Le architetture di una città medievale costituivano un immobile palcoscenico dei rituali urbani, di qualsiasi tipo essi fossero, o ne diventavano parte integrante? Un'immagine della Madonna col Bambino portata in processione lungo le vie e le piazze di una città era intercambiabile con un'altra dallo stesso soggetto, o il rituale si sostanziava proprio della sua unicità iconografica e materica? Quei rituali riuscivano a esercitare una carica trasformatrice sulla topografia della città e sull'allestimento della sua ecclesia maior, o piuttosto erano i cambiamenti intervenuti sull'assetto viario e sugli edifici monumentali a modificare i rituali? Pur partendo dalla premessa che siamo ancora lontani dal poter interpretare pienamente il valore della testualità medievale in tali questioni, bisogna convenire che nel Medioevo non esisteva rituale facente capo a una cattedrale nel quale non si prevedesse l'entrata in gioco di una o più opere d'arte, di una o più architetture. Questo volume propone una serie di letture che consentono di comprendere meglio, in un ampio spettro geografico e cronologico, il nesso città-cattedrali-rituali, da un punto di vista storico e storico-artistico.