Si pubblicano qui le lettere dal carcere inviate da Lucio Lombardo Radice (1916-1982) alla madre e alle sorelle tra il 1939 e il 1941, dopo l'arresto e la condanna da parte del Tribunale Speciale per aver partecipato a un gruppo di opposizione di giovani comunisti e antifascisti. Oltre a rappresentare una testimonianza di alto valore etico-politico, le lettere documentano la centralità della "scuola del carcere" per la formazione politica di Lombardo Radice e le sue future scelte di vita di scienziato e di docente universitario, di dirigente del PCI, per il suo impegno per la riforma della scuola, il dialogo con i cattolici, per la pace, il disarmo e un socialismo dal "volto umano". Le lettere costituiscono inoltre un ulteriore tassello dell'autobiografia di quella nuova generazione antifascista che si andò formando direttamente in Italia negli anni Trenta, tra l'apogeo del regime fascista e l'incipiente disgregazione delle sue basi di massa.
Arrestato nel dicembre 1939, Aldo Natoli viene condannato dal Tribunale speciale per aver partecipato all'organizzazione del Gruppo comunista romano. L'esperienza del carcere sarà determinante per la sua formazione antifascista e per sua la futura scelta di vita, che lo porterà a partecipare alla Resistenza e ad aderire al Pci, fino alla radiazione dal partito nel 1969 insieme al gruppo del «manifesto». Negli anni trascorsi dapprima a Regina Coeli a Roma e poi nella casa di reclusione di Civitavecchia, Natoli intesse un fitto carteggio con i familiari - eccezionalmente conservato nella sua interezza - dal quale emergono squarci illuminanti sulle dure condizioni morali e materiali del carcere e sulla quotidianità dell'Italia in guerra. Attraversata da un profondo messaggio etico-politico, questa singolare corrispondenza ci introduce nella dimensione umana ed esistenziale e nell'esperienza corale di una famiglia antifascista nella fase finale del regime.