Viviamo anni decisivi per quel che concerne la difesa della vita umana. Non possiamo più eludere il dovere di informarci pazientemente e correttamente su dinamiche legislative e sociali che toccano non solo Paesi a noi vicinissimi e nostri partner nell'Unione europea, ma inevitabilmente anche il nostro. Siamo chiamati tutti a serie prese di coscienza. Questo libro - composto col contributo di esperti internazionali dei diversi ambiti culturali coinvolti nel dibattito, da quello dell'assistenza ai malati al profilo giuridico e legislativo - vuol essere uno strumento pratico e rigorosamente aggiornato nella prospettiva di fornire un messaggio positivo sulla relazione terapeutica di fine vita. Praticare l'eutanasia non è infatti rendere omaggio alla libera volontà di una persona che chiede di essere aiutata a morire, ma sanzionare quello stato di abbandono morale e sociale che si avrebbe il dovere - sia da parte delle istituzioni sia da parte di tutti gli individui di buona volontà - di combattere strenuamente. Peraltro, sta diventando ormai palese che è del tutto fuorviante definire l'eutanasia alla stregua di un suicidio assistito. In Olanda, nell'estate del 2004, è stato elaborato e concordato nella Clinica Universitaria di Groningen un protocollo per la soppressione eutanasica di neonati e più in generale di minori; e questo sia nel caso in cui fossero malati terminali, ma anche nel caso in cui fossero colpiti da patologie non mortali, ma gravemente invalidanti. Una "china di morte" per arginare la quale il diritto è necessario, ma non basta: occorre attivare e potenziare quei vincoli di compassione, di solidarietà , di fraternità , che trovano le loro ragioni e le loro radici solo in un'etica profondamente umana e profondamente condivisa.
Prefazione di Francesco D'Agostino, presidente del Comitato nazionale per la bioetica.