Il governo guidato da Matteo Renzi ha suscitato, anche nel 2015, reazioni contrastanti. Per alcuni sono state completate riforme ritenute cruciali per la ripresa - mercato del lavoro, sistema bancario, scuola, pubblica amministrazione, legge elettorale - e con l'Expo di Milano è stata rivitalizzata l'immagine del paese all'estero. Altri hanno criticato i contenuti ma soprattutto il metodo utilizzato, in particolare l'uso di maggioranze variegate a seconda delle decisioni da prendere, il rifiuto della mediazione con le associazioni di categoria, e il forte accentramento nella presidenza del Consiglio. Nonostante le resistenze sul fronte domestico e i vincoli esterni, il governo è tuttavia riuscito ad imporre la sua agenda, almeno in ambito nazionale. Non altrettanto è avvenuto sul piano internazionale, dove, in partite cruciali come la lotta al terrorismo, la gestione dei flussi migratori e l'austerità in materia di bilanci pubblici, l'Italia ha avuto un ruolo spesso marginale.
"Divieni ciò che sei": questa citazione da un'ode di Pindaro ricorre con una frequenza certo non casuale negli scritti nietzschiani, esortazione dell'autore a se stesso, ai destinatari delle sue lettere, al lettore degli aforismi. Prendendo il via da una visione organica dell'uomo, che vede cioè corpo, anima e intelletto in uno stretto rapporto di influenze e dipendenze reciproche, e dalla consapevolezza dell'unicità irripetibile dell'individuo, Nietzsche definisce, quale compito primario del singolo, la realizzazione creativa della propria indole. Decisiva in tal senso è la sperimentazione concreta, atta a verificare le proprie inclinazioni, i propri bisogni fisici e spirituali, le potenzialità e risorse della propria personalità.
Le note stilate da Merleau-Ponty in preparazione dei corsi su "La filosofia oggi" e "L'ontologia cartesiana e l'ontologia d'oggi" interrogano in vario modo l'esercizio filosofico. Come è possibile la filosofia oggi, dopo l'impresa fenomenologica? Mentre risponde a precise esigenze didattiche, il pensiero di Merleau-Ponty, il più importante filosofo francese d'indirizzo fenomenologico e uno dei più originali del ventesimo secolo, si articola attraverso il confronto con Husserl e Heidegger, di cui mostra i meriti ma anche i limiti, e con Descartes: un patrimonio straordinario di elementi di riflessione per l'indagine filosofica.