Il Sonderkommando, la squadra speciale di detenuti ebrei obbligati a compiere il loro lavoro all'interno delle camere a gas e dei crematori di Auschwitz-Birkenau, ritrova con Salmen Gradowski il suo maggiore testimone. Scritto molto probabilmente nella primavera del 1944, questo diario è a tutt'oggi l'unico documento che racconta il cuore della terribile esperienza di sterminio degli ebrei all'interno dei Vernichtungslager tedeschi destinati a distruggere l'intero popolo ebraico dell'Europa.
Nella Germania nazista degli anni trenta del Novecento fu all'opera un ceto di intellettuali che fornì le motivazioni razziali ed economiche alla base delle politiche criminali del decennio successivo. Tra loro si contavano colti professori universitari e brillanti tecnocrati, impregnati di un'ideologia eugenista che, teorizzando la necessità di allontanare dalla comunità tedesca il fardello rappresentato da tutte quelle esistenze considerate "zavorra", giungevano ad auspicarne la loro estinzione. Ma ancor prima dell'avvento di Hitler al potere simili discorsi avevano circolato largamente tra l'opinione pubblica. Tra i primi sostenitori della necessità di procedere a eliminazioni programmate di vite umane erano stati, agli inizi degli anni venti, il giurista Karl Binding e lo psichiatra Alfred Hoche. Nell'abiura dei più elementari principi umanitari, questi precursori dello sterminio, che predicavano la soppressione di tutti quei malati giudicati dalla scienza medica inguaribili, affidarono il loro messaggio a un breve testo destinato a fare scuola. Per la prima volta tradotto in italiano, "Die Freigabe der Vernichtung lebensunwerten Lebens" viene presentato e commentato da Ernesto De Cristofaro e Carlo Saletti.
Questo libro sfata il mito tragico del silenzio degli innocenti e la convinzione ancora più radicata che i "corvi neri" dei crematori fossero ebrei che avevano deciso di collaborare con i nazisti per distruggere i loro fratelli, rende la parola ai "sommersi", fa sentire la loro voce di testimoni integrali. Essi hanno scritto con la precisa consapevolezza di essere i soli cronisti che avrebbero potuto rendere conto dell'orrore, là dove l'orrore era assoluto.