Scrivere poesia è, per Agi Mishol, «trovare le parole tra cui scocchi una scintilla elettrica». Scintille che illuminano con il loro bagliore improvviso frammenti di vita quotidiana, il profilo di un oggetto, l'emozione di un incontro, la tenerezza di un contatto o di un ricordo. Figlia di una tradizione poetica millenaria, Mishol si muove nella realtà che la circonda trasfigurando la banalità del quotidiano, conferendo significati inattesi a gesti, momenti e paesaggi che credevamo di conoscere. Allo stesso modo il suo sguardo ora dolente e compassionevole, ora graffiante, ma sempre alieno da ogni retorica, si posa su squarci di storia recente e contemporanea sollecitando nuovi interrogativi e nuove risposte.
La cellula originaria del comico ebraico si trova plausibilmente nello "shtetl". E in uno di questi villaggi dell'Europa Orientale, in Ucraina, passò la sua infanzia Sholem Aleykhem, uno dei primi maestri di quel genere poi sviluppatosi sino a oggi tra molte diramazioni. "Un consiglio avveduto" è il primo dei tre racconti radunati in questo volume. È difficile non essere squassati dal riso mentre si segue il tormentoso e logorroico personaggio che cerca di farsi dare un "consiglio avveduto" per uscire da una situazione che è già irreparabile, giustappunto per la travolgente e lamentosa tediosità di colui che parla.