"Tommaso d'Aquino in pochi minuti" è un libro scritto per chi, non avendo la possibilità di studiare le migliaia di pagine da lui redatte, è curioso di apprendere gli archi portanti di una cattedrale di pensiero che tratta grandi temi - il bene e il male, l'origine e il destino dell'uomo -, ma ha anche ricadute di «saggezza spicciola» che fanno del grande santo medievale un fine psicologo ante litteram. Capitoli intenzionalmente brevi, stile colloquiale, scrittura briosa: tutto è pensato - l'autore è un comunicatore di professione - perché anche il notoriamente indaffarato lettore del XXI secolo possa apprezzare come mai, negli ultimi 750 anni, papi, santi, re, studiosi e anime semplici animati dal desiderio di conoscere Dio, il prossimo e se stessi hanno trovato, nelle intuizioni di san Tommaso, le ragioni per amarli - e amarsi - un po' di più.
L'autrice di questo libro si definisce una «femminista pro-life», il che sembra una contraddizione in termini, data la forza con cui viene propugnato un presunto «diritto di abortire» in certi ambienti femministi. Fiorella Nash si fa paladina di una tesi apparentemente contro-intuitiva: più una donna ha a cuore la parità fra i due sessi dei diritti nei rapporti civili, economici, giuridici, politici e sociali e più dovrebbe impegnarsi per la tutela pubblica di ogni vita. L'autrice, inoltre, pungola chi è sempre in piazza per difendere i «diritti civili», chiedendo loro come mai la loro indignazione svapori dinanzi alle donne cinesi indotte alla sterilizzazione o all'aborto forzati; dinanzi alle migliaia di bambine uccise ogni anno prima di nascere semplicemente per il fatto di essere donne; dinanzi alle migliaia di donne che ricche coppie occidentali «cosificano» utilizzandole come madri surrogate. Il libro però interpella anche il fronte pro-life, richiamandolo a un approccio più sensibile e realistico alle gravidanze problematiche, e a una maggiore attenzione allo sfruttamento e all'abuso delle donne all'interno di una società sessualizzata.
Campioni del Rosario è la storia di una delle più care e diffuse forme di devozione mariana. L'autore ne indaga le origini trovando prove storiche a favore della «pia tradizione», che ne individua il fondatore in san Domenico di Guzman e poi, capitolo dopo capitolo - ciascuno grossomodo corrispondente a ogni singolo secolo dal XIII al XXI - propone al lettore excursus geo-storico appassionato, se non addirittura epico, permettendogli di scoprire - o riscoprire - santi e miracoli noti e meno noti, principi, condottieri ed eventi chiave per la storia dell'Europa e del mondo, nei quali il Rosario sembra aver giocato un ruolo tutt'altro che secondario.
«Se molto è stato scritto sul rilievo religioso de Il Signore degli Anelli», attesta lo studioso Joseph Pearce nel suo Catholic Literary Giants, «meno è stato pubblicato su quello politico, e quel poco che c'è spesso è erroneo nelle conclusioni e all'oscuro circa le finalità che Tolkien si prefiggeva». Jonathan Witt e Jay W. Richards provano, con Hobbit Party, a colmare questa lacuna. In un tempo in cui molti sono preoccupati che l'Occidente stia scivolando verso una bancarotta non solo economica, ma anche morale e politica, gli autori dimostrano come Tolkien - che si descriveva come uno Hobbit «in tutto tranne che nella statura» - abbia tracciato, con le sue amate storie della Terra di Mezzo, una mappa verso la libertà. A tal fine, essi attingono alla loro combinata esperienza in letteratura, scienze politiche, economia, filosofia e teologia per descrivere la visione tolkieniana dell'uomo, creato appunto per la libertà, eppure sviabile così tanto facilmente dalla brama di potere. L'universo fantastico de Il Signore degli Anelli, del resto, non è stato creato da Tolkien per fornire ai suoi lettori una via di fuga dalla realtà. Del nostro mondo, la Terra di Mezzo è piuttosto un ritratto impressionista. Uomini, Elfi, Nani e Hobbit diventano l'occasione narrativa per mettere a fuoco alcuni dei grandi temi del nostro tempo: i limiti dello Stato; il valore della proprietà privata; il libero arbitrio e la tentazione del potere; la dottrina della guerra giusta; l'ecologia; l'amore e la morte. Hobbit Party è il nome della festa che celebra le virtù di Frodo e della Contea: la nobiltà d'animo, la verità e la bellezza.
