Albert Camus è per i lettori soprattutto l’autore de Lo straniero e de La peste. Ed è anche uno dei due protagonisti di quella che è stata definita “la più famosa polemica personale di tutto il dopoguerra”, quella con Sartre. All’origine di quel feroce dissenso ci fu L’uomo in rivolta, il libro nel quale Camus articolava la possibilità di un pensiero meridiano che potesse contrapporsi al nichilismo dilagante nel mondo occidentale. Prima, durante e dopo quel suo lavoro, Camus andò pubblicando alcuni scritti che chiamò “saggi solari”, raccogliendoli in Nozze e ne L’estate. Scritti che, come sostiene nell’Introduzione Silvio Perrella, “lasciano nel non detto la teoria del pensiero, e si avventurano nel mondo dei sensi”. È un Camus meno noto al grande pubblico, che qui viene offerto nella sua organicità, accostando a quelli già pubblicati in italiano altri scritti mai prima d’ora tradotti, l’ultimo dei quali è proprio il testo in cui lo scrittore difende L’uomo in rivolta dalle accuse mossegli dai suoi antagonisti. Il lettore italiano che ha amato Lo straniero e La peste potrà con L’estate e altri saggi solari aggiungere ai primi due un nuovo classico ancora tutto da scoprire.
Albert Camus nacque in Algeria, dove studiò e iniziò a lavorare come attore e giornalista. Affermatosi nel 1942 con il romanzo Lo straniero e con il saggio Il mito di Sisifo, raggiunse un vasto riconoscimento di pubblico nel 1947 con La peste. Oltre a questi titoli, di Camus sono usciti per Bompiani Caligola, Il rovescio e il diritto, Tutto il teatro, La caduta, L’uomo in rivolta, Il primo uomo e Taccuini 1935-1959. Nei Classici Bompiani è disponibile il volume delle Opere.
Pubblicati tra il 1936 e il 1949, i saggi che compongono questa raccolta testimoniano la grandezza e la genialità di Orwell scrittore politico. Quale che sia l'argomento affrontato, l'atteggiamento adottato è sempre quello della testimonianza diretta e del disinteresse personale: è una formula elementare, ma al tempo stesso eversiva, la stessa all'origine di quel non-allineamento che a lungo ha fatto di Orwell, individualista refrattario, pauperista anarcoide, così poco enfatico, uno scrittore sospetto sia alla destra sia alla sinistra.
Antoine, che con una parrucca bianca e una redingote di raso azzurro vola in pallone; Squerloz, il costruttore di barche che vive in cantina con un barbagianni, una civetta e un topo bianco; Edera, che tutti credono una qualsiasi ragazza bionda mentre in lei "c'è molto di più e che non si può dire perché è mistero"; Leopolda e Massimino, coi loro occhi di vetro, la pelle di stracci e un corteo di infinite, orribili malattie. Sono gli esseri che popolano il mondo del ragazzo di quindici anni e del suo inseparabile amico Fiore, che non si rassegna alla sua morte e continua a cercarlo. Un mondo di fiabesche macerie, giornate spopolate dai bombardamenti, riti al dio Moloch, cinema dai sedili di latta storti e scrostati.
Il "colpo d'occhio", ossia la capacità di racchiudere in un dettaglio la segreta morfologia di un personaggio, è la qualità che più colpisce in questi scritti, in cui Goffredo Parise parla soprattutto degli scrittori e dei libri che per lui hanno contato (con "incursioni ingiustificate" nel mondo dell'arte e della pittura e del cinema). Tra gli altri, lo scrittore si sofferma su Joseph Cornell, Montale, Comisso, Gadda, Maugham, Simenon.
Raffaele La Capria ha sempre pensato a se stesso come all'autore di una sola opera, un unico work in progress formato dai libri che via via è andato pubblicando. Per questa ragione non c'è libro che nel corso degli anni egli non abbia riscritto e commentato, mescolando in modo originale e libero la narrativa con la saggistica. Questo Meridiano, curato da Silvio Perrella, giovane critico da tempo amico ed esegeta di La Capria, si è dunque trasformato in una sfida letteraria: quella di realizzare il suo desiderio di un'opera racchiusa in solo libro.