Testo fondamentale per la definizione della poetica pirandelliana - e per l'esperienza artistica del primo Novecento - il saggio passa in rassegna le diverse concezioni dell'umorismo che hanno contraddistinto secoli e culture differenti. Infine, l'autore espone la sua personale riflessione caratterizzando l'umorismo come quel particolarissimo sentimento umano che permette all'artista di svelare la realtà, di scomporla, lasciando emergere dietro le parole, i gesti, le espressioni, quel sentimento del contrario che smaschera, nelle sfasature del reale, il disordine e la sofferenza che vi si celano. A questi spunti teorici si accompagna un excursus fitto di esempi e di citazioni dei classici italiani e stranieri, da Ariosto a Pulci, da Cervantes a Theodor Lipps, Rousseau, Maupassant.