Pubblicato nel 1920, mentre Mansfield era ancora in vita, il libro è una raccolta di piccoli capolavori letterari. Accanto all'influsso dal nuovo linguaggio cinematografico, che ben si armonizza con la tecnica narrativa "impressionista", la raccolta rivela - come di consueto in Mansfield - un forte portato biografico, che conduce a temi come la malattia, l'infanzia, il sentimento, e il disagio di essere donna in una società patriarcale. Capace al contempo di offrire ai lettori la propria esperienza di vita e il proprio sguardo curioso sul mondo, Mansfield è oggi riconosciuta come una delle figure di spicco del modernismo letterario inglese, per il rinnovamento linguistico e strutturale che ha operato attraverso la forma del racconto.
È la voce di Bayard Sartoris, esile e incessante corda vocale che lega insieme le storie e i personaggi, a condurre il lettore nel Mississippi verso la fine della guerra civile. All'inizio del libro la fine è già annunciata, già si sente da lontano la sconfitta degli stati confederati sudisti, ma i membri della famiglia Sartoris, ciascuno a modo suo, sono invitti perché non sanno di essere vinti. I personaggi di "Invitti" fanno una mappa vivente di un breve scorcio di storia americana, nel quale il campo di battaglia è spoglio e i rapporti di potere perdono di senso e fanno intravedere la prospettiva di un altro futuro per i sopravvissuti.
Feroce, brutale, crudele, stillante sangue nell'Inferno Artico: così fu descritto dai suoi primi recensori. A distanza di quasi un secolo dalla pubblicazione, il racconto occupa un posto persino scontato nella memoria collettiva per la connotazione epica della vita animale, per la forte suggestione del "richiamo della foresta", per il fascino ambientale delle terre gelate dello sterminato Klondike. La natura selvaggia irrompe nella storia di Buck, cane domestico e poi cane di ferocia sublime ed eroica, e rivela la bellezza dell'istinto primordiale e vitale in contrasto con la "bestialità" umana, con la pochezza morale dei cercatori d'oro, con la degenerazione degli indiani.
Pubblicato postumo nel 1923, a pochi mesi dalla morte dell'autrice, "Il nido delle colombe" è la raccolta con cui John Middleton Murry intraprende l'opera di canonizzazione della moglie, accostando a racconti già pubblicati su rivista, altri inediti o incompiuti.