Mosè e il monoteismo rappresenta l’ultima grande opera – dopo Totem e tabù e Il disagio della civiltà – dedicata al tema della genesi della civiltà umana e al passaggio dalla “natura” alla “cultura”. Qui Freud esamina la possibilità di un incontro tra storia, grandi temi culturali e psicoanalisi. Può la storia essere letta attraverso gli strumenti della psicoanalisi, quali il complesso di Edipo, l’ambivalenza strutturale dei sentimenti umani, i meccanismi della proiezione e della trasfigurazione simbolica? Può la storia essere “psicologizzata”? A queste domande cerca di rispondere l’ultimo Freud che, prima di morire e nel pieno dell’antisemitismo nazista, non esita a sottoporre ad “analisi” la propria identità ebraica e l’essenza stessa dell’ebraismo.
«Privare un popolo dell’uomo che esso celebra come il più grande dei suoi figli non è qualcosa che si compie volentieri o con facilità, tanto più quando si appartiene a quel popolo. Ma nulla ci deve indurre a sottomettere la verità a presunti interessi nazionali, se dal chiarimento di uno stato di cose possiamo aspettarci un progresso della nostra conoscenza.»