"Il cardinale del dialogo" è un appellativo che ben descrive l'instancabile spendersi di Carlo Maria Martini nell'impegno a favore di positivi rapporti con l'alterità, declinata nelle sue più varie versioni: rapporti con gli ebrei, il mondo ebraico e Israele; rapporti con le diverse chiese cristiane e rapporti con i musulmani, anche con uno sguardo alle grandi religioni orientali. Negli oltre cento interventi raccolti nel libro, la voce di Martini si alza limpida sopra il coro di diffidenza che riempie il nostro quotidiano, mettendo a fuoco il senso del farsi altro, dell'aprirsi all'accoglienza, dell'affermare la propria identità partendo dal confronto e non dalla prevaricazione. Così gli incontri legati all'ebraismo diventano per lui fondativi in quanto riconoscimento cristiano delle proprie radici, e il discorso di sant'Ambrogio del 1990, intitolato 'Noi e l'Islam', coglie in anticipo l'urgenza di fare i conti con il nuovo protagonismo della religione musulmana su scala mondiale, all'interno di società sempre più segnate dal fenomeno del pluralismo religioso. Il cardinale rende viva e attuale la riflessione sulla fede, scavando sotto la superficie delle parole evangeliche per arrivare fino alla concretezza terrena della vita umana.
Nelle società europee, in particolare occidentali, i cristiani ereditano un cristianesimo che si trova come conteso tra due istanze: quella di esercitare la funzione etica della religione, spesso di una religione civile, e quella di offfrire la testimonianza della fede nell'evangelo del regno. L'esigenza di tenere insieme nella distinzione queste due istanze suscita l'interrogativo fondamentale: quale cristianesimo nella storia? Il volume intende sollevare esattamente questa domanda. Intende farlo raccogliendo alcuni dati interpretativi della storia e focalizzando alcuni nodi problematici della coscienza credente, con l'obiettivo non di trovare risposte alle domande che solleva, ma di contribuire a porle in termini di consapevolezza critica.