Le due guerre mondiali e i due decenni interposti composero un conflitto trentennale che sconvolse e trasformò in profondità la società europea. Non solo per la portata distruttiva delle vicende militari, ma anche perché l'ordine politico ed economico, l'organizzazione e la vita sociale furono fortemente plasmati dalle esperienze e dalle culture belliche. La dicotomia amico-nemico divenne egemone, tra gli Stati e al loro interno, fino a determinare la natura della cittadinanza. Le politiche nazionaliste e belliciste prevalsero a lungo su quelle democratico-sociali e solo al termine di quel lungo conflitto, cui parteciparono attori diversi e mutevoli nel tempo, il progetto di una modernità militarizzata e aggressiva soccombette di fronte a quello di una società rispettosa della pluralità degli interessi sociali. Di quel conflitto trentennale l'Italia fu tra i promotori e sovente protagonista tanto nell'ambito politico ed economico quanto in quello sociale e culturale, come per la prima volta i saggi qui proposti illustrano in modo originale e approfondito.
Perché la sinistra radicale degli anni Settanta fece della violenza uno strumento d'azione determinante e sovente prioritario? Perché da una mobilitazione nutrita di istanze ideali, sociali e generazionali ricche e diversificate scaturirono progetti e organizzazioni finalizzate alla lotta armata e al terrorismo? Superando i recinti delle memorie e le genealogie manichee, le ricerche contenute nel volume si interrogano sul ruolo giocato dalle culture e dalle pratiche violente nella storia della sinistra radicale, e ricollocano i percorsi individuali e collettivi verso la militarizzazione del conflitto politico nella pluralità dei contesti sociali, politici e territoriali in cui concretamente si svilupparono. La violenza fu un campo di relazione tra soggetti, progetti e culture diversi, taluni convergenti e altri antagonisti, e la ricostruzione storica di quella tragica scelta è presupposto ineludibile per comprendere appieno la storia della sinistra italiana e del nostro paese ben oltre i drammatici anni Settanta.