Che cosa intendevano per «lavoro» alcune grandi figure femminili del Novecento? Aveva per loro solo un significato autobiografico o anche sociale, economico e, soprattutto, culturale? Perché? Lo reputavano, inoltre, pur nei suoi vincoli, un'esperienza formativa oppure lo ritenevano soltanto una corvée alienante ed estraniante, ancorché necessaria? Da quali elementi del loro pensiero e della loro azione lo si può comprendere? Quali sono stati gli effetti del loro modo di pensare al lavoro e di pensarsi al lavoro nel dibattito scientifico coevo e successivo? Il volume intende offrire spunti per una risposta a questi interrogativi, rivisitando la vita e le opere di alcune donne particolarmente significative del Novecento: Matilde Serao, Edith Stein, Simone Weil, Etty Hillesum, Maria Montessori, Dorothy Day, Maria Zambrano.
Emiliano Rinaldini nacque a Brescia 100 anni fa. Divenne maestro. Dopo le tragiche vicende della caduta del Fascismo e della successiva costituzione della Repubblica di Salò, fece la scelta resistenziale, diventando "ribelle per amore" sulle montagne della Val Sabbia. Concluse tragicamente la sua breve vita il 10 febbraio 1945 per mano proditoria di due militi fascisti, dopo un rastrellamento. Il breve, ma intenso, percorso della sua vita è riletto all'interno del volume attraverso il profilo spirituale e pedagogico delineato da alcune testimonianze scritte, raccolte decenni dopo dal fratello Luigi, membro della Congregazione dei Padri filippini della "Pace" di Brescia. I principali tratti della biografia di Emi emergono attraverso le parole, le azioni, i gesti manifestati in alcuni momenti peculiari della sua vita, con riferimento anche alla risonanza avuta dopo la morte. Il volume mette inoltre in evidenza una verità: il ruolo fondamentale svolto da Vittorino Chizzolini non solo nel consolidare la vocazione magistrale di Emi, ma anche nel renderlo quella esemplare coscienza "libera e forte" che dimostrò di essere. Emiliano Rinaldini, infatti, seppe incarnare al meglio le caratteristiche dell'idealtipo di magister proposto da Chizzolini, tanto da essere "trasfigurato" dopo la sua tragica scomparsa nel "simbolo" di quella nuova professionalità magistrale che era chiamata a dare una nuova "anima" all'Italia democratica e repubblicana della Ricostruzione.