Nelle "Lezioni" più che a generi, stili o questioni storiche, temi già affrontati nei libri precedenti, viene dato spazio a singoli testi. Qui, narratori e critici, in una forma a metà strada fra la conferenza e la lezione, spiegano, ognuno a suo modo, perché vale ancora oggi la pena di leggere romanzi come "Gargantua e Pantagruele" o "Il Roman de la rose", perché si desidera ancora cavalcare con "Don Chisciotte" e il suo ronzinante, si sogna con "I viaggi di Gulliver" e "Alice nel paese delle meraviglie", ci si emoziona con "I Malavoglia" o "Guerra e Pace".
Il volume è diviso in quattro sezioni: la prima si interroga sulla lunga durata dei temi letterari attraverso gli autori e i secoli. La seconda ne affronta i principali descrivendoli e circoscrivendoli, mentre le letture si rivolgono al tema del colonialismo e della politica. La terza parte racconta poi il lungo cammino nel tempo di alcuni luoghi come la foresta che parte da Dante per arrivare a Conrad, o le metropoli che ospitano grandi romanzi e che vengono da loro raccontate. Infine, nella quarta parte, si parla dei personaggi: centro di ogni narrazione, motore o ostacolo, personaggi collettivi e importantissimi come la famiglia o individuali come il cattivo e l'arrampicatore sociale.
Dopo "La cultura del romanzo" e "Le forme", il terzo volume dell'opera si avventura ora a tracciare le coordinate spazio-temporali del romanzo: da quello greco a quello della Cina premoderna, dal romanzo arabo a quello europeo del Sei-Settecento, da quello russo a quello giapponese, dal romanzo statunitense a quello latinoamericano. Firmano i saggi contenuti nel volume studiosi e autori italiani e stranieri, tra cui Salvatore Nigro, Alberto Asor Rosa, Giovanni Ragone, Eraldo Affinati, Stefano Bartezzaghi, Alberto Varvaro, Andrew Plaks, Gerald Martin.
"Come parlare degli innumerevoli romanzi del mondo? Quest'opera proverà a combinare tre prospettive distinte. Per prima cosa, il romanzo è per noi un fatto culturale, che ha ridefinito il senso della realtà, il fluire del tempo e dell'esistenza individuale, il linguaggio, le emozioni e i comportamenti. Romanzo come cultura, dunque; ma anche come forma, anzi forme, plurale, perchè nella sua lunga storia si incontrano le creature più sorprendenti e i confini stessi dell'universo letterario diventano incerti. Ma è proprio questa flessibilità che ha fatto del romanzo la prima forma simbolica mondiale: una fenice che ovunque si trovi sa riprendere il volo, e ha l'astuzia di azzeccare sempre il linguaggio giusto per i suoi lettori." (Franco Moretti).