Per riuscire a salvare l'Europa bisogna cominciare col prendere atto che sta morendo per suicidio. Per trovare l'antidoto salvavita bisogna conoscere il virus che l'ha ridotta in questo stato. Il 16mo Rapporto dell'Osservatorio Card. Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo affida ad una ventina di specialisti, ecclesiastici e laici, l'analisi di questo stato di decomposizione al fine di far brillare, per contrasto, le possibili vie di guarigione. L'accoglienza di chi ci odia, la corsa all'estinzione tramite denatalità, aborto ed eutanasia, l'impoverimento delle risorse energetiche e la dipendenza da altri, la pedagogia forzata delle masse e un continente sotto controllo, l'appiattimento delle diversità nel superstato europeo, l'omologazione sulla pandemia e la sottomissione all'OMS, la guerra ecologista ai popoli europei, i pifferai di Davos e i danni per il Vecchio continente, l'allineamento degli episcopati cattolici alle nuove parole d'ordine dell'europeismo ideologico: questi i principali temi trattati. Il Rapporto è redatto dall'Osservatorio Cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa, in collaborazione con i seguenti Centri di ricerca: Centro Studi Rosario Livatino, Roma; CIES-FundaciónAletheia, Buenos Aires; Fondazione Osservatorio sociale, Wroclaw; Fundación Pablo VI, Madrid; Centro de Pensamento Social Católico dell'Universidad San Pablo, Arequipa.
Il diritto alla proprietà privata è sempre stato considerato di ordine naturale dalla dottrina sociale della Chiesa, quindi originario, vero, stabile, immodificabile. Oggi, però, esso viene messo in discussione dal nuovo globalismo del grande reset. Il World Economic Forum di Davos sogna una società globale priva di possessori di beni e fondata su uno sharing universalizzato: nessuno possiede nulla e tutti affittano servizi. Il principale elemento che caratterizza questo inedito attacco alla proprietà privata è la convergenza mostruosa tra pensiero liberale e comunismo. Nelle società occidentali sono ormai in atto forme di controllo e di dipendenza del cittadino dal potere molto simili, se non uguali, al modello cinese.