L'archeologia dei saperi di Foucault ha evidenti legami con le questioni sollevate dalla scuola epistemologica. Due dei tre interventi qui raccolti fanno il punto sulle differenze e le analogie tra la storia epistemologica delle scienze e l'archeologia, l'altra storia di Foucault. Invitato dal Cercle d'épistémologie a esporre i criteri del proprio metodo storiografico, dopo aver definito che cosa intende per archeologia, il filosofo francese si sofferma in particolare sul tema del rapporto tra storia e verità. Come circoscrivere un evento? Quali sono i fattori che permettono di capire che è in atto una trasformazione dei nostri modi di pensare, di concettualizzare e perciò di agire? Come un'applicazione del metodo archeologico e un'esemplificazione della sua tecnica ricostruttiva, appare invece il terzo scritto qui raccolto, dedicato a Cuvier e al posto che egli occupa nella storia della biologia. Questi scritti consentono di focalizzare l'attenzione su di un segmento importante della formazione di Foucault, che gli permetterà di diagnosticare fenomeni come la nascita della biopolitica e l'affermazione di un governo dei viventi.
Che cosa significa biopolitica? Con questo termine Foucault indicava lo sviluppo di tecniche di governo dei viventi, la cui affermazione è connessa all'apertura della nostra soglia di modernità biologica. In questo modo segnalava una modificazione dei criteri di individuazione del soggetto politico e sollevava il problema di quali fossero le reali possibilità di un atto politico. Oggi il termine, pur incardinato nelle coordinate concettuali foucaultiane, ha assunto la portata di questione filosofico-politica. La sua storia, dunque, passa anche per le definizioni e i significati che esso assume nei diversi autori che animano il dibattito contemporaneo, all'incrocio tra diritto, economia, scienza, filosofia e politica.