Il 24 agosto del 79 d.C. l'eruzione del Vesuvio seppellì sotto una spessa coltre di cenere Pompei e i suoi abitanti. A fine Settecento, grazie alla tecnica dell'iniezione di gesso, i corpi tornarono vivi, ognuno con la testimonianza del suo calco. È da questo immaginario potente e inconsueto che prendono vita i "fantasmi" di Pompei, le storie qui raccolte da Enrico Badellino: l'elegia sulla vanità delle umane cose di Delphine de Girardin, i misteri di Iside evocati da Gérard de Nerval, la stralunata ironia di Vittorio Imbriani e due sorprendenti storie d'amore: quella, narrata da Théophile Gautier, tra un parigino di metà Ottocento e una fanciulla della Pompei romana, e quella della Gradiva narrata da Wilhelm Jensen, così ambigua da dare a Freud l'occasione per il più straordinario esercizio di indagine psicanalitica su un personaggio letterario.
Statue assassine, disegni, dipinti e incisioni che prefigurano orrendi delitti, ritratti di persone defunte che si animano e scendono dalla cornice intrecciando inquietanti liaison con i viventi: grandi scrittori come Hawthorne, Mérimée, Dickens, Poe, Pirandello – accanto a maestri riconosciuti della ghost story come Le Fanu e M.R. James – hanno affrontato il rapporto tra l’opera d’arte e il mondo degli spiriti, schiudendo inquietanti prospettive sulla contaminazione tra l’aldiquà e l’aldilà della tela, tra questo e l’altro mondo.
Enrico Badellino ha tradotto e curato, tra gli altri, Balzac, Flaubert, Stendhal, Zola, Gide, Mérimée. Ha pubblicato numerosi volumi e antologie, tra cui Sepolto vivo! (Torino 1999), con un’introduzione di Malcom Skey, Dizionario delle morti celebri (Torino 2004), Bulli di carta. La scuola della cattiveria in cento anni di storia (Torino 2010), con Francesco Benincasa.