Accolta e superata l'esperienza naturalista, Tozzi si apre all'influsso della narrativa europea (e di Dostoevskij in particolare) e partecipa pienamente alla sensibilità culturale e sociale novecentesca. La campagna senese fornisce - qui come negli altri romanzi maggiori di Tozzi - l'ambientazione e la rete di relazioni entro cui si muovono i personaggi, che sono anche quelle della personale biografia dell'autore. La vicenda del Podere si dipana entro una violenta società contadina: violenta perché avida, per secolare povertà, e violenta perché debole, per altrettanto secolare storia. Remigio, il protagonista, è agitato e condizionato da una tensione autodistruttiva che lo spinge a desiderare di spossessarsi dell'eredità paterna, della "roba", ma la tensione degli animi e il turbamento degli interessi provocano la tragedia. La percezione dell'incapacità di vivere e il senso dell'ineluttabile danno alla narrazione toni ora aspri ora di lirismo doloroso.