Sulla guerra, la più ampia e pensosa riflessione degli "Adagia" - l'immenso commento ai proverbi classici, e medievali, con cui Erasmo da Rotterdam getta il seme della tolleranza in tempi che vedono avvicinarsi il bagno di sangue delle guerre di religione -è costituita dalla discussione sul motto di Vegezio "Dulce bellum inexpertis", in cui il grande umanista cristiano sviluppa un anticipatore sistema pacifista, svolgendo argomenti sul perché la guerra giusta semplicemente non esiste. "Di fronte al meccanismo più perverso e distruttivo escogitato dalla mente umana - osserva il curatore Davide Canfora - l'unico antidoto possibile, dal punto di vista del letterato e sacerdote Erasmo, è rappresentato dalla parola".
Autore del noto "Elogio della follia", Erasmo considerava come sua opera principe questi "Adagia", una raccolta di motti in lingua latina, in gran parte risalenti al mondo classico, dei quali s'impegnò a ricostruire l'origine fornendo note esplicative che andavano anche al di là della mera illustrazione filologica. Erasmo si dedicò per tutta la vita a più riprese alla creazione di questa sorta di "enciclopedia" di adagi classici: in alcuni casi le sue note sviluppano poche righe, mentre a volte l'autore si cimenta in spiegazioni più ampie.
Nel "Ragionamento" di Ortensio Lando, stampato per la prima volta a Venezia nel 1552, si incontrano due personaggi topici della letteratura dell'epoca: il cavaliere errante, destinato ad una vasta fortuna sia nella cultura italiana sia nel panorama europeo, e l'uomo solitario, figura che risaliva - attraverso varianti molteplici - alle origini della nostra letteratura e che avrebbe goduto nei secoli a venire di un successo straordinario. A questi due personaggi Ortensio Lando affida le considerazioni su uno dei motivi cruciali della riflessione rinascimentale: la solitudine.