco meno di vent'anni dopo. Questo volume si propone di indagare dal punto di vista storico ed ecclesiologico le unioni che si sono verificate dopo il concilio ferrarese-fiorentino. In particolare, la ricerca si sofferma sulla prima grande unione dei ruteni del 1595, conosciuta anche come Unione di Brest, e sull'unione della Chiesa romena ortodossa della Transilvania (1697-1700). Questo avvenimento ha portato alla riscoperta delle radici latine, alla comunione ecclesiastica con la Sede di Pietro e alla nascita di un movimento illuminista che ha suscitato, nel tempo, la nascita di un solo Stato per i romeni delle province di Moldova, Valacchia e Transilvania. Dal punto di vista ecclesiologico il processo di unione della Chiesa ortodossa romena della Transilvania si compie con il Concilio Vaticano II, che con il documento sulle Chiese cattoliche orientali "Orientalium Ecclesiarium" riconosce le comunità cattoliche orientali come vere Chiese.
Johann Adam Möhler, vissuto a cavallo tra l’illuminismo cattolico e il primo romanticismo tedesco, appartiene alla cosiddetta «Scuola cattolica di Tubinga», la quale fu sensibile agli stimoli culturali del tempo, senza cedere a derive razionalistiche. Lo «spirito di sistema», tipico della filosofia classica tedesca, influenzò anche il genere teologico della «simbolica», vale a dire l’esposizione delle verità del cattolicesimo, messe a confronto sistematico con quelle del protestantesimo nelle sue varie denominazioni confessionali. Nella storia della teologia controversistica, Möhler rappresenta una svolta importante. A partire dai testi ufficiali della fede, egli predilige un’esposizione sistematica oggettiva, tanto del cattolicesimo, quanto delle varie correnti del protestantesimo; è sensibile al confronto e al riconoscimento di possibili errori sul piano storico-culturale, ma si dimostra, nonostante la sua sincera ispirazione irenica, intransigente sul terreno della formulazione dottrinale. Il suo modo rigidamente sistematico di intendere le verità cristiane, formulate in seno alla Chiesa cattolica, gli impedisce di varcare la soglia di quell’ecumenismo che è maturato in occasione del concilio Vaticano II e ha portato i primi risultati ufficiali nella Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione per fede del 1999 tra la Chiesa cattolica e la Federazione luterana mondiale. In questo senso egli resta, nonostante la sua sincera volontà di operare per l’unità della Chiesa, un importante autore «pre-ecumenico».
Questo volume si propone di delineare il quadro di riferimento della Teologia dell’ecumenismo e di attraversare la storia del movimento ecumenico, con una specifica attenzione rivolta al decreto conciliare Unitatis redintegratio e alle tappe della sua ricezione. L’intento è individuare i principi e le linee emergenti, le linee-guida e le parole-chiave che consentono di affrontare alcune delle problematiche più attuali. In questo contesto, termini come «dialogo», «unità» e «comunione» si configurano come elementi costitutivi di un linguaggio che permette di affrontare serenamente anche le questioni ancora aperte, per esempio i nodi relativi ai sacramenti, all'ecclesiologia e all'etica.
La dignità umana è un’idea a cui molti fanno appello nei discorsi pubblici su scottanti temi etici, che riguardano l’inizio della vita umana, le cellule staminali, la medicina predittiva, la povertà infantile e l’equo accesso all’istruzione, il fine-vita.
Per approfondire questo tema è stato applicato con successo un preciso e collaudato metodo ecumenico: guardare a ciò che unisce.
Pastori e teologi luterani e vescovi e teologi cattolici non nascondono le differenze di interpretazione, ma mettono in luce i dati comuni alle due Chiese per superare le divergenze e costruire delle proposte spendibili pubblicamente.
Il testo è di capitale importanza anche perché illustra i vari modelli di argomentazione etica con una chiarezza mai usata prima e dà un’interpretazione ecumenica di Genesi 1-3 e di Matteo 5, il discorso della montagna.
