Nella storia di Pasolini la nozione di periferia rappresenta il nodo concettuale più persistente e fecondo, capace di produrre un pensiero e un linguaggio sistematicamente innovativi e anticonvenzionali. Dall'esordio poetico nella lingua marginale di Casarsa agli studi sulla poesia popolare, dalla scoperta dell'universo delle borgate a quella del Terzo Mondo vissuto come "unica mia alternativa", dalle dolorose abiure della propria mitologia popolare fino alla cancellazione delle identità che segna il deserto postmodernista di Petrolio, lungo tutto il suo percorso Pasolini risemantizza il concetto stesso di periferia, ribaltando la marginalità in valore, l'alterità in senso. La pregnanza che Pasolini assegna a tale concetto rappresenta uno di quei casi in cui la letteratura fonda un'egemone costruzione discorsiva e culturale: a partire dall'icona pasoliniana della periferia fruttifica nel secondo Novecento una nuova immagine di marginalità sociale e di confinamento spaziale come possibile alterità, verità e significato, quasi un irrinunciabile e pervicace "sogno di una cosa". Non sarà allora casuale che il concetto pasoliniano di periferia arrivi fino al cuore del Pontificato di Papa Francesco, in una significativa convergenza di senso ultimo. Negli interventi che presentiamo studiosi di diverse generazioni ed estrazioni riflettono intorno al concetto pasoliniano di periferia in molteplici accezioni, non solo come luogo antropico e sociale di privilegiata ambientazione letteraria, ma anche nella sua valenza simbolica, come topos del decentrato, del sacro, del diverso, polo di una perenne tensione antagonista. A quarant'anni dalla sua morte, focalizzare le diverse valenze della periferia nell'universo pasoliniano costituisce una preziosa chiave d'accesso, di riconnessione e di interpretazione di un percorso umano, intellettuale e letterario, che così intensamente continua a parlare alla coscienza dei contemporanei.
Il segno che più di tutti nei secoli ha diviso il mondo in infuocate battaglie ideologiche torna in questo volume a recuperare il suo valore positivo di amore e di conciliazione: varie università, diversi saperi, difformi sensibilità, applicati non sistematicamente nel lungo arco della storia cristiana, sono qui riuniti per gettare nuovi sprazzi di luce sul più importante mistero della fede. Legati assieme come un mazzo di fiori di più specie, questi contributi mentre prendono nuove sfumature dal loro essere così variamente accostati, sono del pari testimonianza della possibilità di un sereno dialogo della comunità scientifica per restituire a quello che è identificato nella visione laica come un segno di tortura e di morte il suo significato di salvezza e di risurrezione: l'offerta così composta ripropone, dunque, quel messaggio di speranza che i nostri "maggiori", anche del più recente passato, vi avevano subito letto.