Il sinodo è una grande occasione per l’integrazione dei giovani nella vita ecclesiale. Perché si realizzi bisogna avvicinare e incontrare i giovani nelle loro attuali situazioni esistenziali. La grande opportunità che non si deve sprecare è quella di sintonizzarsi sui bisogni nuovi che stanno emergendo e che evidenziano una crescente necessità di interiorizzazione e di ricerca di valori umani spirituali contro l’asfissiante prevalenza di valori materiali. Bisogna riuscire a intercettare queste esigenze e aiutarli a fare scelte significative che possano facilitare l’esperienza di Dio nella vita quotidiana.
Solo intercettando la ricerca di Dio “nascosta nelle domande di senso, di pienezza, di intensa umanità” si potrà cogliere la sensibilità umana aperta alla trascendenza. Se con i giovani si riuscirà ad avere fiducia, attenzione, ascolto e “uno sguardo profondo per scrutare l’animo giovanile dietro un’apparenza che nasconde tesori di interiorità e un’inedita attesa di Dio”, si potrà educare alla fede.
L’educazione è un compito complesso; un compito vitale e sociale da svolgere nella consapevolezza delle situazioni e dei problemi, con la formazione e maturazione di competenze per operare secondo le nuove esigenze delle età della vita.
Chi fa dell’educazione una scelta di vita ha bisogno di essere sostenuto, di non sentirsi solo, di essere aiutato anche con una adeguata preparazione per sperimentare e rinnovare con creatività e senso di responsabilità nuovi processi educativi.
Don Bosco, nel suo tempo, per rispondere ai bisogni della formazione pedagogica dei giovani che si avviavano alla vita salesiana, nel 1874 ha incaricato don Barberis di curare sistematicamente la formazione pedagogica dei giovani salesiani.
Anche noi, oggi, dobbiamo curare la formazione della competenza pedagogica dell’educatore secondo lo spirito di don Bosco. Una formazione e una competenza rispondenti alle esigenze attuali del nostro ministero educativo di collaborazione con Dio per la salvezza dei giovani.