Nel volume viene descritto l’impegno del Pontefice nel portare avanti le iniziative e le decisioni sugellate dal Concilio Vaticano II. L’analisi della sua teologica ecumenica di ispirazione conciliare qui proposta risulta essere interessante soprattutto in virtù del fatto che Francesco, al contrario dei suoi immediati predecessori, non ha preso parte alle sessioni conciliari. Il volume si snoda attorno a quattro capitoli che, partendo dall’esame dei primi gesti e dei primi passi del suo pontificato carichi di potenziale ecumenico (1), affrontano la ricerca delle radici di tale atteggiamento nella sua biografia grazie all’esame della sua posizione in qualità di Pastore della Chiesa in Argentina come promotore del “bene comune” volto alla ricerca di una convivenza pacifica (2); successivamente evidenziano il contributo personale di Francesco all’ecumenismo mediante il riesame delle sue parole e delle sue azioni alla luce del panorama ecumenico nel dialogo con le Chiese ortodosse e le Chiese e comunità ecclesiali nate dalla Riforma avviata da Lutero (3); chiudono il volume con il programma ecumenico di papa Francesco contenuto all’interno di Evangelii gaudium, il documento programmatico del suo pontificato (4).
Il volume contiene la raccolta completa delle lettere tra un prete cattolico e un laico anglicano (con testo latino e traduzione italiana a fronte). Lo scambio epistolare fra i due uomini si svolge tra il 1947 e il 1954 e poi continua con don Pedrollo fino alla morte dell'autore delle lettere di Berlicche, che sono la causa dell'incontro epistolare tra Lewis e don Calabria. Il volume intende essere un tassello per la biografia dello scrittore anglicano e del prete fondatore di una importante congregazione.
Il volumetto di Fulvio Ferrario e William Jourdan si rivolge a quanti intendono acquisire gli strumenti essenziali per conoscere e capire l’ecumenismo nonché a quanti, in una fase assai difficile del dialogo tra le chiese, desiderano approfondire la riflessione.
Con queste pagine Fulvio Ferrario e William Jourdan propongono «un abc dell’ecumenismo e del dialogo, in particolare tra le confessioni cristiane» in un’ottica protestante, con la consapevolezza della propria parzialità ma anche del contributo che le chiese evangeliche hanno offerto, e ancora possono offrire, a quel cammino in direzione dell’unità che ha iniziato a cambiare la storia del cristianesimo.
Un piccolo libro introduttivo, dedicato al pubblico non specialistico, per ripercorrere la storia, in particolare del XX secolo, le speranze, i risultati raggiunti, i problemi aperti e le prospettive del lungo cammino ecumenico.
“Lo Spirito Santo, la Chiesa e l’Uomo. Studi di ecclesiologia e di ecumenismo” è il titolo di questo libro. Esso indica una scelta di vita dell’Autore Don Donato Valentini, una scelta di quella che è stata ed è la sua identità personale e professionale, il suo “mestiere”, nel senso di un coinvolgimento non solo della testa, ma anche del cuore e delle mani, una vocazione e missione.
I presenti studi teologici illustrano al meglio le linee ecclesiologiche di fondo e i temi maggiori sviluppati dall’Autore nella sua lunga carriera accademica. Da essi emerge chiaramente come la Chiesa, quale soggetto, oggetto e luogo della fede, non sia mai una questione “autonoma” e “autoreferenziale”, ma sempre si riferisca a Dio e all’uomo. Per così dire, questa doppia prospettiva teo-logica e antropo-logica entra di diritto nella configurazione delle componenti essenziali della Chiesa, ossia l’origine trinitaria, la natura teandrica, la struttura gerarchica e la missione salvifica della Chiesa. Le tre parti che compongono questi studi offrono una chiara dimostrazione dei principi appena enunciati. In effetti, mentre la prima parte tratteggia il rapporto tra “Lo Spirito Santo, la Chiesa e il mondo”, la seconda viene dedicata a “Il mistero e la struttura della Chiesa”. La terza ed ultima parte invece mostra come “La Chiesa in dialogo” compie la sua missione nella storia, in quanto sacramento, cioè segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano.
Già da quest’ultima parafrasi della definizione conciliare (cf. LG 1), si può evincere che la ispirazione di questi studi rimanda al rinnovamento ecclesiale ed ecclesiologico voluto dal Concilio Vaticano II, di cui l’Autore fa un’ampia rivisitazione e una suggestiva interpretazione. La trattazione non viene però sospesa ai problemi teorici, perché in essa la teologia risulta declinata nelle categorie della vita e della missione della Chiesa. Senz’altro, il lettore troverà in questi studi non solo molta materia di riflessione, ma anche un ulteriore stimolo per amare e servire la Chiesa quale, come la B.V. Maria, tempio dello Spirito e madre dei credenti.