Il 2 luglio 1652 Turenne, il comandante delle truppe fedeli al re di Francia, intercetta un esercito frondista guidato dal principe di Condé nei pressi del Faubourg Saint-Antoine. Durante le fasi concitate dello scontro, un colpo di moschetto raggiunge il duca di La Rochefoucauld alla testa: il proiettile penetra sotto un occhio per fuoriuscire dall'altro. Secondo una diffusa linea interpretativa, questo episodio rappresenta il momento cruciale nella vita del duca: La Rochefoucauld da allora avrebbe deposto le armi per dedicarsi alla vita letteraria. Molto letti e consultati, gli aforismi del filosofo francese sono tra i libri preferiti da Madame de Maintenon, l'ultima amante di Luigi XIV, e da Cristina di Svezia, che ne scriverà interessanti commenti. Nel Settecento le "Massime" consolidano la loro fama; celebre il giudizio di Voltaire: "Una tra le opere che più contribuì a formare il gusto della nazione e a darle uno spirito di giustezza e di precisione. Benché quel libro ripeta quasi sempre la stessa verità, e cioè che 'l'amor proprio è il movente di ogni azione', pure quel pensiero assume tanti diversi aspetti da risultarne nuovo e imprevisto". Questo libro, uscito anonimo nella prima edizione, appare segnato da un profondo pessimismo, per quanto poco sistematico: un testo scandaloso, che ha fatto "scempio delle virtù" e "strage delle illusioni".
Il Cinquecento e il Seicento furono segnati da uno scontro di civiltà tra l'Occidente cristiano e l'Oriente musulmano? Per rispondere a questa domanda, ancora molto attuale, Géraud Poumarède ha raccolto e analizzato una vasta documentazione proveniente dagli archivi del Vaticano e dalle biblioteche nazionali di Venezia e Parigi. Questa accurata indagine gli ha permesso di sviluppare una riflessione originale e innovatrice, spesso iconoclasta, sui conflitti che oppongono gli europei e i turchi durante il XVI e il XVII secolo. Certo, le ripetute e rovinose incursioni turche generano nel mondo cristiano la nascita di una cultura dello scontro. Il nemico viene percepito come un infedele, un barbaro e successivamente un tiranno. Profezie e piani di conquista proliferano per annunciare la fine imminente dell'Impero ottomano. Lo scontro sembra assumere una dimensione globale e strutturarsi come una crociata. Gli appelli alla mobilitazione lanciati dal Papa raccolgono una flebile eco presso i sovrani del tempo. Sul campo di battaglia, gli uomini della guerra contro l'Infedele sono per la maggior parte dei soldati fanfaroni e non dei "guerrieri di Dio". Questo approccio consente una ridefinizione dei rapporti tra le potenze occidentali e l'Impero ottomano che non esclude l'instaurazione di legami pacifici e di strette alleanze.