Sebbene deplorato da eminenti storici di professione, l'uso dell'aggettivo "medievale" come sinonimo di "retrogrado", "superato" o "caratterizzato dalla superstizione e dall'ignoranza" è ancora corrente. Eppure - dimostra James Hannam - senza i traguardi raggiunti dagli studiosi medievali non ci sarebbe stato né un Galileo, né un Newton, né, più in generale, la scienza moderna. Di questa, La genesi della scienza rintraccia le radici proprio nel Medioevo, sfatando molti miti duri a morire: non è vero che i medievali pensavano che la Terra fosse piatta, né che bisognò attendere Colombo per "dimostrare" che fosse sferica; nessuno è finito al rogo per le sue opinioni scientifiche; Copernico non visse nel timore di subire persecuzioni, né alcun Papa ha mai scomunicato comete o provato a bandire la dissezione umana e il numero zero. Al contrario, risalgono al Medioevo tutta una serie di sorprendenti scoperte e invenzioni in ambito scientifico e tecnologico: sia gli occhiali che gli orologi meccanici, per esempio, sono comparsi nell'Europa del secolo XIII. Nella stessa area geografica, inoltre, idee e strumenti provenienti dall'Estremo Oriente come la bussola, la polvere da sparo e la stampa furono perfezionati e utilizzati in ambiti prima di allora e altrove impensabili. Consapevole di sfidare un luogo comune, l'autore spiega come la mentalità e le istituzioni germogliate dal cristianesimo abbiano favorito, piuttosto che ostacolato, molti progressi scientifici.
Della cospicua produzione letteraria che il pubblicista e romanziere britannico ha dedicato al Natale, questo volume offre al lettore una selezione di testi in prosa e alcune poesie che spaziano dagli esordi letterari alla maturità. In queste pagine si ritrova la stessa verve ironica delle opere maggiori che ha fatto di Chesterton il "principe del paradosso". Le sue considerazioni sull'Incarnazione e sulla nascita di Gesù non risparmiano umoristiche stoccate al "politicamente corretto" della modernità: il materialismo scientista; il darwinismo sociale; il socialismo pseudo-umanitario; il vegetarismo. Per l'autore il carattere intimamente familiare della festività del Natale è un'occasione per esplorare "i significati nascosti nell'immagine della luce del mondo" che, comparendo nel nascondimento di una grotta, "si fa sole sotterraneo".
L'approccio di Woods alla storia americana, ha affermato lo storico Clyde N. Wilson, "è ardito, brillante, provocatorio e, cosa ancora più apprezzabile, è piacevole". L'opera, spiega l'autore nella sua prefazione, intende essere un'introduzione ad alcuni degli aspetti più controversi della storia americana - dalle origini coloniali fino all'"era Clinton" - quasi sempre presentati, anche di qua dell'oceano, con lenti ideologiche deformanti. Si potrà, allora, scoprire quanto gli ideali della guerra di indipendenza americana fossero lontani da quelli della Rivoluzione in Francia del 1789; che la cosiddetta "Guerra di secessione" non fu combattuta solo e principalmente per la schiavitù; che le politiche assistenziali nel New Deal e lo strapotere dei sindacati peggiorarono gli effetti della Grande Depressione; che l'infiltrazione comunista nelle stanze di Washington ai tempi del senatore McCarthy era reale; che la politica e la personalità di alcuni tra i presidenti più amati dall'establishment liberal - Abraham Lincoln, Franklin D. Roosevelt o John F. Kennedy - furono tutt'altro che esenti da ambiguità. Come per le altre guide, al testo sono affiancati riquadri che ne vivacizzano la lettura: suggerimenti bibliografici, citazioni sorprendenti, soprattutto di "parte avversa", e incursioni nel bizzarro mondo del politicamente corretto.