Il tema del pluralismo religioso torna periodicamente ad affacciarsi alla ribalta, e in questo momento storico sembra essere più che mai attuale. Infatti, se è vero che le ideologie totalitarie sono state bandite dalla scena europea è altrettanto vero che nonostante questo ne permangono tracce evidenti, pur se mascherate da nazionalismi culturali, fondamenti etnici, rivendicazioni di tradizioni locali, autonomismi e settorialismi, rifiuti all'integrazione con emigrati stranieri appartenenti ad altre religioni. Quale può essere, in questo contesto, il ruolo delle chiese? Questo libro raccoglie le discussioni di un folto gruppo di studiosi di storia religiosa, diritto e diritto ecclesiastico circa le relazioni tra Stato e confessioni religiose in un sistema democratico contemporaneo. Molti sono i punti di vista esposti, ma emerge la convinzione comune che la collaborazione tra chiese e istituzioni civili, nel rispetto del pluralismo religioso, sia un valido strumento di rafforzamento della democrazia, mentre la presenza di una sola chiesa dominante difficilmente garantirebbe eguaglianza di condizioni a tutti i soggetti.
Quali sono stati e sono i rapporti fra Chiesa cattolica e modernità politica, intendendo con tale espressione democrazia, diritti umani, diritti soggettivi dell'individuo? L'argomento è affrontato nella prima parte del volume in un ampio saggio storico di Vincenzo Ferrone, che sostiene che la Chiesa cattolica nel quadro della cultura occidentale avrebbe sempre negato la teoria dei diritti umani elaborata dall'Illuminismo e rifiutato le conseguenze politiche apertesi dalla Rivoluzione francese in poi. Solo con il Concilio Vaticano II la Chiesa cattolica avrebbe assunto un orientamento diverso. Nella seconda parte del volume, studiosi di varia provenienza e diverso orientamento (storici, giuristi, filosofi, teologi) commentano il saggio di Ferrone.