Gilson accoglie dalla tradizione l'idea che, parlando di arte, si deve partire dalla distinzione tra materia e forma, ma ritiene che sia impossibile considerare l'arte in generale: esistono soltanto le arti, non l'Arte, perché ognuna di esse inizia da una materia data che condiziona l'opera che l'artista intende creare, suggerendogli quasi le possibilità di darle quella specifica forma. A ciascuna delle arti maggiori - l'architettura, la statuaria, la pittura, la musica, la danza, la poesia e il teatro - è dedicato un capitolo di questo libro, in cui si cerca di definirne l'essenza. Nonostante la specificità di ogni forma di arte, vi è qualcosa che accomuna le arti del bello: il fine che l'attività artistica si propone esclusivamente creare il bello in se stesso. E questo ha poco a che fare con la poetica astratta: Gilson - con ricchezza e acutezza di analisi, sorretta dalla scrittura elegante e autoironica che lo contraddistingue - parla invece di "poietiche", arti del fare, recuperando, si potrebbe dire, l'aspetto artigianale dell'arte. Alla domanda: amate o non amate la pittura di Picasso? La risposta più ragionevole è che "la pittura di Picasso" non esiste. Non esistono di Picasso che le opere individuali» (Étienne Gilson).
Le lezioni che il grande storico della filosofia Victor Delbos tenne alla Sorbona tra il marzo ed il maggio del 1909. Una ricostruzione, esemplare per chiarezza espositiva, degli sviluppi del criticismo kantiano nei suoi esiti idealistici (Fichte, Schelling, Hegel) e in quelli anti-idealistici e realistici (Schopenhauer, Herbart). Nodi fondamentali per la filosofia moderna, ripercorsi sinteticamente, ma con grande efficacia e senza pregiudizi aprioristici. Un classico della storiografia filosofica, che rappresenta ancora oggi un modello di equilibrio e di rigore metodologico.