[...] Alcune visioni che Liduina riporta ed i racconti dei propri trasporti nell’al di là assumono un contenuto capillare (per la precisione di alcuni dettagli, che attestano un’autenticità di fondo della propria esposizione) che pervade l’intelletto della fede di profonda luce e di comprensione, solo se, tuttavia, esso è purificato da precomprensioni e da vedute a sé stanti, come nel caso del parroco che più avanti accuserà la donna di possessione diabolica.
A dire il vero un primo segno rivelatore del carisma infuso in Liduina, già inferma, era derivato da una apparizione di un’ostia grande e luminosa sopra il suo “letto” , vista anche da alcuni presenti . Un fatto di certo molto evocativo, segno di una divina presenza “nascosta” dietro il susseguirsi di eventi dolorosi che in quel periodo attanagliavano la sua esistenza; tuttavia era ancora difficile, a suo modo prematuro, intendere quel segno come destinazione sacrificale della sua malattia per il bene delle anime vive e di quelle defunte, come invece più avanti la sua esperienza mistica testimonierà per lei [...]"
("Attirami, noi correremo (Ct 1,4).