Meditazioni sulla Chiesa, comunità ecclesiale cristiana, che incarna l'esperienza comunitaria di amore evangelico. Un "giardino" in cui fioriscono le parole di Gesù: è la caratteristica prospettiva da cui Chiara Lubich coglie ciò che è la Chiesa nei piani di Dio. La vede perciò innanzi tutto nella sua dimensione carismatica, come "Vangelo incarnato", e in questa chiave legge anche la sua dimensione gerarchica. In profonda sintonia con il Concilio Vaticano II, la fondatrice dei Focolari dischiude, negli scritti raccolti in questo volume, l'esperienza della Chiesa come Popolo di Dio, unito da una corrente d'amore che nasce dal cuore stesso di Dio ed è capace di rinnovare tutti gli ambiti della vita umana. A partire da Gesù crocifisso e risorto che vive in mezzo ai suoi, si può rinnovare nell'oggi il miracolo della Pentecoste: molti che diventano un cuor solo e un'anima sola e si aprono a un dialogo senza confini.
Gesù, che in croce si sente abbandonato non solo dagli uomini ma anche dal Padre suo celeste, è un abissale mistero cui accenna il racconto dei Vangeli di Marco e di Matteo. Il grido di Gesù sulla croce è una realtà così inaudita che la cristianità per secoli non ha avuto il coraggio di sviscerarla, concentrando la sua attenzione su altri aspetti della passione. "Ho aspettato venti secoli per rivelarmi a te. Se tu non mi ami, chi mi amerà?", è la domanda che Chiara Lubich un giorno si è sentita interiormente rivolgere. Sin dagli inizi della sua avventura spirituale, aveva infatti chiesto al Crocifisso: "Dammi la passione della tua passione". Nel grido di Gesù in croce ha progressivamente scoperto l'amore più grande, la chiave dell'unità, il volto di Dio che più parla all'umanità di oggi. Attraverso pagine, in parte inedite, tratte da appunti, lettere, discorsi, diari, questo volume invita a rivivere la scoperta di un Dio che non ha esitato a farsi la domanda di tutte le domande: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?"
Abbiamo iniziato il nostro percorso per l’Anno Sacerdotale richiamandoci nei primi due volumetti alla radice del nostro essere e del nostro agire: la scoperta fondante di Dio-Amore. Eppure, è proprio questo fondamento che il mondo di oggi sembra mettere in crisi: c’è bisogno di Dio? e, se c’è, è proprio vero che è “amore”?
Le sfide del relativismo filosofico e morale, dello scientismo e tecnicismo che tendono ad esorcizzare temi di fondo quali la sofferenza e la morte, dell’individualismo a volte esasperato, della chiusura alla progettazione del futuro, del prevalere, in politica, degli interessi personali o partitici o nazionali … ci avvolgono talvolta in un’apparente impotenza.
Il presbitero, che dovrebbe essere il segno di qualcosa di “assoluto”, in questo contesto si ritrova, non di rado, a porsi domande di fondo: «Per chi ho dato la vita? A che serve il mio ministero? Come rapportarmi con le persone? Come trovare e far trovare una unità di vita?». Domande, a volte angosciose, che spingono a una lettura sapienziale del nostro tempo: «Le sfide del mondo odierno non ci interpellano forse ad una riscoperta del dono del Vangelo e del nostro modo di farlo conoscere?».
Il Dio “Padre” dell’uomo Gesù e di ogni uomo non è una realtà dimostrabile se non con l’accoglienza dell’amore che da Lui ci viene offerto in Gesù. E dall’accoglienza della sua “paternità” non può non discendere una “fraternità” che si traduce in regole di vita personali e in un modello di società che va oltre la cura dei propri interessi.
Tutto appare raccogliersi, sorprendentemente, in un “punto” in cui ogni forma di contrasto, di contrapposizione, di non realizzazione, di frantumazione interiore e relazionale trova la sua composizione o, per lo meno, il suo sbocco non utopistico, in una “salvezza” reale dei rapporti umani.
È la prospettiva divinamente sintetica, anche se apparentemente assurda, su cui si concentra questo terzo volume: il “volto” di Colui che, perdendo le proprie fattezze, realizza in sé l’incontro del volto di Dio e del volto dell’uomo; di Colui che, senza peccato, facendosi separazione e peccato, fa scoprire in ogni dolore una potenzialità impensata, quella di tradursi in amore; di Colui che, privandosi del suo “spirito”, reimmette nel circolo della storia lo Spirito “datore di vita”.
Le sfide proposte dall’umanità di oggi provocano, in definitiva, a ritrovare la “sfida delle sfide”: un “Amore” che non si limita ad offrire delle “leggi” di vita, ma è in se stesso la “legge della vita”!
Tonino Gandolfo
Hubertus Blaumeiser
Ai nostri giorni metà dell'umanità vive nelle città, sempre più grandi, evoluzione di una millenaria storia che ha conosciuto tensioni feconde tra mondo urbano e mondo rurale, tra città ideale e reale, tra la città degli uomini e quella di Dio. Davanti all'attuale urbanizzazione sempre più massiccia, la città è oggetto d'interesse, di indagine, di dibattito tra sociologi ed economisti, urbanisti e architetti, politici e ambientalisti, scrittori, pensatori, teologi. Con queste pagine, la "Scuola Abbà" intende offrire un contributo in merito, a partire da uno degli scritti di Chiara Lubich: "Resurrezione di Roma" (1949). Un testo che riflette la sua esperienza e che Chiara stessa ha considerato un vero programma: una "magna charta" per un rinnovamento della società. Prefazione di Fabio Ciardi.