La minaccia globale del terrorismo e della violenza di matrice religiosa sembra essere oggi più drammatica che mai. È possibile che il volto radicale dell'islam non sia tanto la peculiarità di una particolare religione, ma si riferisca a una comunanza di tutte le varianti monoteiste? Jan Assmann indaga il possibile legame tra la violenza e le pretese di verità assolute delle religioni monoteistiche. Dalla sua indagine emergono le intime connessioni tra questi due fattori, che si sono tradotte sia in molti testi biblici sia nei fatti storici in cui quel linguaggio della violenza si è declinato facendosi azione brutale e intollerante. Un'indagine, quella di Assmann, che all'accuratezza filologica e alla ricerca storico-critica sulla Bibbia unisce una grande idea di perfezionamento e di purificazione dei monoteismi, nella ripresa del grande programma, rimasto incompiuto, dell'Illuminismo europeo e in vista di una possibile religione per l'avvenire.
La narrazione dell'itinerario intellettuale di uno storico della cultura è uno scavo nel ricordo personale e collettivo: una "archeologia" della memoria e dei popoli che è la cifra del pensiero di Assmann. Noto, e avversato, per le sue analisi sulla radice violenta dei monoteismi, in questa intervista l'egittologo racconta gli esordi, i grandi maestri che lo avvicinarono all'antica cultura egizia ed ebraica (Eberhard Otto, Georges Posener, Jacob Taubes, Guy Stroumsa), la storia del concetto di "distinzione mosaica" - dove "religione" sta per "distinzione" tra vero e falso, tra fedeltà e tradimento di Dio - dall'antichità all'età moderna, nel confronto con pensatori come Lessing e Mendelssohn nel '700 e, nel '900, Gandhi, Sloterdijk, Freud per la prospettiva psicanalitica, fino a Gadamer e Lévi-Strauss. L'idea di "traducibilità" dei nomi di Dio da una religione all'altra, propria degli antichi politeismi, e la moderna ermeneutica della religio duplex - doppia verità, universale e rivelata - permettono di ripensare il monoteismo oltre se stesso: un movimento della memoria e del concetto che va dalla religione esclusiva di Mose alla possibilità di una religione universale.
Religio duplex è l'affascinante tesi che Jan Assmann elabora nel tentativo di costruire un'idea di religione, antica e aperta al futuro, segnata da uno sdoppiamento di piani, che percorre - talora come oscuro e misterioso fiume carsico, talora come abbagliante luce razionale - una storia che va dall'antico Egitto all'età dei Lumi, passando per Maimonide, il deismo inglese, fino a Gandhi. «Religione doppia» in quanto, via via, negli stadi del suo sviluppo seguiti nel libro, essoterica ed esoterica, religione del popolo e religione filosofica, teologia politica e naturale, infine, nell'Illuminismo, religione particolare, storica, e religione universale, propria di ogni uomo. Religione a due piani, anche, come ipotesi di lavoro per il nostro mondo globalizzato: religio duplex è, in questo senso, uno studio sulle possibilità di osmosi e di traducibilità che possono essere riattivate tra i monoteismi, il cui orizzonte appare ad Assmann intrascendibile, per quanto riformabile ed emendabile dalla violenza, che - sostiene l'illustre egittologo tedesco - non appartiene alla loro essenza ma alle contaminazioni teologico-politiche che ne insidiano le applicazioni storiche.